Visita alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, alla scoperta della buca della salvezza scavata dai patrioti

Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Palermo
Terrazze, campanili, chiese sconosciute, palazzi privati, giardini, ex fabbriche, manifatture artigiane: sono 130 quest’anno i luoghi che il Festival "Le Vie dei Tesori" apre nei cinque weekend compresi tra il 5 ottobre e il 4 novembre a Palermo, la città Capitale della Cultura 2018 dove la manifestazione è nata nel 2006 e dove è giunta alla sua dodicesima edizione.
La città si trasforma così in un museo diffuso e narrato, intrecciando storia, arte, mistero e natura, grazie alla rete costituita da oltre cento tra istituzioni, associazioni, partner.
Costruita agli inizi del 1500, subito dopo il convento del 1490, fu soprannominata “Gancia” (ospizio) perché sorgeva nell’area dei possedimenti dei Frati Minori Osservanti, utilizzati anche come ricovero per malati e forestieri. Divenne il rifugio dei patrioti dopo il fallimento della rivolta del 1860. Alla fine, mentre tutta la zona era circondata dalle truppe borboniche, si salvarono solo in due: Filippo Patti e Gaspare Bivona, che si nascosero dentro la cripta, mimetizzandosi tra i cadaveri.
Poi, quasi morti di fame, scavarono una buca (la cosiddetta buca della salvezza) dalla quale riuscirono a scappare. La chiesa mostra ancora il suo carattere originario. Dentro, il soffitto ligneo a cassettoni del XVI secolo, il grande organo sul coro all’ingresso, preziose opere d’arte come il “Monachello” di stucco serpottiano e i dipinti di Pietro Novelli.
La visita ha una durata di 20 minuti ed è accessibile ai disabili (dal cortile Gancia– lato Archivio).
La città si trasforma così in un museo diffuso e narrato, intrecciando storia, arte, mistero e natura, grazie alla rete costituita da oltre cento tra istituzioni, associazioni, partner.
Costruita agli inizi del 1500, subito dopo il convento del 1490, fu soprannominata “Gancia” (ospizio) perché sorgeva nell’area dei possedimenti dei Frati Minori Osservanti, utilizzati anche come ricovero per malati e forestieri. Divenne il rifugio dei patrioti dopo il fallimento della rivolta del 1860. Alla fine, mentre tutta la zona era circondata dalle truppe borboniche, si salvarono solo in due: Filippo Patti e Gaspare Bivona, che si nascosero dentro la cripta, mimetizzandosi tra i cadaveri.
Poi, quasi morti di fame, scavarono una buca (la cosiddetta buca della salvezza) dalla quale riuscirono a scappare. La chiesa mostra ancora il suo carattere originario. Dentro, il soffitto ligneo a cassettoni del XVI secolo, il grande organo sul coro all’ingresso, preziose opere d’arte come il “Monachello” di stucco serpottiano e i dipinti di Pietro Novelli.
La visita ha una durata di 20 minuti ed è accessibile ai disabili (dal cortile Gancia– lato Archivio).
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