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Aperture serali e nuovo look al Lilibeo: come cambia il Parco archeologico di Marsala

Per il nuovo direttore occorre rafforzare il rapporto tra la comunità e il patrimonio archeologico, grazie anche al nuovo allestimento delle navi punica e romana

Jana Cardinale
Giornalista
  • 25 settembre 2022

Museo Archeologico Regionale Lilibeo di Marsala

Dare continuità a un rapporto spesso ‘intermittente’ tra la comunità e il suo patrimonio archeologico. È questo uno degli obiettivi che si è posto, nel tempo, e immediatamente al suo arrivo a Marsala – dove ha organizzato, tra le prime iniziative, delle aperture serali delle sale espositive del Baglio Anselmi, presentate al pubblico con un nuovo allestimento - l’architetto Bernardo Agrò, da qualche mese direttore del Parco di Lilibeo.

Un direttore-architetto, che ha pensato di puntare senza attendere sul potenziamento degli aspetti museali, perché in città sono presenti esposizioni di notevole importanza, e le navi rappresentano un unicum che si contempera con i grandi musei del Nord Europa.

«Riportare alla luce la Nave Punica e quella Romana di Marausa è stata un’intuizione importante – dice - pertanto ho pensato di dar loro un’enfasi diversa, con un’illuminotecnica che ne esaltasse le caratteristiche». E la risposta da parte dei marsalesi è stata notevole: c’è stato un vero e proprio abbraccio della città che si è aggiunta all’ottima accoglienza che il direttore ha ricevuto subito dopo la nomina.
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Tra gli obiettivi strategici del suo incarico, c’è la definizione della conoscenza di tutta la struttura del Parco, distinguendo tra i Musei del Baglio Anselmi e il perimetro esterno della città romana, e poi mettere tutto questo in connessione con la città medievale e moderna, seguendo due modalità di azione: puntare sulla fidelizzazione, attraverso il supporto che può arrivare dalle associazioni culturali che collaborano con il Parco, e avviare una sinergia con l’Amministrazione Comunale, affinché i circuiti di visita possano essere quanto più coerenti possibile.

Non appena l’autonomia del parco entrerà a regime, Lilibeo potrà seguire la strada intrapresa da realtà come Agrigento, Selinunte e Naxos. Agrò ha un’idea precisa: occorre mettere ordine, attraverso una manutenzione organizzata che, eliminando la vegetazione che infesta alcune aree, consentirà di rendere maggiormente visibili le importanti testimonianze emerse finora.

«Il nostro obiettivo, poi – aggiunge - è di coinvolgere maggiormente le Università: alcune mi hanno già chiesto di poter fare dei sopralluoghi conoscitivi. Vogliamo investire sulla ricerca, come si è fatto a Selinunte, dove è stato creato un laboratorio permanente delle arti e della scienza».

E proprio al Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, da dove proviene in qualità di Direttore, e dove ha svolto un incessante lavoro volto a sottrarre all’oblio la storia di quell’importante sito, l’architetto Agrò ha vissuto la ‘titolarità del suo incarico in contemporanea con un altro grande ente di prestigio quale è il Parco Archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento.

A Selinunte Agrò ha recuperato tutti i sistemi museografici facenti parte del progetto originario, dando vita a quella che era la genesi dell’idea di Parco moderno, che appare oggi come un unicum tra paesaggio, architettura e archeologia, grazie a questo immenso lavoro svolto in pochi mesi, sull’idea prodotta da grandi architetti voluti da Vincenzo Tusa.

Lì ha curato gli interventi per il miglioramento della funzionalità dei percorsi dell’Acropoli, con la realizzazione di elementi architettonici per la fruizione. Negli anni si è occupato di progetti di valorizzazione e riapertura di beni di particolare prestigio, quali la Cattedrale di Agrigento - Musei di Sambuca di Sicilia, Palazzo Panitteri e il Museo di Arte Sacra, a Burgio il MUCEB, Museo della Ceramica, i Musei di Sciacca, la Sala delle Croci nella Chiesa di San Nicolò e il Museo dell'Arte Sacra della Chiesa Madre, e ancora ad Agrigento il restauro della Porta Chiaramontana Saccajoli.

