Una grande esposizione per ricordare il pittore, palermitano per elezione personale, Antonio Cutino

"Giardino con pergolato", 1961 - particolare dell'opera di Antonio Cutino
A trentacinque anni dalla scomparsa, la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale promuove una retrospettiva sull'ampia produzione pittorica del Maestro Antonio Cutino (New York, 1905 - Palermo, 1984) specializzato in ritratti, per la maggior parte femminili, nei paesaggi e nelle nature morte.
Vividi sguardi in sorridenti volti di giovani donne apparentemente solari, figure femminili in immagini di genere di umana familiarità, squarci di paesaggi verdeggianti di ville mediterranee, vedute di scogli emergenti tra onde increspate di luce riflessa, visioni marine di pescatori sotto cieli nuvolosi, nature morte in semplici interni con luminosi drappeggi.
Sono questi i soggetti più frequenti che accolgono nella sede di Villa Malfitano il visitatore della mostra, ideata dal curatore Giacomo Fanale, appositamente per gli spazi espositivi della prestigiosa Fondazione Whitaker, dedicata all'opera del pittore palermitano d'elezione, che dalla tradizione tardo-ottocentesca italiana, troppo spesso dimenticata, ha tratto tecnica, ideali e ispirazione.
Importante la consulenza di Liliana Cutino, figlia del Maestro, che ha aiutato al reperimento delle opere presenti in prestigiose collezioni pubbliche e private. Questo allestimento, nella quale viene presentata una ricca campionatura delle opere di Cutino (ottanta lavori visibili fino al 19 gennaio 2020) è una testimonianza, forte ma sommessa e discreta, dell'evoluzione, assai particolare, della società comune palermitana verso la modernità in decenni cruciali nella storia del suo sviluppo.
Alcune esemplificazioni del suo interesse professionale per la grafica illustrativa e pubblicitaria ai primi albori in Italia, presenti in mostra, consentono di inquadrarne meglio le sfaccettature della sua complessa personalità.
Antonio Cutino fu interprete di un modello culturale che si conformò alla nuova élite e classe emergente della Palermo degli anni Sessanta, dal suo operare artistico, infatti, emergono riferimenti espressione della cultura prevalente nella Sicilia del dopoguerra.
Aspetti rintracciabili nella tradizione pittorica del tardo Ottocento palermitano, che ancora nei primi anni del Novecento si avvalse di un'ampia schiera di seguaci, che rimasero fedeli a canoni rappresentativi della cultura locale.
La mostra si avvale di un volume edito da Silvana Editoriale con i testi di Emmanuele F. M. Emanuele, dello storico dell'arte Gioacchino Barbera e del curatore Giacomo Fanale.
Vividi sguardi in sorridenti volti di giovani donne apparentemente solari, figure femminili in immagini di genere di umana familiarità, squarci di paesaggi verdeggianti di ville mediterranee, vedute di scogli emergenti tra onde increspate di luce riflessa, visioni marine di pescatori sotto cieli nuvolosi, nature morte in semplici interni con luminosi drappeggi.
Sono questi i soggetti più frequenti che accolgono nella sede di Villa Malfitano il visitatore della mostra, ideata dal curatore Giacomo Fanale, appositamente per gli spazi espositivi della prestigiosa Fondazione Whitaker, dedicata all'opera del pittore palermitano d'elezione, che dalla tradizione tardo-ottocentesca italiana, troppo spesso dimenticata, ha tratto tecnica, ideali e ispirazione.
Importante la consulenza di Liliana Cutino, figlia del Maestro, che ha aiutato al reperimento delle opere presenti in prestigiose collezioni pubbliche e private. Questo allestimento, nella quale viene presentata una ricca campionatura delle opere di Cutino (ottanta lavori visibili fino al 19 gennaio 2020) è una testimonianza, forte ma sommessa e discreta, dell'evoluzione, assai particolare, della società comune palermitana verso la modernità in decenni cruciali nella storia del suo sviluppo.
Alcune esemplificazioni del suo interesse professionale per la grafica illustrativa e pubblicitaria ai primi albori in Italia, presenti in mostra, consentono di inquadrarne meglio le sfaccettature della sua complessa personalità.
Antonio Cutino fu interprete di un modello culturale che si conformò alla nuova élite e classe emergente della Palermo degli anni Sessanta, dal suo operare artistico, infatti, emergono riferimenti espressione della cultura prevalente nella Sicilia del dopoguerra.
Aspetti rintracciabili nella tradizione pittorica del tardo Ottocento palermitano, che ancora nei primi anni del Novecento si avvalse di un'ampia schiera di seguaci, che rimasero fedeli a canoni rappresentativi della cultura locale.
La mostra si avvale di un volume edito da Silvana Editoriale con i testi di Emmanuele F. M. Emanuele, dello storico dell'arte Gioacchino Barbera e del curatore Giacomo Fanale.
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