"Il muro di silenzio": lotte, ansie e condanne di una madre vittima della mafia

La storia di una madre e una storia di violenza, faide e mafia, riportata sulla scena del Teatro Libero l'11 e il 12 giugno alle ore 21.15 all'interno della rassegna "Presente/futuro" dopo anni di dimenticanza.
La pièce "Il muro di silenzio. Studio per una tragedia siciliana" del poeta e drammaturgo palermitano Paolo Messina, pubblicata nel 1958, è la prima opera della letteratura italiana a trattare il tema della mafia.
Il progetto, con la regia di Paolo Mannina, propone un'iniziale interpretazione naturalistica dell'opera interpretata da Ada Simona Totaro, Giuseppe Provinzano, Viviana Lombardo, Alberto Lanzafame, Antonio Paride Pisciotta e Sergio Beerkock.
Protagonista è una madre in lutto, che dopo l’assassinio del marito morto a causa della rivolta contro un un boss, si trova a fare i conti con un ricatto che le impone di fuggire dalla sua terra con i figli. Distrutta dalla situazione, la donna innalza un muro di silenzio, nascondendo ai figli la verità per proteggerli: un errore che pagherà con la morte di uno di loro.
L'allestimento prodotto dai Cantieri Teatrali Zabut punta a non cedere alla tentazione della retorica né dell'eccessivo realismo e prende le distanze dalla storia "protomafiosa" rappresentata, una storia d'altri tempi, ormai lontana dalla realtà contemporanea.
L'opera fu rappresentata per la prima volta all'inizio degli anni sessanta, conseguendo un grande successo che, con un cast d'eccezione che comprendeva Paola Borboni, Giammaria Volontè e Carla Gravina, portò lo spettacolo nei teatri di tutta Europa, fino ad essere trasmessa dalla BBC nel 1965. In Italia, però, venne censurata dalla RAI perché considerata inadatta al pubblico.
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