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Il "Morandi" originale di Palermo e la storia del parco Ottocentesco che non c'è più

Anche Palermo, quella Palermo del sacco edilizio, possiede il suo "Morandi" originale: la torre di piazza Unità d'Italia era però immersa in un parco, vediamo com'era

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 13 dicembre 2018

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Non esiste modernità che non abbia vissuto con travaglio una quasi naturale aspirazione alla verticalità delle torri intese come icone eventi del proprio successo.

E come l'odierna Dubay del boom economico globalizzato, anche quella Palermo ancora tutta da studiare criticamente, del boom post-guerra, ebbe questo slancio verso il cielo.

Accadde con quello che i palermitani chiamano ancor oggi "il grattacielo dell’INA" progettato dal milanese Carlo Broggi (1947), proseguì con le due torri gemelle Garboli e Camera di Commercio a principio della Emerico via Amari, davanti lo scalo portuale, progettate da Spatrisano, Bonafede, Ziino, Caronia e Ponte (1949-61) e terminerà con i 18 piani della Torre Sperlinga.

Realizzata alla fine degli anni Sessanta dalla romana società generale immobiliare a firma del tanto discusso ingegnere Riccardo Morandi in collaborazione con Acs Gabor, progettista ungherese che dopo essersi laureato in Italia progetterà edifici in mezzo mondo collaborando con I. Ming Pei e Kenzo Tange.
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Immeritatamente messo in discussione dopo la tragedia genovese del ponte Polcevera, resta un gigante Riccardo Morandi dell'ingegneria strutturale italiana nel mondo.

Come lui, gli unici protagonisti visionari del numero a supporto della creatività strutturale, saranno solo Pier Luigi Nervi e Sergio Musmeci, autore dello straordinario ponte sul Basento.

E così, anche Palermo, quella Palermo del sacco edilizio, possiede il suo Morandi originale: una bianchissima torre a pianta di simil Croce greca a fasce orizzontali di color beige che sotto ha il suo parcheggio privato simbolo di progresso industriale dove posteggiare la propria Fiat 500 e la vespa special, terminando al piano attico con una struttura a pianta circolare visibile pressoché da tutti i condomini di altezza rilevante.

Se il risultato compositivo della torre Sperlinga può soddisfare le molte aspettative estetiche, di ben altra natura non può che essere ricordata l'operazione singolare del piano particolareggiato che terminerà proprio con la costruzione della Torre ma che comincia con una lottizzazione per grandi firme, di ciò che fu uno dei grandi parchi periferici della dinastia inglese dei Whitaker, in particolare il parco di Villa Sperlinga di proprietà dei coniugi Joshua ed Euphrosyne Whitaker.

Furono loro a volere che fosse il paesaggista Emilio Kunzmann natona Baden Baden, l'artefice del ridisegno del parco con campi da tennis e maneggio (perduti), padiglioni e pertinenze ancora esistenti, tutto dosato all'interno di un ideale di armonia in cui la natura prevalesse sulla mano dell'uomo.

Di quel parco oggi, non rimangono che brandelli slabrati rispetto al contesto saturo di edifici e di quell’ideale di romanticismo ottocentesco intessuto sulla valorizzazione della natura, non resta nemmeno l'ombra.

Resta la torre di Morandi-Gabor, come un enorme Gulliver bianco co-progettato da un gigante a testimonianza di un ideale di sviluppo invasivo purtroppo ancora mai superato, in cui il progresso aliena se stesso divorando la natura e senza porsi la domanda più importante: "ma dove stiamo andando?".
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