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Brindisi (e mangiate) per la Cultura: quando in Sicilia arrivavano i "cervelloni" d'Italia

Siamo nella seconda metà dell'800, la Valle dei Templi di Agrigento venne invasa da un centinaio di scienziati provenienti da tutta l’Italia per il dodicesimo congresso nazionale

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 15 febbraio 2022

Visita ad Agrigento degli scienziati italiani dopo il dodicesimo congresso nazionale

Il 10 settembre del 1875 la Valle dei Templi di Agrigento venne invasa da un centinaio di scienziati provenienti da tutta l’Italia. Una visita agli avanzi dell’antica Akragas che costituì certamente uno dei momenti più piacevoli e nello stesso tempo più attesi tra quanti parteciparono quell’anno a Palermo al dodicesimo congresso nazionale degli scienziati italiani.

Tali congressi rappresentavano un’importante e stimolante occasione di incontro per gli uomini di scienza del tempo e intendevano propagandare l’esistenza di una cultura italiana unitaria nel campo scientifico. Il primo era stato convocato a Pisa per iniziativa di un gruppo di scienziati toscani e da allora questi appuntamenti furono anche per i partecipanti l’occasione di visitare i luoghi culturali più importanti delle regioni che ospitavano l’evento.

I lavori del Congresso, iniziati il 29 agosto, si conclusero il 6 settembre, e vantarono la presenza di esponenti (italiani e stranieri) della cultura e della politica: Michele Amari, Giuseppe Pitrè, Ernest Renan. I partecipanti al congresso palermitano furono seicento. Presenziò anche il Principe Umberto, figlio di Vittorio Emanuele II. Fu un evento importante, che contribuì a promuovere l'“immagine” dell'Isola. Durante lo svolgimento dell’evento, in varie città siciliane si organizzarono mostre agrarie, artistiche e industriali, collateralmente, che volevano testimoniare il clima imprenditoriale presente in Sicilia e, soprattutto, lo sviluppo economico, scientifico e morale.
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L’opinione pubblica siciliana e gli scienziati delle università dell’Isola potevano beneficiare di un clima di ricerca e di uno stimolo culturale mai fin dall’ora sperimentati, mentre gli ospiti del continente e internazionali avrebbero potuto toccare con mano e diffondere quanto in Sicilia in quegli anni si sta realizzando.

Dopo la chiusura dei lavori del Congresso, molti dei congressisti parteciparono a un tour “archeologico”, con sosta nei Comuni che avevano fatto richiesta di ospitarli. Un centinaio di quegli scienziati, dopo aver partecipato a quella importante assise, arrivarono a Girgenti, come si chiamava allora Agrigento, per visitare la Valle dei Templi. Lo storico agrigentino Giuseppe Picone, nella sua opera “Memorie storiche agrigentine” scrive che gli scienziati arrivarono a Girgenti alle dieci e trenta antimeridiane del 9 settembre “accolti dal Sindaco e da eletta cittadinanza al suono della banda musicale. La città paventa splendida illuminazione anche nei giardini pubblici. Verso le nove della sera s’ode un colpo di petardo in campagna. E’ il segno della illuminazione dei Templi a fuochi di bengala”.

Molti ospiti arrivarono sbarcando a Porto Empedocle con un vapore. Anche un giornale dell’epoca “La Sicilia Cattolica” descrive alcuni momenti della “gita” degli illustri turisti nella Città dei Templi: “Stamattina verso le sette arrivarono gli scienziati fra i quali il ministro di pubblica istruzione Ruggero Bonghi, monsieur e mademoiselle Renan. Si andò alla cattedrale per ammirare il sarcofago (n.d.r. di Fedra e Ippolito), il quadro di Guido Reni, altre antichità e magnificenza tutta della nostra chiesa madre. Ernest Renan volle eziandio visitar la biblioteca e ne restò contentissimo”. Lo studioso francese ammirò in particolare “il decimo volume di una magnifica edizione di una Divina Commedia di Dante”.

La visita in città, pertanto, cominciò sulla vetta della collina di Girgenti dove si trovano la Cattedrale del patrono di Agrigento, san Gerlando e la biblioteca settecentesca detta “Lucchesiana” perché fondata dal vescovo Lucchesi Palli. Un percorso diverso compì il ministro della Pubblica Istruzione: “Il ministro Bonghi frattanto visitava le regie scuole, i convitti e quanto lo riguardava”, leggiamo nell’articolo. Fu quindi offerto agli illustri visitatori un banchetto.

In un ampio padiglione allestito per l’occasione venne ospitato un banchetto “di cento coverte, ove si beve alla gloria dell’Italia, all’incremento della scienza” scrive Picone. Tutte le volte che in una città si teneva un tale Congresso, la cittadinanza veniva coinvolta con eventi paralleli, messe, balli, banchetti, spettacoli. “Criticate da alcuni scienziati come effimere” - ha scritto Marco Beretta, direttore del Museo Galileo, che conserva gli atti dei dodici congressi - “le iniziative di contorno conferirono alla scienza italiana un prestigio culturale da tempo assente nell’opinione pubblica colta”.

Poi tutti gli ospiti si recarono nella Valle dei Templi. Percorsero la via Sacra, ammirando i templi di Ercole, Concordia e Giunone e altri siti, senza tralasciare quello dove ci sono i resti del magnifico tempio di Giove. Alcuni si recarono a Racalmuto in visita ad una miniera di zolfo.

Nel gruppo di turisti non vi erano solo scienziati. Caratteristica delle riunioni era la larga partecipazione del pubblico colto a fianco degli scienziati. Non mancarono per l’occasione alcune donne, che tra l’altro proprio durante quell’ultimo Congresso degli scienziati italiani ebbero un importante riconoscimento: a Palermo infatti venne approvato, nel corso dei lavori di quella celebre XII riunione degli scienziati italiani, uno Statuto per la costituzione della Società italiana per il progresso della scienza, che, fra l'altro, consentì l'accesso alle donne. Una novità che fece allora molta sensazione.

Sappiamo, infine, che la visita a Girgenti si concluse con una accogliente manifestazione popolare di entusiasmo lungo la via principale della città. “La sera dunque del nove la piazza Atenea e la pubblica passeggiata erano splendidamente illuminate e a gas, e la musica dello stabilimento gioenino (n.d.r. istituzione benefica realizzata nel Settecento Vescovo Gioeni) e più la banda militare divertirono coi lor concerti i curiosi fino alle dodici (n.d.r mezzanotte). Che posso dirvi della illuminazione ? Fu bella, bellissima vel giuro”.

La città siciliana quindi festeggiò l’arrivo degli ospiti con le esecuzioni delle bande e con una splendida illuminazione nella sua via principale: la via Atenea. Il Comune per rendere più presentabile l'aspetto della città, fece ripulire alcune delle facciate dei palazzi di quella via. E così si concluse la lunga giornata degli scienziati ad Agrigento. Alcuni di quegli ospiti scrissero nei loro diari, libri e in articoli apprezzamenti per le condizioni e la civiltà dell'Isola, e per il bon ton dell'aristocrazia siciliana.

Fu anche quello un avvenimento che favorì negli anni immediatamente successivi anche il turismo in Sicilia.
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