CURIOSITÀ
Ci siamo: è "u tempu ri mali vistuti", il periodo dell'anno più odiato dai siciliani
Per una specie di magia se ci si veste “pesante”, in queste settimane, arriva a soffiare pure il vento di scirocco; se ci si veste più leggeri le temperature si abbassano
Il caldarrostaro (con le maniche corte ) e le castagne, frutto tipico dell'autunno (foto di Michele Vilarda)
“Austu e riustu è capo d’invernu”, agosto e ferragosto sono l’inizio dell’inverno, dicevano gli anziani per sottolineare come il tempo metereologico spesso non corrisponde alle temperature.
E soprattutto in questo periodo ritorna il ritornello “non esistono più le mezze stagioni”, “non si capisce come ci si deve vestire”, espressioni che vengono sintetizzate nell’altrettanto celebre frase in dialetto: “è tempu ri mali vistuti”.
Tradotto sarebbe “è quel periodo in cui non si capisce come ci si deve vestire” per essere allineati con la stagione.
Ci ritroviamo, infatti, proprio in quel momento dell’anno (che poi accade più nel cambio autunnale che non al passaggio estivo) in cui indossiamo ancora abiti prettamente leggeri, non abbiamo ancora effettuato il cambio stagione degli armadi e, soprattutto, le temperature oscillano talmente tanto che a tratti, sembra già inverno anche se è ottobre.
Ma come per una specie di magia se ci si veste “pesante” arriva a soffiare pure il vento di scirocco; se ci si veste più leggeri le temperature si abbassano e diventano quasi polari (che per un siciliano significa comunque sopra i 15 gradi).
E allora ecco che ritorna la saggezza popolare e il consiglio dei saggi nonni che suggeriscono di vestirsi a “cipolla” cioè a strati, così da alleggerirsi e coprirsi, eventualmente, a seconda delle temperature.
Certo se si guarda agli angoli delle strade, già da qualche settimana, si accentua la confusione, poiché, come fosse già pieno inverno, si trovano i fornelletti di coloro che vendono le caldarroste, tipiche del periodo più freddo dell’anno.
Ma non c’è soluzione giocheremo, lamentandoci come sempre, con le “mezze stagioni” che, ormai, non esistono più.
E soprattutto in questo periodo ritorna il ritornello “non esistono più le mezze stagioni”, “non si capisce come ci si deve vestire”, espressioni che vengono sintetizzate nell’altrettanto celebre frase in dialetto: “è tempu ri mali vistuti”.
Tradotto sarebbe “è quel periodo in cui non si capisce come ci si deve vestire” per essere allineati con la stagione.
Ci ritroviamo, infatti, proprio in quel momento dell’anno (che poi accade più nel cambio autunnale che non al passaggio estivo) in cui indossiamo ancora abiti prettamente leggeri, non abbiamo ancora effettuato il cambio stagione degli armadi e, soprattutto, le temperature oscillano talmente tanto che a tratti, sembra già inverno anche se è ottobre.
Ma come per una specie di magia se ci si veste “pesante” arriva a soffiare pure il vento di scirocco; se ci si veste più leggeri le temperature si abbassano e diventano quasi polari (che per un siciliano significa comunque sopra i 15 gradi).
E allora ecco che ritorna la saggezza popolare e il consiglio dei saggi nonni che suggeriscono di vestirsi a “cipolla” cioè a strati, così da alleggerirsi e coprirsi, eventualmente, a seconda delle temperature.
Certo se si guarda agli angoli delle strade, già da qualche settimana, si accentua la confusione, poiché, come fosse già pieno inverno, si trovano i fornelletti di coloro che vendono le caldarroste, tipiche del periodo più freddo dell’anno.
Ma non c’è soluzione giocheremo, lamentandoci come sempre, con le “mezze stagioni” che, ormai, non esistono più.
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