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Chiuse l'atelier e scelse Palermo: la famosa stilista innamorata del principe siciliano

Fu amica di Elsa Schiapparelli e vestì negli anni ‘40 le donne più celebri dell’epoca: vi raccontiamo la storia di Gabriella De Bosdari, una famosa stilista del secolo scorso

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 23 settembre 2025

Gabriella De Bosdari

Fu amica di Elsa Schiapparelli e vestì negli anni ‘40 le donne più celebri dell’epoca: Gabriella De Bosdari (1900-1999) è stata una celebre stilista di moda del secolo scorso.

Nata il primo marzo del 1900 a Bologna, era una discendente dei conti Bosdari. A soli 20 anni sposò il conte Andrea Nicolis di Robilant e Cereaglio (1899-1977) e si trasferì con lui a Venezia.

La coppia, che ebbe due figli (Alviso nel 1925 e Carlo Felice nel 1927) frequentava l’alta società, dividendosi tra Venezia e Parigi.

I conti ebbero per circa un decennio una vita sociale piena di eventi mondani, divertimenti e spensieratezza. A Parigi Gabriella ebbe modo di conoscere molti personaggi che avrebbero avuto una forte influenza sulla sua futura vita lavorativa.

Agli inizi degli anni ’30, il matrimonio naufragò; la contessa lasciò il marito e la splendida dimora nel Canal Grande di Venezia per trasferirsi con i figli a Milano.

Cominciò a dedicarsi con passione alla moda.

Gabriella citava Coco Chanel (Musa della Moda degli anni ’20) e Jean Patou come suoi punti di riferimento: «Da Chanel e Patou (fondatore della casa di moda che porta il suo nome) appresi la scienza del vestire, raffinai il mio gusto e più tardi, nei loro atelier di Parigi, imparai molti segreti di quell’arte che allora era prerogativa dei francesi".

Gabriella di Robilant fu amica anche di Elsa Schiapparelli, un’altra celebre stilista, inventrice del rosa shocking.

Schiapparelli viene considerata insieme a Coco Chanel una delle più influenti figure della moda nel periodo fra le due guerre mondiali: nel 1929 Gabriella ed Elsa abitavano insieme a Parigi in Boulevard Saint Germain.

Elsa Schiapparelli, che nel gennaio 1927 aveva realizzato la sua prima collezione di maglie “pour le sport” definiva “la contessa Gab” nella sua autobiografia “un’amica di sempre, più che una sorella”.

Riconosceva alla Robilant, che le aveva fatto anche da modella indossando i suoi abiti (“le mie creazioni folli”), il merito di averla introdotta negli ambienti aristocratici e mondani: “La mia amica Gab conosceva molte persone simpatiche.

Era allegra e sempre impegnata. Grazie a lei abbandonai la vita troppo ritirata che conducevo”. Nel 1932 Gabriella di Robilant inaugurava un proprio atelier a Milano, in via Santo Spirito: “Gabriella Sport”.

Si realizzavano capi che oggi definiremmo “casual”: una moda sportiva che strizzava l’occhio all’eleganza, abiti per la donna moderna, emancipata, attiva ed indipendente.

Dopo la Grande Guerra, già a partire dagli anni ’20, la moda femminile aveva cominciato a rinnovarsi: la parola d’ordine era stata “liberare il corpo”, in primis dal corsetto che ingabbiava il busto e costringeva all’immobilità.

Si era affermato un nuovo modello fisico quasi mascolino: lo stile garconne, caratterizzato da una figura androgina, snella, con un taglio di capelli molto corto.

Come testimoniano le immagini sulle riviste femminili l’aspetto della donna veniva modellato anche grazie all’influenza della pratica sportiva e della nascita del tempo libero.

La donna del XX secolo nuotava, camminava, faceva ginnastica, frequentava la montagna, necessitava dunque di abiti pratici come il pullover, ritenuto sino ad allora un capo informe, adatto solo alla vita dei contadini.

Gabriella Sport proponeva un genere di moda completamente distante dalle couture sartoriali tradizionali.

La contessa di Robilant, da vera pioniera, con il suo atelier, divenne molto ricercata dalle signore di Milano.

Ebbe tanto successo da essere invitata nel 1938 a New York nei magazzini Bergdorf Goodman (tempio del lusso newyorchese) per presentare le sue creazioni semplici ed eleganti.

Nel 1941 Gabriella si trasferiva a Roma per fuggire dai bombardamenti su Milano e con l’aiuto finanziario e il suggerimento di alcuni amici, riusciva a rilevare la sartoria Ventura (la sartoria di Casa Savoia) nella centralissima piazza di Spagna.

A dirigere la casa di moda di Gabriella Sport nella capitale fu l’instancabile Madame Anna, “bravissima ma mani bucate”.

