È la specie più famosa, rischia l'estinzione: perché il riccio di mare in Sicilia "sparisce"
Questa scoperta registra la collaborazione del National Biodivesity Future Center, il centro nazionale per lo studio della biodiversità che ha 5 sedi, una a Palermo

Ricci di mare viola
Questa scoperta ha visto anche la collaborazione del National Biodivesity Future Center, il centro nazionale per lo studio della biodiversità che ha cinque sedi in tutta Italia, tra cui una a Palermo.
Le campagne di monitoraggio si sono effettuate tra la Sicilia e la Puglia nell’estate del 2023 e hanno rivelato una media di 0,2 individui di Paracentrpus lividus per metro quadrato di fondale, un dato che non era mai stato registrato dagli scienziati.
Ancor più grave è stata poi la scoperta che anche all’interno delle aree marine protette si riscontra una quasi totale assenza di questa specie, nota alla gente come riccio di mare viola.
Ciò ha portato i ricercatori a temere che le attuali politiche di conservazione presenti in tali aree non siano sufficienti per far recuperare la specie.
Per capire a quale periodo il Paracentropus lividus ha cominciato a subire un declino nel Mediterraneo, gli autori dello studio hanno anche analizzato migliaia di dati, provenienti da precedenti ricerche. Questo flusso di dati ha permesso d’individuare l’anno esatto in cui questa specie ha cominciato a perdere la propria popolazione, ovvero il 2003.
Un anno famoso per i meteorologi, che sorprese tutti con il sud caldo record. Gli scienziati sono alquanto preoccupati per la salvaguardia del riccio di mare viola, poiché esso in passato svolgeva un importante ruolo ecologico nei vari ecosistemi del Mediterraneo. Il suo declino indica un profondo mutamento ecologico, che rischia di far estinguere diverse altre specie e di provocare ingenti danni economici agli abitanti della costa.
«I nostri dati evidenziano la necessità urgente di azioni concrete per la gestione e la conservazione di questa specie, prima che sia troppo tardi» ha affermato il primo autore dello studio, il professore Stefano Piraino, che ha anche sottolineato il ruolo della pesca illegale di ricci di mare. «I risultati di questa ricerca sottolineano l’importanza di monitoraggi continui e di politiche di gestione della pesca più sostenibili, che tengano conto degli impatti del cambiamento climatico».
Esiste anche la possibilità che di seguito all’estinzione di questa specie il Mediterraneo venga colonizzato da altre specie aliene, potenzialmente pericolose, in grado di occupare la nicchia ecologica un tempo del riccio viola.
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