Alberi dalla Cina, un'arena e mostre: rinasce in Sicilia il carcere abbandonato da 30 anni
Una città nella città che si estende per circa 7000 metri quadrati. Il luogo abbandonato che torna alla comunità, oggi protagonista di una nuova "visione"

L'ex carcere di San Vito ad Agrigento (foto di AgrigentoOggi)
Grazie ad una finestra del carcere infatti, i detenuti potevano vedere la via Atenea, la via principale della città, nella quale durante la festa del patrono veniva alzata la statua traportata in processione e veniva rivolta anche verso il carcere di San Vito, parte della città.
L’ex carcere è veramente parte della città anzi è proprio una città nella città che si estende per circa 7000 mq.
Costruito nel 1432, inizialmente era stato utilizzato come convento, voluto dal beato agrigentino Matteo Cimarra ma circa quattrocento anni dopo e più precisamente nel 1863, venne ceduto dai frati al Governo italiano che lo utilizzò come carcere fino al 1996.
Il luogo abbandonato per circa 30 anni, oggi però è protagonista di una nuova rinascita che Andrea Bartoli e Florinda Saieva fondatori della galleria d’arte Farm Cultural Park, insieme a vari professionisti tra cui il videomaker Marco Gallo e Fausto Savatteri direttore artistico di FestiValle, hanno messo in atto in appena 45 giorni.
All’interno del carcere si scorgono ancora oggi particolari che lasciano immaginare lo scorrere del tempo appartenente agli anni ’90: una vecchia sedia in legno, un telefono appeso al muro del giardino con il filo e la rotella ingialliti, mattonelle in ceramica, disegni a matita, poster, immagini di Roberto Baggio con il suo celebre codino e la maglia del Milan.
Ma ciò che era non sarà più, diventerà altro o per usare le parole di Bartoli diventerà "uno spazio di possibilità"; uno spazio che permetterà alle persone di ampliare la propria rete culturale e sociale, in un’area dove si respira storia, si ammira il mare e si è circondati da tanto spazio verde.
Infatti a parte l’enorme superficie interna, il carcere è circondato da ampi spazi esterni, per i quali le proposte sono molteplici, tra acqua, campetto di calcio e giardino da risistemare, l’ex carcere si candida ad essere un nuovo luogo vitale e culturale per Agrigento.
Per quel che riguarda il verde, si ergono come assoluti protagonisti gli alianti o alberi del paradiso, alberi provenienti dalla Cina che padroneggiano negli spazi esterni e diventano simbolo del luogo.
Nonostante i tanti anni di abbandono infatti, gli alianti sono riusciti a sopravvivere e a slanciarsi verso il cielo, verso il Paradiso da cui deriva il loro nome e proprio loro saranno i protagonisti di un nuovo spazio da creare, la Rebel forest, simbolo di resistenza e resilienza.
All’esterno inoltre verrà realizzato anche uno spazio proiezioni, con posti a sedere e passerelle che avranno un unico colore, il rosso in perfetto contrasto con il verde circostante.
Lo spazio rosso accoglierà l’assemblea di comunità che avrà luogo domenica 22 giugno alle ore 18.00 e che vuole essere uno spazio di apertura verso tutti, perché un luogo così non può rimanere non vissuto.
Inoltre, a partire dal 28 giugno, l’ex carcere ospiterà tre padiglioni, facenti parte della nuova edizione di Countless Cities, la Biennale che intende esplorare, grazie alle svariate forme che la cultura offre, le dinamiche urbane, le sfide socio-culturali e i conflitti che la società attuale ci mette davanti.
I tre padiglioni saranno dedicati a Nazareth curato dall’architetta palestinese Zeidani, a Medellìn realizzato in collaborazione con l’Università del comune colombiano e ad Haiti e in più ci saranno una serie di installazioni, esibizioni ed opere artistiche che non faranno altro che arricchire di bellezza uno spazio che già adesso è uno scrigno di vita passata e di proiezione verso il futuro.
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