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"Un Edipo. La fossa dei parenti": spettacolo all'alba al Teatro Antico di Segesta

Oltre 50 spettacoli, 17 concerti con 4 notti bianche, 5 conferenze e 2 eventi speciali dedicati alla Luna e alle stelle. Fitto il programma (ne abbiamo parlato qui) delle Dionisiache 2019, curato dal direttore artistico Nicasio Anzelmo, che va dal 19 luglio fino al 1° settembre prossimo.

Edipo, accompagnato dalla figlia Antigone, ormai cieco e deluso da sé e dalla vita, incontra il figlio di Tiresia. Il ragazzo, lì per lì, non vorrebbe farsi riconoscere: ha avvicinato Edipo per capire perché non si sia fidato dei vaticini del padre. E vuol capire, in ultima analisi, come funziona quel mondo dei padri dal quale si sente escluso; un mondo dove, invece, vede a proprio agio Antigone. Ma sarà il vecchio Edipo a riconoscerlo, malgrado la propria cecità, e dunque a “smascherarlo”. Come se l’esperienza di vita (con il suo accumulo di sconfitte) fosse sufficiente a penetrarne i segreti. E alla fine proprio contro questa pretesa onnipotenza del vecchio Edipo si scaglierà il figlio di Tiresia, accusando il vecchio re decaduto di aver costruito un mondo dal quale la vitalità è esclusa.

 Seconda alba con “Un Edipo. La fossa dei parenti”, che verrà messo in scena domenica 11 agosto, alle 5, nel teatro del Parco archeologico di Segesta, dal festival di Asti 2019, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival, con la direzione artistica di Nicasio Anzelmo. Testo e regia di Nicola Fano, con: Giuseppe Pambieri, Giuseppe Spezia e Silvia Micunco. Scene e costumi di Teresa Fano. Musiche di Fabia Salvucci.

Trasportando in un luogo senza spazio e senza tempo, ma nostro contemporaneo, l’autore usa l’eterno, magnifico grimaldello di Sofocle per entrare nel conflitto d’oggi tra padri e figli – tra vecchi e giovani – ponendosi, però, dalla parte degli sconfitti: ossia dalla parte di una generazione che non riesce a trovare nella propria lotta quotidiana per la sopravvivenza le ragioni e i valori che hanno mosso le generazioni precedenti.

Quasi a dar corpo a questo conflitto anche nello stile della rappresentazione, a interpretare questo testo ci sono da un lato un grande attore “di tradizione” e dall’altro due giovani attori neodiplomati, in un ambiente scenografico e sonoro realizzati da altre due giovani artiste. D’altra parte, l’autore e regista in questione, Nicola Fano, riunisce qui la sua duplice veste di storico e docente, cercando di farsi quasi ponte fra le generazioni con una messinscena pensata e realizzata specificamente per un pubblico di giovani.

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