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Ernesto Basile e le case popolari nella belle époque: progresso e bellezza sociale dell'arte

La tanto vituperata architettura economica e popolare ha lasciato sul territorio palermitano capolavori capaci per tecnologia e formalismi di resistere alla prova del tempo che scorre

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 22 marzo 2022

Case popolari di Basile in via Cappuccini a Palermo

Erano davvero tempi eroici quelli che costruirono l'immagine del mito della belle époque, solcati da giganti e animati dalla speranza che progresso e bellezza sociale dell'arte potessero migliorare la vita di tutti. Ne rimane espressione in città persino la tanto vituperata architettura economica e popolare che lascia sul territorio urbano capolavori capaci per tecnologia e formalismi di resistere alla prova del tempo che scorre.

A principio degli anni Venti, insieme ai figli Roberto e Giovan Battista Filippo jr, anche Ernesto Basile plasma due interessanti soluzioni residenziali “popolari” entrambi caratterizzati da monoblocchi con ali laterali ed entrambi fortunatamente scampati tanto ai bombardamenti del 1940-43 quanto alla furia iconoclasta del Sacco di Palermo, si trovano in via Alessandro Volta e in via dei Cappuccini.

Quest'ultimo con accesso dal civico n. 88 si presenta con l'eleganza tipica delle realizzazioni del maestro del Floreale italiano, con piena facies modernista e scevro da elementi eminentemente Liberty pur mantenendo l'aura delle composizioni basiliane intessute su codici formali autonomi e, a questa data, rodati e perfezionati.
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I cinque piani del blocco centrale si legano ai quattro piani delle ali laterali per mezzo di logge aperte, spesso oggi verandate, mentre il piano di copertura si contraddistingue per l'uso comune e risolutivo del solito tetto a padiglione, mentre l’ancoraggio al piano stradale avviene con l'eleganza del minimale bugnato a filari regolari sul quale si innestano cornici e modanature delle finestre del piano rialzato.

È un'architettura di intonaco, del bianco predominante e oggi sbiadito e del beige usato nel disegno raffinato dei decori geometrici del fregio marcapiano che anticipa il cornicione superiore aggettante.

Qui Basile recupera il repertorio stilistico personale dei decenni precedenti declinando invenzioni stilistiche come i marker parallelepipedi a base quadrata, utilizzati come minimali generatori di piccole ombre a corredo della fascia decorativa, senza rinunciare alla citazione sinuosa nelle geometrie dei ferri battuti dei balconi del piano mediano.
Nel panorama urbano circostante, tra l'imponenza volumetrica del retrostante Albergo delle povere e la vocazione paesaggistica della depressione dei Danisinni, l'edificio del maestro della Scuola di Palermo si erge come monumento a se stesso e ad un secolo pieno di contraddizioni ma capace altresì di generare preziose occasioni di rara bellezza urbana.

Un restauro mirato al rispetto della plastica degli intonaci si rende sempre più necessario e funzionale al sempre più prossimo itinerario basiliano del Liberty e a cento anni dalla costruzione di questi eleganti edifici ancora abitati.
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