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Il luogo in Sicilia tra i boschi che rigenera corpo e spirito: dov'è il "Sentiero della Pace"

Tra i più apprezzati dagli escursionisti qui si mescolano paesaggio e panorami a perdita d’occhio, natura e habitat, cultura, arte, spiritualità, tradizioni

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 29 aprile 2023

Il "Sentiero della Pace" sulle Madonie

Tra boschi e pascoli, geologia, miti e leggende, spiritualità sacra e arborea bellezza le montagne siciliane affacciate sulla costa nord del Mediterraneo o, al contrario sull’entroterra isolano, offrono una primavera sfavillante da percorrere su un sentiero che rigenera lo spirito e risana il fisico.

È questo il percorso che prende il nome di Sentiero della Pace sulle Alte Madonie, dove la stagione primaverile è in piena fioritura, con una temperatura perfetta per fare lunghe passeggiate, trekking per appassionati o semplicemente amatori, una particolarità che lo rende unico e originale abbracciando sul percorso contesti diversi sotto un comune denominatore: la pace naturale unita a quel desiderio umano di trovare tranquillità e rigenerazione.

Tra i più apprezzati dagli escursionisti qui si mescolano paesaggio e panorami a perdita d’occhio, natura e habitat, cultura, arte, spiritualità, tradizioni.

Per la sua particolare ubicazione ed esposizione, per la vegetazione che si incontra e per le storie che racconta, questo percorso ispira ad una contemplazione immersi nella bellezza offrendo tappe che suscitano un senso di pace e di ricongiungimento con la parte più profonda dell’essere umano.
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Ma è anche il momento perfetto per osservare le fioriture di varie specie di orchidee preziose, le distese di asfodelo bianco e giallo, venerato dai greci che ne adornavano le tombe dei cari estinti, di campi popolati dalla ferula che la mitologia greca vuole in mano a Prometeo che sembra avesse portato il fuoco agli uomini proprio all’interno di un fusto secco di questa pianta, l’odore intenso del finocchietto che inizia a spuntare insieme alla menta selvatica, di Euforbia (tanto bella quanto da non toccare), che punteggia i prati con il suo giallo sfavillante e il sottobosco ancora umido tra gli alberi dove fanno capolino ciclamini e violette.

Un vero tripudio botanico anche di erbe spontanee da raccogliere, per chi le conosce bene, e consumare cotte con ricettari che si possono assaporare nei piatti della tradizione contadina dei madoniti - come la pasta con ricotta e finocchietto appunto - le zuppe di legumi o le minestre o, ancora meglio, fritte in pastella.

Una spiritualità che va al di là del fattore religioso o puramente sacro, legato ad una percezione dell’essenza della montagna, qualcosa che ricorda un richiamo antico, una eco che proviene dalle rocce arcaiche, dagli alberi delle antiche faggete, dai suoni della natura, dal rumore dei propri passi nel silenzio che prendono il ritmo lento.

Una religiosità che ha più a che fare con l’anima che con la fede, che emerge da questi luoghi richiamando alla semplicità delle cose vere e autentiche come la vita rurale dei pastori che si incontrano sul tragitto con le greggi al pascolo, o gli stessi pellegrini che come un tempo, percorrevano chilometri a tappe per arrivare nei luoghi della fede: è qui sopra il Santuario Mariano di Madonna dell’Alto, il più alto d’Europa, immerso in una atmosfera davvero pazzesca.

Qui i panorami sono mozzafiato: si aprono per una effettuare una sosta occasione di un momento di meditazione, osservando l’infinito sotto lo splendore di un cielo azzurro tipicamente siciliano, lasciarsi coinvolgere da una spiritualità profonda nella cornice naturalistica preziosa di questo luogo.

