Futuro incerto per il convento (ignorato) di Palermo: cosa succede al San Basilio
Chiuso per anni, oggi è sede di attività popolari come doposcuola, palestra e ambulatorio. Un progetto ora mette a rischio quanto realizzato. Che dice il Comune

Un incontro nell'ex convento di San Basilio (foto da Facebook)
È l’ex Convento di San Basilio, che tutti conoscono per le attività portate avanti fra mille difficoltà ma anche grandi soddisfazioni. Un luogo che, rimasto a lungo chiuso e abbandonato, è stato occupato, riaperto e trasformato in uno spazio di comunità grazie al lavoro (importante e delicato) di realtà come la Palestra Popolare Palermo, l’Ambulatorio Popolare Centro Storico e il Comitato Territoriale Olivella.
Adesso, però, tutto questo rischia di chiudere. Perché il Comune ha deciso che quello spazio diventerà una “Casa delle Culture”: un nome che suona bene ma che - per chi quel posto lo vive e respira ogni giorno - ha il sapore amaro di una «decisione imposta dall’alto, senza ascolto, senza coinvolgimento, senza rispetto per un’esperienza che da anni tiene vivo un pezzo di città che altrimenti sarebbe rimasto vuoto, invisibile, dimenticato».
Il progetto rientra nel Piano Operativo “Cultura e Turismo”, un fondo da 740 milioni a livello nazionale, 90 solo a Palermo, destinati alla riqualificazione di porzioni del centro storico di alcune città d’Italia. Per San Basilio sono previsti sei milioni di euro per il restauro, la messa a norma degli impianti, la sistemazione del manto stradale di via Bandiera e la riqualificazione della piazzetta antistante.
Senza dubbio un’occasione importante per un luogo che, prima dell’occupazione, è rimasto tanto tempo senza cure. Ma c’è un problema, ed è grande: «Nessuno ha mai chiesto cosa ne pensano i residenti del quartiere che usufruiscono dei servizi organizzati dalle associazioni. Nessuno ha aperto un confronto, una discussione, un tavolo. Nessuna convocazione».
È stato leggendo i giornali che la comunità ha scoperto che anche San Basilio rientrava nel finanziamento, e che l’idea fosse di trasformarlo in qualcos’altro. Il rischio, per chi ci lavora da anni, è che venga messo tutto da parte: le persone, le pratiche, i bisogni reali.
«Abbiamo presentato una richiesta ufficiale per l’utilizzo temporaneo dell’immobile, almeno del piano terra che è quello che usiamo per le nostre attività - dice Verdiana Mineo, atleta e istruttrice della Palestra Popolare Palermo nonché campionessa italiana di powerlifting - ma dopo un mese ancora nessuna risposta».
L’ex convento, racconta, era già una palestra scolastica fino agli anni ’80. Poi è stato chiuso e rimosso dalla memoria, come tanti spazi pubblici in città. «Nel 2011 abbiamo deciso di riaprirlo: sapevamo che non fosse una scelta legale, ma l’abbiamo vissuta come una scelta legittima perché concordata con il quartiere. E così lo abbiamo occupato per farne un bene comune. Da quel giorno è diventato un luogo vivo, aperto, necessario».
Dentro San Basilio oggi si tengono corsi di boxe, muay thai, powerlifting, ginnastica funzionale, accessibili con una quota simbolica e gratuiti per chi non può permetterseli. Si organizzano doposcuola, festival, laboratori, attività culturali ed è stata allestita una biblioteca gestita dalla Fondazione Buttitta e dall’associazione “Si resti arrinesci”.
Dal 2020 c’è perfino un ambulatorio popolare che offre visite e screening gratuiti con medici volontari, specializzati in prevenzione, pediatria, ginecologia e cardiologia.
«Qui si allenano anche minori delle comunità migranti, donne, giovani che non avrebbero accesso a questi servizi altrove - continua la campionessa - Qui si costruisce ogni giorno un’idea concreta di inclusione. E si costruisce dal basso. Ma adesso, mentre noi abbiamo già una programmazione fitta da qui a settembre, ci dicono che i lavori inizieranno a ottobre e ancora nessuno ha detto ufficialmente cosa accadrà dopo».
«E poi c’è un altro punto - aggiunge Mineo - che riguarda il senso stesso di tutto questo. Il tema centrale, infatti, è la necessità degli abitanti del territorio. Palermo è sempre più attrattiva per il turismo, ma spesso la politica si dimentica di chi la vive ogni giorno, dei bisogni reali e dei servizi che mancano nei quartieri. È come se certe zone dovessero piegarsi alle esigenze turistiche, ma non può e non deve essere così.
Sono quartieri vivi, abitati da famiglie, da bambini che spesso non hanno neanche una palestra dove fare sport. C’è un’esigenza concreta che va rispettata: non si può calare dall’alto un progetto generico pensando che basti a risolvere i problemi strutturali che invece restano.
A volte sembra che la volontà sia quella di svuotare i quartieri popolari del centro storico per farli diventare vetrine per il turismo mondiale. E invece sarebbe importante che quello spazio rimanesse un luogo del quartiere, per il quartiere. Non una cartolina».
Nel frattempo la comunità si è mossa: è stato lanciato un appello che ha raccolto oltre 500 firme, ci sono state assemblee, incontri, mobilitazioni. Perché - dicono in tanti - non si può pensare di trasformare San Basilio in un contenitore neutro senza partire da ciò che già esiste. Non si può parlare di rigenerazione ignorando chi in quello spazio ha già costruito risposte, reti, opportunità.
Dal Comune, però, arriva un primo riscontro. L’assessore al Centro Storico e alla Pianificazione strategica Maurizio Carta fa sapere che c’è volontà di dialogo e confronto, ma serve comunque assicurare una correttezza amministrativa e una regolarizzazione che oggi non c’è.
«L’obiettivo - spiega Carta - è che lo spazio possa essere utilizzato nell’interesse e per le esigenze del territorio, attraverso una collaborazione tra pubblico, privato e Terzo Settore che sia in grado di garantirlo in modo continuativo e sostenibile.
I lavori di restauro saranno avviati e la destinazione culturale, sociale e turistica sarà parte integrante del progetto di valorizzazione, proprio come previsto, ma la definizione della gestione e degli utilizzi futuri arriverà nel corso della realizzazione delle opere, sicuramente coinvolgendo le realtà già esistenti e attive nel territorio».
In attesa dei lavori, che cominceranno a ottobre, tutto resta quindi sospeso. Ma una cosa, nel frattempo, è certa: per chi quel quartiere lo abita ogni giorno, San Basilio non è un’idea o una suggestione. È un luogo reale. È concreto. È essenziale. Ed è già qui.
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