Ecco come la descriveva la contessa di Robilant: «Era una donna molto piccola, arrampicata su alte suole ortopediche, sempre vestita di nero e con tre file di perle di Maiorca al collo.

I capelli erano bianchi e pettinati alla moda, alti sulla testa e raccolti in una reticella nera che spuntava dal retro di un elegante cappellino a tamburello. Era nata in Olanda e diceva di avere 80 anni».

Gabriella Sport a Roma iniziò a produrre anche abiti haute couture, per compiacere le clienti storiche dell’atelier rilevato.

Finita la guerra, l’atelier visse il periodo più brillante, confezionando abiti per le nuove stelle della società romana: per le mogli e le amanti degli alleati.

Fu una breve, bellissima avventura. Un giorno infatti Conchita Lanza invitò Gabriella a trascorrere un periodo di vacanza di 2 settimane in Sicilia.

La stilista arrivò nell’Isola nella primavera del 1947 e qui, una sera a cena incontrò l’onorevole Giardinelli, principe siciliano.

Nel 1999, la contessa raccontava: «Chiesi (a Conchita) chi fosse l'onorevole. Mi rispose: "Ma è Ciccio di Giardinelli, non ti ricordi di averlo conosciuto? Lui ti rammenta benissimo". Invero non lo ricordavo affatto».

Nacque subito un grande affiatamento e dopo poco il principe le chiese ufficialmente di sposarlo. Lei era al secondo matrimonio, lui al terzo.

Francesco Saverio Starrabba Barbera (1901-1985) figlio di Gaetano, VII principe di Giardinelli e di Celeste Barbera, era il primo di quattro figli (Francesco - Cesare - Eleonora - Romualdo).

Aveva sposato nel 1931 Lucia Caterina Crescimanno, figlia di Gaspare e originaria di Santa Margherita di Belice. Da lei aveva avuto un figlio, Gaetano (1932), che sarebbe diventato un pilota automobilistico.

Nel 1944 aveva preso in moglie la nobildonna Maria Teresa Chierchia, e qualche anno più tardi, nel 1948, si sarebbe unito in matrimonio con Gabriella.

Il principe, di professione avvocato e imprenditore agricolo, nel 1943 fu tra le personalità notabili che diedero sostegno al Movimento per l'Indipendenza della Sicilia.

Successivamente venne eletto deputato alla I legislatura dell'Assemblea regionale siciliana (1947-1951). Francesco e Gabriella scelsero di vivere a Palermo, nella dimora storica del principe, in via Divisi.

La nuova consorte non sembrò apprezzare particolarmente il palazzo antico, con evidenti danni di guerra e le grandi stanze sempre in penombra, oscurate da pesanti tende di velluto.

Durante il giorno i rumori che provenivano dalla strada stretta, piena di commercianti di biciclette erano fastidiosi, soprattutto il vociare dei venditori.

Quando si faceva buio invece si aggiravano nel quartiere solo volti loschi, che impaurivano. Col tempo la nuova padrona di casa, per amore, si sarebbe tuttavia adattata.

In via Divisi tutti la ossequiavano e si sprecavano in inchini e saluti: «Signora principessa sabbinirica, sempre a disposizione di vostra eccellenza. Basta ca vossia cumanna».

Per qualche anno la Robilant fece la spola fra Palermo e Roma, tenendo aperta la sartoria. Nel 1952 però l'atelier senza la sua costante presenza andava in crisi.

La gestione della direttrice Anna stava portando l’azienda in rovina : ad esempio quando Mariella Caracciolo di Castagneto, futura signora Agnelli non poteva permettersi i vestiti di Gabriella Sport allora Madame Anna, che l’aveva presa sotto la sua protezione, le prestava gli abiti all’ultima moda dell’atelier.

A coprire i buchi finanziari di Gabriella Sport ci pensava il principe Francesco Starrabba di Giardinelli. Quando Gabriella si stancò di fare la pendolare tra Palermo e Roma, decise di chiudere l'atelier.

In seguito, molti anni dopo, di Robilant scrisse un'opera autobiografica “Una gran bella vita” in cui ripercorreva i momenti salienti della sua esistenza.

Nelle sue memorie, Gabriella descriveva la sua come una vita aristocratica piena di eventi e di amicizie.

Il libro è caratterizzato da un distacco aristocratico e da un senso di leggerezza nel raccontare gli eventi. L'autrice descrive la sua vita come piena di avventure e incontri.

"Una gran bella vita" offre uno sguardo sulla società aristocratica attraverso gli occhi di una donna che l'ha vissuta da protagonista.

Gabriella è morta quasi centenaria nel 1999, come ebbe a scrivere lei stessa, nel suo volume, dopo una vita "comica e varia come un'insalata che più la mescoli e più acquista sapore".
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