Stefano Canto e il suo monolite di ghiaccio per "Column": la riflessione dell'artista sulle società occidentali
Particolare del monolite di ghiaccio dell'artista Stefano Canto
Con un monolite di ghiaccio che scioglie, Stefano Canto (Roma, 1974) descrive l'evoluzione della colonna come elemento urbano che passa dalla rappresentazione del potere alla funzione democratica dell'abitare, descrivendo l'attuale processo di oblio che subiscono le immagini nell'odierna cultura mediatica.
"Column" è uno scavo all'interno dell'immaginario collettivo, un lavoro sulla parte latente dell'inconscio, alla ricerca di immagini resistenti all'attuale perdita di memoria; una riflessione sulle società occidentali ormai intasate da icone senza significati, immagini dagli effetti brevi, che diventano obsolete già nel momento in cui vengono consumate.
È il problema della contemporaneità che in qualche modo resta aggrappato al progresso. Ed è proprio nella cultura del progresso che inceppano le attuali comunità, poiché, la speranza non ha più le sembianze del futuro, ma è il presente stesso, un eterno presente, supportato da una memoria effimera in continuo reset. Ogni riflessione sulla contemporaneità è dunque il risultato di un vero e proprio scavo archeologico nell'attualità.
Oggi, la sua presenza, distante dalla tradizionale forma e spogliata dall'obbligo della rappresentazione del potere, è ridotta a pilastro funzionale, diventando forma organica dell'abitare, volume democratico, che rappresenta una forma archetipa della cultura visiva condivisa.
Stefano Canto si è laureato in Architettura a Roma nel 2003 e dove attualmente vive e lavora. Le sue produzioni artistiche si esprimono attraverso la poetica del luogo, passando per le implicazioni sociali insite nel rapporto tra uomo e architettura.
«La mia ricerca artistica – spiega Canto – ha avuto inizio dall'osservazione dell'ambiente circostante, inteso come una realtà complessa, polimorfa e polisemantica, costituita da molteplici elementi, in continuo dialogo gli uni con gli altri, dotati di una propria identità e di proprie valenze simboliche, evocative e comunicative».
I suoi lavori sono stati esposti in diverse gallerie e istituzioni, tra le quali Manifesta 12, Palermo; Viafarini, Milano; Museo dell'IFAN, Biennale di Dakar, Senegal; American Academy in Rome; Biennale di Kochi Muziris, India; MAXXI, Macro, Roma; Galleria Matèria, Roma; Museo della Triennale di Milano; Museo RISO Palermo, Galleria Corpo 6, Berlino; Museo Carandente, Spoleto; Fondazione Rocco Guglielmo, Catanzaro; Museo Civico del Marmo, Carrara. Nel 2005 è stato vincitore del Premio Roma e nel 2009 del Premio Terna 02.
"Column" è uno scavo all'interno dell'immaginario collettivo, un lavoro sulla parte latente dell'inconscio, alla ricerca di immagini resistenti all'attuale perdita di memoria; una riflessione sulle società occidentali ormai intasate da icone senza significati, immagini dagli effetti brevi, che diventano obsolete già nel momento in cui vengono consumate.
È il problema della contemporaneità che in qualche modo resta aggrappato al progresso. Ed è proprio nella cultura del progresso che inceppano le attuali comunità, poiché, la speranza non ha più le sembianze del futuro, ma è il presente stesso, un eterno presente, supportato da una memoria effimera in continuo reset. Ogni riflessione sulla contemporaneità è dunque il risultato di un vero e proprio scavo archeologico nell'attualità.
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Stefano Canto ha ragionato su tutto questo, selezionando un elemento emblematico dello spazio urbano, un modello architettonico le cui radici sono ben salde nelle antiche civiltà del Mediterraneo e del Medio Oriente. Si tratta della colonna, le cui tracce, se si esclude il cul-de-sac di un certo citazionismo postmoderno, si perdono nella prima metà del Novecento, per opera dell'architettura razionalista. Oggi, la sua presenza, distante dalla tradizionale forma e spogliata dall'obbligo della rappresentazione del potere, è ridotta a pilastro funzionale, diventando forma organica dell'abitare, volume democratico, che rappresenta una forma archetipa della cultura visiva condivisa.
Stefano Canto si è laureato in Architettura a Roma nel 2003 e dove attualmente vive e lavora. Le sue produzioni artistiche si esprimono attraverso la poetica del luogo, passando per le implicazioni sociali insite nel rapporto tra uomo e architettura.
«La mia ricerca artistica – spiega Canto – ha avuto inizio dall'osservazione dell'ambiente circostante, inteso come una realtà complessa, polimorfa e polisemantica, costituita da molteplici elementi, in continuo dialogo gli uni con gli altri, dotati di una propria identità e di proprie valenze simboliche, evocative e comunicative».
I suoi lavori sono stati esposti in diverse gallerie e istituzioni, tra le quali Manifesta 12, Palermo; Viafarini, Milano; Museo dell'IFAN, Biennale di Dakar, Senegal; American Academy in Rome; Biennale di Kochi Muziris, India; MAXXI, Macro, Roma; Galleria Matèria, Roma; Museo della Triennale di Milano; Museo RISO Palermo, Galleria Corpo 6, Berlino; Museo Carandente, Spoleto; Fondazione Rocco Guglielmo, Catanzaro; Museo Civico del Marmo, Carrara. Nel 2005 è stato vincitore del Premio Roma e nel 2009 del Premio Terna 02.
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