"La lotta al terrore" sul filo di tragicomicità e diplomazia: lo spettacolo del Teatro Libero
Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori in una scena di "La lotta al terrore"
Un'ora per interagire, per calmare, persino per ridere. Un'ora per scoprire le dinamiche che si sviluppano tra un attentatore e i suoi ostaggi. Un'ora per assistere a "La lotta al terrore", in scena al Teatro Libero di Palermo il 3 e il 4 maggio.
Lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia Capotrave/Kilowatt Teatro di San Sepolcro, vede in scena Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori, diretti da Luca Ricci.
Basato su un testo di Lucia Franchi e Luca Ricci, "La lotta al terrore" racconta cosa succederebbe se un attentatore carico di esplosivo si asserragliasse dentro il supermercato di un piccolo paese della provincia italiana minacciando di farsi saltare in aria con più di trenta ostaggi.
Il punto di osservazione è la sala riunioni di un Comune, dove un impiegato riceve la notizia dell’attacco terroristico in corso. Per un’ora, in completa unità di tempo e luogo, l’impiegato in questione, il Segretario comunale e il Vicesindaco elaborano numerose e a tratti improbabili strategie per rendersi utili.
Il Sindaco non c’è, è in settimana bianca, il Prefetto non risponde, il Maresciallo dei Carabinieri presenta una serie di richieste ineludibili, mentre i giornalisti – prima locali, poi nazionali – premono dall’esterno per avere notizie sull’attacco in corso. La situazione diventa subito comica e insieme drammatica.
Si parla di paura, di tolleranza e di intolleranza, parliamo di questo tempo nervoso, dove la nostra identità individuale e sociale è messa in crisi da radicalismi contrapposti.
Lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia Capotrave/Kilowatt Teatro di San Sepolcro, vede in scena Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori, diretti da Luca Ricci.
Basato su un testo di Lucia Franchi e Luca Ricci, "La lotta al terrore" racconta cosa succederebbe se un attentatore carico di esplosivo si asserragliasse dentro il supermercato di un piccolo paese della provincia italiana minacciando di farsi saltare in aria con più di trenta ostaggi.
Il punto di osservazione è la sala riunioni di un Comune, dove un impiegato riceve la notizia dell’attacco terroristico in corso. Per un’ora, in completa unità di tempo e luogo, l’impiegato in questione, il Segretario comunale e il Vicesindaco elaborano numerose e a tratti improbabili strategie per rendersi utili.
Il Sindaco non c’è, è in settimana bianca, il Prefetto non risponde, il Maresciallo dei Carabinieri presenta una serie di richieste ineludibili, mentre i giornalisti – prima locali, poi nazionali – premono dall’esterno per avere notizie sull’attacco in corso. La situazione diventa subito comica e insieme drammatica.
Si parla di paura, di tolleranza e di intolleranza, parliamo di questo tempo nervoso, dove la nostra identità individuale e sociale è messa in crisi da radicalismi contrapposti.
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