ITINERARI E LUOGHI
Il primo parco pubblico d'Italia è a Palermo: quello che non sai sul salotto verde in città
Con un bellissimo panorama e le fontane ha angoli sorprendenti: laghetti, collinette e sculture. Considerato a lungo pericoloso, era anche un ritrovo per spiritualisti
Villa Giulia a Palermo
Villa Giulia è stata il primo Parco Pubblico di Palermo, da molti considerato il primo in Italia e uno dei primi in Europa. Era il 1775 quando il Senato Palermitano, su iniziativa del Pretore Antonio La Grua marchese di Regalmici e principe di Carini, decise di affidare all’architetto palermitano Nicolò Palma, la progettazione di un luogo adibito a verde pubblico.
Nacque così tra il 1777/78 il salotto verde della città. Il Vicerè Marcantonio Colonna Principe di Sonnino e di Stigliano, lo volle dedicare alla moglie, Giulia d’Avalos d’Aquino d’Aragona, duchessa di Celenza.
Fu scelto come sito il Piano di Sant’Erasmo, qui i pescatori della Kalsa mettevano ad asciugare le reti. Con un bellissimo panorama, fu per diverso tempo ritenuto un luogo pericoloso, esposto alle incursioni dei pirati perché fuori le mura.
L'autodafè più famoso fu quello di Fra Diego La Matina. Come tante altre città, anche in questa zona brulla e carica di tristi ricordi fu operata una riconversione del luogo, qui fu costruita la splendida Villa Giulia.
Originariamente con 4 ingressi orientati ai punti cardinali, rimasero solo due entrate, quella principale sul Foro Italico: Monumentale, in stile Neoclassico con colonne doriche con due leoni sopra delle urne chiuse. Ingresso da sempre chiuso, il secondo quello in Via Lincoln.
Il concetto di "giardino" è antico, quello di Tolomeo ad Alessandria d’Egitto fu uno dei più belli, ma furono i Greci a concepire uno spazio verde come luogo pubblico.
Nel Medio Evo con i Benedettini e dopo nel Rinascimento il verde fu un luogo strettamente privato: nel primo caso come sostentamento e luogo di meditazione per i monaci, nel secondo come dimostrazione di grandezza. Nascono nelle corti dei Signori, i Giardini Italiani, caratterizzati da geometria e armonia formale.
Nel corso del tempo cambia stile e progettazione del verde, si passa a quello francese: simmetrico e sontuoso, a quello inglese senza geometrie ma ricco di grotte, cespugli, e boschetti; sino ad arrivare a quello Romantico e a quello Illuminista come quello di Villa Giulia, con elementi neoclassici, molto in voga in Italia. Il Giardino diventa nel tempo "spazio urbano-naturalistico, mantenuto dalla comunità per il divertimento di tutti".
È il concetto di "giardino pubblico" come sarà chiamato dal 1830 in Inghilterra, avvalorando la tesi che Villa Giulia, realizzata decenni prima, sia effettivamente uno tra i primi parchi urbani pubblici in Europa.
La villa di Palermo con le sue fontane, "angoli sorprendenti", laghetti, collinette gruppi scultorei tra cui un raccoglitore di ricci, è un percorso geometrico dall’esterno all’interno. In una zona circondata da cipressi, si trova il sepolcreto, urne commemorative di grandi dell’antichità: Diodoro, Teocrito, Diogene e Archimede tra l’altro unica sepoltura, seppur fittizia, del noto inventore.
Da molti vista come un percorso iniziatico e spirituale a partire proprio dall’ingresso con i due leoni, vista dall’altro sembra una "rosa dei Venti". Attribuibile alla Massoneria, Goethe interpretò questi significati e probabilmente riconobbe “ il cerchio che richiama il divino; i quadrati, la materialità terrena".
I due punti focali sono la fontana del Genio e quello del Dodecaedro. Nel primo, Il Genio di Palermo è simile a quello rappresentato in un affresco a Villa Isnello del 1760. Ritrae un uomo barbuto, muscoloso, posto sopra una roccia, mentre nutre un serpente dal seno, con un cane mansueto posto ai piedi, simbolo di fedeltà, una cornucopia come abbondanza.
Non manca l’Aquila insegna della città, un fascio littorio simbolo del potere, una scritta che riconosce alla città il primato, c’è anche una Triscele e un distico latino. Questa statua, è una delle 8 rappresentazioni del Protettore di Palermo. Fontana realizzata da Lorenzo Marabitti, grande scultore siciliano, su progetto di Palma.
Il Genio è realizzato in marmo di Carrara, costò al Senato di Palermo 260 onze, alta 2,56 metri, ebbe bisogno di “56 facchini” per essere trasportat a braccia.
Dal 2009 la Regione l’ha inserita tra "i luoghi dell’identità e della memoria siciliana". Gli fanno da contorno statue che rappresentano, la carestia, l’ira e la maldicenza, tutte sopraffatte dalla potenza del “Genius loci”. Il secondo luogo famoso della Villa è la fontana dell’Orologio, con attorno 4 esedre realizzate dal grande Giuseppe Damiani Almeyda.
Durante la "Belle Epoque" in questi tempietti si poteva ascoltare musica o incontrarsi per ricevimenti all’aperto, i cosi detti "sabatini" in Villa.
La fontana mostra un giovane Atlante che sorregge un dodecaedro, simbolo del tempo, dove “per ogni faccia si trova un orologio solare”, l’orologio è stato progettato dal matematico Lorenzo Federici.
Tra i simboli di questa villa, non possiamo dimenticare un altro "guardiano" del parco: il Leone "Ciccio", una fiera donata alla Città da un circo.
Nella sua piccola gabbia dormiva, regalando di notte qualche ruggito. Amatissimo dai bambini fu l’attrazione del parco, seppur triste e depresso. Ciccio rimase nella gabbia per quasi 20 anni per essere poi trasferito, in uno Zoo fattoria a Terrasini, dove diventò papà di 2 leoncini", per poi morire qualche anno dopo.
Tornato, dopo un periodo di degrado a essere uno dei luoghi identitari della città, il parco mostra intatto il suo fascino e mistero. È un luogo evocativo e di meditazione dove confondersi tra simboli, visioni oniriche, percorsi iniziatici, profumi delle piante mediterranee e il "respiro" del mare.
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