Un dramma sullo sfondo degli anni Ottanta: "Con tutto il mio amare" alle Orestiadi
Federica Aloisio, Gabriele Cicirello e Valeria Sara Lo Bue
"Con tutto il mio amare" è lo spettacolo scritto e diretto da Gabriele Cicirello che va in scena alle Orestiadi di Gibellina sabato 4 agosto alle 21.15.
Con Federica Aloisio, Gabriele Cicirello e Valeria Sara Lo Bue, lo spettacolo ha ricevuto la Menzione speciale #cittàlaboratorio2017 ed è un progetto in collaborazione con Comune di Palermo e Teatro Biondo di Palermo.
Siamo intorno agli anni Ottanta e Alfredo, giovane padre vedovo, smarrisce la figlia Rosalia di cinque anni sulla spiaggia di Mondello, a Palermo, una domenica mattina. Da quel momento la sua vita si trasforma in un dolore che non trova pace. Come si reagisce all’assenza?
È proprio questo il dramma sul quale si vuole indagare. Questo padre si ritrova a vivere all’interno di un tunnel illuminato a tratti
dalla speranza di ritrovare sua figlia.
Ma gli anni passano e la sofferenza lo logora. In una dimensione surreale, come fosse un gioco, il protagonista proietta davanti a sé la sua famiglia, la sua serenità, la sua ideale normalità. È proprio restando aggrappato alla bellezza dei ricordi che Alfredo riesce a ribellarsi alla sofferenza.
Sicuramente queste proiezioni che sembrano possedere un’anima propria, lo aiuteranno a confrontarsi con questo dolore, nonostante il tutto appartenga alla sua mente.
Con Federica Aloisio, Gabriele Cicirello e Valeria Sara Lo Bue, lo spettacolo ha ricevuto la Menzione speciale #cittàlaboratorio2017 ed è un progetto in collaborazione con Comune di Palermo e Teatro Biondo di Palermo.
Siamo intorno agli anni Ottanta e Alfredo, giovane padre vedovo, smarrisce la figlia Rosalia di cinque anni sulla spiaggia di Mondello, a Palermo, una domenica mattina. Da quel momento la sua vita si trasforma in un dolore che non trova pace. Come si reagisce all’assenza?
È proprio questo il dramma sul quale si vuole indagare. Questo padre si ritrova a vivere all’interno di un tunnel illuminato a tratti
dalla speranza di ritrovare sua figlia.
Ma gli anni passano e la sofferenza lo logora. In una dimensione surreale, come fosse un gioco, il protagonista proietta davanti a sé la sua famiglia, la sua serenità, la sua ideale normalità. È proprio restando aggrappato alla bellezza dei ricordi che Alfredo riesce a ribellarsi alla sofferenza.
Sicuramente queste proiezioni che sembrano possedere un’anima propria, lo aiuteranno a confrontarsi con questo dolore, nonostante il tutto appartenga alla sua mente.
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