CURIOSITÀ
Coi nomi delle vie di Palermo giochi al Lotto: tutte le strade con le date e i loro significati
In giro per la città, dal centro alla periferia, sono diverse le strade intitolate a numeri e date: ecco dove, quali sono e (soprattutto) perché si chiamano così
Via del Quattro Aprile
Era persona brava, soprattutto con noi picciottunazzi e aveva l’enorme pazienza di non murmuriarisi mai quando, essendo titolare dell’unico bar della zona, entravamo tutti in massa, sudati come bestie, a chiedere innumerevoli bicchieri d’acqua senza accattare neppure una goleador.
Mentre u zu Iachino era al bancone del bar a versare Cynar ai più grandi, usava disquisire, con varie e pindariche argomentazioni matematiche e statistiche, sulle possibilità che un numero potesse uscire o meno. Questo era il suo lato “oscuro”, ovvero una passione sfrenata per iucharisi u nummari con elucubrazioni mentali al limite del surreale.
«Vicè, viri ca avi sei mesi che non escono il 17 ed il 21, quindi sicuro come a fellata che hanno a niescere stavuota!», e via a esporre una serie di tesi che avrebbero dovuto dimostrare la sua affermazione.
Ma u zu Iachino non demordeva: «Vicè tu si cristiano allittrato, ma un ta siddiare, chi numeri ma a ora di gioco non ci capisci niente!», e per confermare le sue ragioni andava sempre raccontando che lui più di una volta, sulla ruota di Palermo, aveva preso con i numeri 4, 12, 20 e 27 che erano numeri ai quali erano intitolate alcune delle vie di Palermo.
In effetti, testimoni io e u Musca, vedemmo con i nostri occhi che una volta c’ insertò sul serio, ed anche se non diventò ricco ebbe modo di dimostrare che aveva ragione, dando al tutto delle spiegazioni pseudoscintifiche che neppure ricordo più, o forse ho semplicemente rimosso.
Ora non so se fu una botta di culo o altro, però per una mano voglio provare a rivederle ste vie ca magari portano fortuna sul serio.
Via IV aprile
Congiunge via Alloro a piazza Marina.
Il 4 aprile 1860 agli animi siciliani ci avviano u nirbusu da bella, stufi delle suvicchiarie dei Borboni si provò a dar luogo alla famosa rivolta della Gancia. Si provò perché avrebbe dovuto avere inizio ai primi rintocchi del campanile, ma che in realtà fu subito repressa poiché traditi, (diceria vuole che fosse lo stesso Francesco Riso, capo dei rivoltosi), trovandosi il capo della Polizia Maniscalco pronto ad “accoglierli” a schioppettate dei dei soldati Borbonici.
Cinque dei rivoluzionari furono uccisi subito, 13 furono fucilati successivamente, quale monito, nello spiazzo antistante il castello a mare, che attualmente si chiama proprio piazza XIII vittime, e Riso morì alcuni giorni dopo in ospedale per le ferite ricevute.
Solo Gaspare Bivona e Filippo Patti, agili come attaruni, riuscirono a darsi alla fuga ed ammucciarisi, per ben 5 giorni, all’interno della cripta, fingendosi morti tra gli scheletri degli ecclesiastici. Il 9 aprile, con la complicità di acune donne del quartiere che simularono una sciarratina, riuscirono a fare un’apertura nel muro della Gancia, (ancora oggi visibile e detta buca della salvezza) e a fuggire andando a riferire a Garibaldi, che due mesi più tardi sarebbe entrato a Palermo determinando la disfatta delle milizie borboniche.
Agneddo e sucu e finiu u vattiu!
Via XII gennaio
Collega via principe di Villafranca con la via Libertà.
Avete presente che il 12 gennaio 1848 festeggiava il compleanno Ferdinando II, re di Sicilia? Bene è solo un caso non c’entra nulla. In realtà la data sta ad indicare l’inizio dei moti rivoluzionari siciliani, resi pubblici dal patriota Francesco Bagnasco con manifesti affissi in tutta la città, contro l’ oppressione Borbonica.
Settimo, tutto ringalluzzito da questa atti rivoluzionari, si disse «E picchi iddi si e io no?», ed allora proclamò il ripristino del Parlamento siciliano nel 25 marzo 1848 mandando a Ferdinando a cuogghiere luppini e dichiarandolo decaduto il 13 aprile.
Purtroppo quei malaminnitta dei Borboni non vollero calarisi le corna, e nel 1849, Carlo Filangeri, principe di Satriano, a capo di alcune truppe riprese Palermo instaurando il vecchio regime.
Mi viene sempre da pensare cosa potrebbe essere oggi la Sicilia se tutto fosse rimasto in mano, in quel momento, a Bagnasco, Settimo ed i loro uomini.
Via XX settembre
Parallela alta di via Libertà, parte da piazza Castelnuovo e arriva fino a piazza Mameli.
Qua si celebra “semplicemente” l’ingresso dei bersaglieri, avvenuto il 20 settembre 1870 a Roma, che, sotto il comando di Raffaele Cadorna, (che giusto per essere onesti non aderì mai al fascismo ma fu nominato di “forza” da quel fango di Mussolini), attraversarono la famosa breccia di Porta Pia, ed entrarono a Roma rivendicandola con capitale del regno d’ Italia.
Via XXVII maggio
Unisce piazza Sperone con corso dei Mille.
Garibaldi e i suoi picciotti entrarono a Palermo il 27 maggio 1860, partendo da Gibilrossa il giorno prima. Ebbero le prime questioni con i Borboni all’altezza del ponte Ammiraglio, dove le truppe del regime si erano appostate sotto gli archi sperando di prenderli di sorpresa, ma nonostante tutto riuscì ad averla vinta.
Da li passarono trionfolmente da porta Termini, ed il resto è storia.
Piazza IV novembre
Infine, la piazza IV novembre, vicino a viale Lazio, commemora la data del 4 novembre 1918, ovvero quando la pazzie e le atrocità del primo conflitto mondiale ebbero fine.
Nella stessa data ricorre anche la giornata dell’Unità nazionale e la Festa delle Forze Armate.
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