Una ferita aperta nell'amore: il Teatro Libero di Palermo a Villa Filippina con "Medea Kali"

Viviana Lombardo in "Medea Kali"
Proseguono gli appuntamenti del Teatro Libero nel Parco di Villa Filippina, col suo Piccolo Teatro di Monsù. Un modo per riprendere il dialogo con il pubblico e la città, in attesa di poter strutturare una programmazione all’aperto più articolata.
Mercoledì 22 luglio, sempre alle 21.30, è la volta di "Medea Kali" di Laurent Gaudé con traduzione e regia di Beno Mazzone e con Viviana Lombardo. La riscrittura dà a Medea una nuova origine, l’India, un nuovo popolo, la casta degli intoccabili e dei nuovi poteri. Diventa la dea della morte, della danza e dell’amore.
Laurent Gaudé si impossessa del mito di Medea e la riscrive nel 2003. Racconta la storia di una donna in tutta la sua forza poetica, alle radici del tempo, fra Occidente e Oriente.
Ribattezzata Medea Kali, ritorna a Corinto parecchi anni dopo la sua fuga, più ubriaca di vendetta e d’amore che mai, per il suo ultimo viaggio. Medea Kali è una ferita aperta nell’amore, che lascia credere alla sua propria follia, e alla sua fuga
nell'inspiegabile, l'inviolabile, l'nsostenibile, l’innominabile per una ricerca di pace.
Diviene un’ombra luminosa creata dalla potenza suggestiva delle parole. Ci permette di entrare nell’intimità di una figura antica ma risolutamente attuale. È un grido di donna che attraversa i secoli per farci riflettere e dar luce al nostro vivere attuale, con tutti i possibili riferimenti alle storie di cui sono piene le cronache.
Mercoledì 22 luglio, sempre alle 21.30, è la volta di "Medea Kali" di Laurent Gaudé con traduzione e regia di Beno Mazzone e con Viviana Lombardo. La riscrittura dà a Medea una nuova origine, l’India, un nuovo popolo, la casta degli intoccabili e dei nuovi poteri. Diventa la dea della morte, della danza e dell’amore.
Laurent Gaudé si impossessa del mito di Medea e la riscrive nel 2003. Racconta la storia di una donna in tutta la sua forza poetica, alle radici del tempo, fra Occidente e Oriente.
Ribattezzata Medea Kali, ritorna a Corinto parecchi anni dopo la sua fuga, più ubriaca di vendetta e d’amore che mai, per il suo ultimo viaggio. Medea Kali è una ferita aperta nell’amore, che lascia credere alla sua propria follia, e alla sua fuga
nell'inspiegabile, l'inviolabile, l'nsostenibile, l’innominabile per una ricerca di pace.
Diviene un’ombra luminosa creata dalla potenza suggestiva delle parole. Ci permette di entrare nell’intimità di una figura antica ma risolutamente attuale. È un grido di donna che attraversa i secoli per farci riflettere e dar luce al nostro vivere attuale, con tutti i possibili riferimenti alle storie di cui sono piene le cronache.
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