Si è occupato, tra le altre cose della valorizzazione dei beni culturali e dello sviluppo sostenibile dell’Isola di Lampedusa e a Pantelleria ha curato gli interventi di adeguamento all’accoglienza e opere di fruizione delle aree demaniali archeologiche per la realizzazione di sistemi di visita delle aree museali del Parco. Suo è il progetto del nuovo allestimento del museo del Castello Grifeo di Partanna, fortezza medievale tra le meglio conservate in Sicilia, scrigno di reperti che raccontano il Belice dalla Preistoria fino al periodo moderno.

E così, con la sua direzione, i musei del Baglio Anselmi e i percorsi archeologici di Marsala assumono una nuova luce. Gli allestimenti museali delle navi sono stati riveduti e riadattati con una nuova museografia unita a sonorità sofisticate in una singolare percezione visiva e sensoriale, e l’estate appena trascorsa ha visto il nuovo assetto museografico aprire i serali notturni del Parco, come preludio a un vasto programma di valorizzazione che vuole esaltare e fare rivivere la bellezza del passato, caratterizzando la vasta sede dei Baglio Anselmi.

Immediatamente l’attenzione è stata focalizzata sugli allestimenti museali delle Navi punica e tardo romana, in una modalità rinnovata, e sulla statua di Venere pudica (II sec. d.C.), il cui allestimento, recentemente aggiornato, è caratterizzato da un calibrato utilizzo delle luci che esaltano il gioco chiaroscurale nel contrasto coloristico tra il nudo morbido e il panneggio a fitte pieghe avvolto alla parte inferiore del corpo.

Sono stati aperti i cantieri di "Lilybaeum”, un’attività che vuole mettere in grande evidenza le rovine e gli allestimenti archeologici, oggetto di un’organizzazione en plein air che caratterizza i nuovi percorsi di visita.

La straordinaria vita dei musei di Baglio Anselmi-Parco del Lilibeo - un sistema di bagli e strutture produttive che fino al secolo scorso sono state utilizzate come stabilimenti vinicoli - dunque, è già iniziata. Al loro interno sono narrati anche i luoghi marini della battaglia delle Egadi, ammirati assieme al Parco di Lilibeo dai tanti turisti nei mesi scorsi, incantati dai siti che narrano e testimoniano l’antico insediamento attraverso ritrovamenti eccezionali, come, appunto, la nave punica e la nave di Marausa.

Il metaprogetto rivolto al Parco Archeologico, avviato con lo scopo di definire il nuovo concept per lo sviluppo di percezioni e sensorialità, ha incluso anche le operazioni di pulizia delle importanti aree archeologiche della città che ricadono nella necropoli monumentale di via del Fante - il complesso più significativo della Lilibeo ellenistico-romana, dove sono ancora visibili i piccoli monumenti funerari a forma di piramide gradinata - e nell’area rappresentata dalla Plateia Aelia - una delle vie principali della Lilibeo romana, dove si svolgeva la vita pubblica di Marsala.

Alcuni volontari si sono occupati della sistemazione e della pulitura di queste aree che resistono al ritmo dei millenni e che raramente erano state rese fruibili negli anni passati. Associazioni con personale specializzato e operatori dell’ESA, si sono occupati della sistemazione e della manutenzione programmata svolta con l’alta sorveglianza degli archeologi, delle aree che resistono al ritmo dei millenni.

Le azioni intraprese sono il segno dell’attenzione che Agrò ha evidenziato per l’essenziale e immediata valorizzazione del patrimonio culturale cittadino e la sua ottimale fruizione, di concerto con quella rivolta alla massima sicurezza dei visitatori.

«Nell’ottica di un incremento dell’offerta culturale, anche quest’attività – dice - si incardina tra quelle di valorizzazione per favorire esperienze date da occasioni che vogliono rendere al visitatore nuove visuali dell’arte che legge l’archeologia.

Il mio auspicio è vedere una partecipazione numerosa su questi spazi della città, come in altri punti che stiamo scoprendo e per i quali lavoriamo per trovare nuovi modi di fruizione, affinché insieme possiamo provare stupore attraverso le emozioni che il nostro patrimonio storico, artistico, architettonico e naturale ha da offrirci. Per favorire differenziate e inedite esperienze con le quali portare gli stessi visitatori alle nuove visuali dell’arte che leggono l’archeologia».
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