Il sentiero – la cui parte della fruizione si deve a Calogero Mascellino a fine anni ’80 – venne definito in occasione del "Summit for Peace" del 16 maggio 2004, in coincidenza del compleanno di Papa Giovanni Paolo II, mentre nel 2005 in occasione del Meeting Nazionale sentieri SNE 2005, il CAI Sicilia e la Sezione CAI delle Madonie di Petralia Sottana lo inserirono nell’iniziativa, tabellato e segnato con il contributo dell’Ente Parco delle Madonie.

Il percorso può avere diverse varianti essere fruito da più persone: farlo per intero necessita di allenamento ed è per escursionisti esperti a causa della presenza di dislivelli di circa 900 metri in salita, con lunghi tempi di percorrenza. Per chi non è un praticante ma vuole comunque trascorrere una giornata e fare questa suggestiva immersine può percorrere le prime due tappe più abbordabili e facili, assimilabili a dei percorsi turistici, molto affascinanti.

Ecco qui vi proponiamo una variante, la più semplice e facile, ma bellissima adatta a tutti…e buon cammino! Si inizia dalla capannina di segnalazione con i dati descrittivi ubicata prima di arrivare all’Ospedale Madonna dell’Alto e ci si arriva dalla strada SP 54 per Piano Battaglia, svoltando al bivio H.

Qui, ed entriamo nella parte storica e culturale locale, siamo sulla Regia Trazzera n° 301, quella delle transumanze che portava i pastori dalle Petralie fino a Castelbuono, una delle strade più antiche in Sicilia dove a tratti è visibile l’antico basolato di pietre sul quale per secoli sono passati uomini e animali.

Dopo circa mezz’ora di strada ecco che si arriva al bellissimo ponte di San Brancato sul Torrente Mandarini, una campata unica a schiena d’asino, in stile romanico totalmente in pietra cavata dalle rocche circostanti, un luogo di grande suggestione avvolto nella natura degli arbusti, immerso nel silenzio rotto dallo scivolar dell’acqua che scende a cascate tra le rocce.

Troviamo un millesimo, ovvero, una roccia sulla quale anticamente veniva posta la data o una scritta, che nomina il barone Balestrini che sembra fece riparare il ponte ai primi dell’ottocento, il nome deriva da una delle leggende locali che attribuisce la costruzione del ponte ad un frate detto San Francatu.

Al di sotto rimane una conca scavata nella roccia, possibilmente proprio dal fluire delle acque, delle a gorga, o gurguni, che forma un piccolo laghetto, dentro al quale in estate è possibile addirittura fare il bagno, immergendosi in questa minuscola piscina naturale.

Per chi vuole arrivare fino ad un altro luogo mistico, la cui formazione geologica è un richiamo per studiosi e appassionati di geologia e che ne fa un geo sito di notevole importanza, si può arrivare alla Rocca di Pizzo Sant’Otiero. Si sale dalla mulattiera che devia a sinistra oltre il ponte, in salita, ma si può fare con molta tranquillità, seguendo le segnaletica CAI rossa e bianca, e guardando sempre in direzione della Rocca che assomiglia ad un grande dente unico in mezzo al paesaggio.

Il nome così astruso ma in odore di santità, è dovuto sembra da un etimo greco “thèrion” che significa bestia feroce, forse perché anticamente questa formazione ricordava una qualche forma animale mitologica.

Un ammasso roccioso bellissimo da osservare e imponente, costituito da calcari dolomitici e sormontato da calcilutiti triassiche con vistosi depositi numidici, che nasconde due piccole chicche: nella parte superiore del percorso, appena prima di arrivare sotto la rocca, sono visibili i resti di una colonna, poiché è da qui che vennero letteralmente tirate fuori a colpi di scalpello le dodici colonne ancora intatte della Chiesa Madre di Petralia Sottana datate alla prima metà del seicento in pietra detta "Lumachella".

Nella casetta della forestale che si incontra ancora prima di arrivare sulla sinistra, alcune pietre usate le costruzione presentano i resti visibili di conchiglie fossili che testimoniano come prima tutto il paesaggio no non fosse che era una grande distesa di acqua, ovvero mare! Per tornare indietro basta fare il percorso al contrario.
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