Una mostra documentaria racconta il Castello a Mare al Palazzo Reale
"Palerme ville capitale de Sicile 1719", autore ignoto
Nell’anno di Palermo Capitale Italiana della Cultura, la mostra "Il Castello a mare. Un poderoso baluardo difensivo nel porto di Palermo" - nata su progetto di Marco Failla - è promossa dal Comitato di Pilotaggio del sito seriale UNESCO “Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale” e realizzata dalla Fondazione Patrimonio UNESCO Sicilia con il Lions Club Palermo Host.
Il percorso della mostra si srotola su cinque diverse sezioni. Nelle prime tre si raccontano le vicende storiche e architettoniche del Castello a Mare dalle origini fino alla sua riscoperta, dopo la distruzione del 1922; la quarta sezione descrive lo stato attuale mentre l’ultima offre un’ipotetica proposta di miglioramento delle condizioni di fruizione con alcuni rendering che raccontano virtualmente il sito futuro. Molto ricco il corredo iconografico e grafico, con testi e didascalie.
Il Castello a Mare è già documentato nel XII secolo come Castrum inferior, per distinguerlo dal Castrum superior (il Palazzo Reale). Era costituito da un impianto con alte torri collegate da cortine murarie, che racchiudevano un baglio. Utilizzato come dimora dei Vicerè di Sicilia dal 1517 al 1553, il Castello a mare venne ulteriormente rafforzato dal Ferramolino.
Tra i primissimi documenti che segnalano il Castello a Mare c’è una miniatura contenuta nel Liber ad Honorem Augusti di Pietro da Eboli della fine del XII secolo. Dal XVI secolo fino alla seconda metà del XIX secolo, ogni mappa, veduta o pianta della città di Palermo, comprende il baluardo. Tra i materiali più interessanti, due vedute molto dettagliate della fortezza, fatte realizzare dai sovrani di Spagna nel XVII secolo. E uno schizzo del XX secolo con Monte Pellegrino sullo sfondo.
Il percorso della mostra si srotola su cinque diverse sezioni. Nelle prime tre si raccontano le vicende storiche e architettoniche del Castello a Mare dalle origini fino alla sua riscoperta, dopo la distruzione del 1922; la quarta sezione descrive lo stato attuale mentre l’ultima offre un’ipotetica proposta di miglioramento delle condizioni di fruizione con alcuni rendering che raccontano virtualmente il sito futuro. Molto ricco il corredo iconografico e grafico, con testi e didascalie.
Il Castello a Mare è già documentato nel XII secolo come Castrum inferior, per distinguerlo dal Castrum superior (il Palazzo Reale). Era costituito da un impianto con alte torri collegate da cortine murarie, che racchiudevano un baglio. Utilizzato come dimora dei Vicerè di Sicilia dal 1517 al 1553, il Castello a mare venne ulteriormente rafforzato dal Ferramolino.
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Dopo l’abbandono dei Vicerè, divenne sede del Tribunale della Santa Inquisizione, poi cittadella militare sotto gli Spagnoli e carcere per i nobili; profondamente odiato dai palermitani che lo indicavano come esempio del potere borbonico, nel 1860 dopo l’arrivo di Garibaldi, venne assalito dagli insorti per ordine del Comitato Rivoluzionario che però non riuscirono a compiere grandi danni.Tra i primissimi documenti che segnalano il Castello a Mare c’è una miniatura contenuta nel Liber ad Honorem Augusti di Pietro da Eboli della fine del XII secolo. Dal XVI secolo fino alla seconda metà del XIX secolo, ogni mappa, veduta o pianta della città di Palermo, comprende il baluardo. Tra i materiali più interessanti, due vedute molto dettagliate della fortezza, fatte realizzare dai sovrani di Spagna nel XVII secolo. E uno schizzo del XX secolo con Monte Pellegrino sullo sfondo.
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