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Una danza rapida e sospesa, terrena e aerea: Shantala Shivalingappa in "Swayambhu"

  • Traghetti 2019/2020
  • Teatro Montevergini - Palermo
  • Dal 2 al 4 maggio 2020 (evento annullato)
  • 21.00
  • 17.60 euro (posto unico)
  • Info e biglietti al botteghino del Biondo (telefono 091 7738129) aperto da martedì a sabato ore 9.00-19.00, domenica ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00
Balarm
La redazione

Shantala Shivalingappa

"Colui che si manifesta spontaneamente" o "Chi si origina da sé": questa è la traduzione letterale di "Swayambhu", termine sanscrito usato per designare una pietra o una roccia che presenta in modo naturale le sembianze della divinità, come Ganesh (il dio dalla testa d’elefante) o Shiva (il dio della danza). 

Ed è anche il titolo della performance di danza di Shantala Shivalingappa in scena dal 2 al 4 maggio al teatro Montevergini di Palermo per la nuova stagione del teatro Biondo.

Apprezzata interprete di kuchipudi, danza indiana classica, nervosa e raffinata nei suoi cambi di ritmo, Shantala riesce a creare spettacoli originali facendo dialogare tradizione e modernità.

Nella danza si intravedono le molteplici influenze di cui è intessuto il suo percorso artistico: da Maurice Béjart a Bartabas, da Peter Brook a Pina Bausch.

Formatasi presso il maestro del genere Vempati, Chinna Satyam, che ha permesso la rinascita del kuchipudi in India, Shantala ha elaborato uno stile personale che esalta il gioco dei contrasti attraverso una danza rapida e sospesa, terrena e aerea, simmetrica e asimmetrica.
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"Swayambhu" designa l’esperienza spontanea e improvvisa di una presa di coscienza della realtà, un momento di grande lucidità dove si rileva la natura essenziale del reale: un campo infinito di unità, fluidità, energia.

Il danzatore diventa così un artigiano-alchimista, superando quelli che sono i suoi strumenti canonici: movimenti, gesti, ritmica, dinamica, espressioni del viso, musica, melodia, parole, uso dello spazio, luci, colori, estetica, intenzionalità, stato mentale.

Ognuno di questi elementi è reso più acuto, osservato, soppesato e poi maneggiato con cura, amore, delicatezza. Grazie a una magica alchimia per un istante cade il velo dell’illusione, "Maya" in sanscrito, e affiora l’infinito.
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