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Il giorno più catastrofico della storia d'Italia fu a dicembre: più di 100 anni fa in Sicilia

Trentasette secondi. Questo fu il tempo che bastò alla natura. Le città di Messina e quella di Reggio Calabria furono sorprese nel sonno

Balarm
La redazione
  • 28 dicembre 2020

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Trentasette secondi. Questo fu il tempo che bastò alla natura.

Le città di Messina e quella di Reggio Calabria furono sorprese nel sonno, il terremoto colpì alle ore 5.20.27 del 28 dicembre 1908. La cronaca racconta che "metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese perse la vita". I corpi - come raccontato in questa puntata di Sapiens - un solo pianeta - furono bruciati per il timore, infondato, di epidemie.

Il sisma generò anche uno tsunami con onde alte più di dieci metri, paragonabile a quello del 2004 in Indonesia e a quello successivo del 2018.

Le prime notizie su quanto era accaduto arrivarono dai simografi del tempo che non consentirono agli specialisti di individuare subito e con certezza il punto preciso, evidenziarono però la grande intensità delle scosse.

Gli addetti all'osservatorio Ximeniano di Firenze annotarono: «Stamani alle 5.21 negli strumenti dell'Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione: “Le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri. Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave.»
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Sempre dai resoconti sul disastro, si legge che "I siciliani e i calabresi vennero immediatamente soccorsi, martedì 29, da navi russe e britanniche che erano alla fonda a Siracusa e ad Augusta, mentre gli aiuti italiani arrivarono poco dopo, nella mattinata del 29 dicembre. Il ritardo fu causato dal fatto che i piroscafi partirono da Napoli, e in tarda serata, subito dopo che le reali notizie sulla catastrofe arrivarono al Governo".

Riportiamo una curiosità "dolce" in questa tragedia; non tutti sanno che la poesia del premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo "Al Padre", racconta proprio quei giorni a Messina. Il poeta che all'epoca aveva 7 anni si trasferì nella città tre giorni dopo il terremoto, perché il padre capostazione fu chiamato a dirigere il traffico ferroviario lì.

Per mesi visse su due vagoni merci, e successivamente rievocò l'esperienza in quei versi:

«Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d'uragani
e mare avvelenato.»

Il terremoto di Messina fu la catastofe sismica più grave del nostro paese, sui cui aleggia anche un mistero che vi abbiamo raccontato proprio su Balarm, quello della bambina fantasma che torna ogni anno in città.
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