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In Sicilia c'è il "paese delle meraviglie": un borgo di bellezze, stranezze (e sfinciuna)

Un “certo” Boccaccio ha scritto (nel Decameron) parole importanti su questi luoghi dove si tramanda una leggenda ultrasecolare che vide protagonista San Pellegrino

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 8 novembre 2023

Veduta di Caltabellotta

Tra i 7901 comuni italiani c’e’ un borgo dove si respira un’aria particolare.

Un “certo” Boccaccio ha scritto (nel Decameron) parole importanti al suo riguardo menzionando perfino lo stregone e negromante Clinshor, un personaggio oscuro. Quest’ultimo viveva nel castello di Clinshor (Kalot Enbolot).

Stiamo parlando dell’attuale Caltabellotta, il paese delle meraviglie.

Perchè “Lassù a Kalot Enbolot, una solida fortezza, trovò il duca schermo infame. Lo sorprese il re: dormiva tra le braccia della moglie”. Nel “Parzival” di Wolfram von Eschenbach il paese agrigentino è protagonista della letteratura italiana. Dista 63 km circa da Agrigento e 113 da Palermo. Dalla statale 115 (spirito di osservazione) si eleva in un pizzo che tocca quota 949 m.s.l.m.

L’unica irregolarità presente è la sua conformazione che segue il pendio “balbettante” e aspro del territorio. I tornanti si inerpicano vertiginosamente come sintesi di un percorso storico "pieno" di fatti.
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Una similitudine che trova spazio nel corso della storia sin dai tempi dei Sicani. Secondo gli storici Inveges, Baudrand e Gaetani, in quel territorio sorgeva la città di Camico sulle cui rovine sorse la greca Triocala (le tre cose belle). Da quelle parti, le perfette coordinate di 37°34’32.66”N 13°13'06.99" testimoniano della presenza di acque sorgive, terreni fertili e una rupe inespugnabile.

Erano e rappresentavano le caratteristiche forti che permisero di raggiungere il massimo splendore grazie a Salvio Trifone. Fino all’anno 99 quando, purtroppo, il Console romano Aquilio la distrusse. Una volta ricostruita, fu devastata dagli Arabi che eressero il “Castello delle Querce” - in arabo Qal’ at Al- Ballut di cui discende il nome attuale (Caltabellotta). Da questo momento inizia un lungo percorso alla ricerca degli angoli sperduti della cittadina.

La Necropoli sicana conferma la stabilità e integrazione di questo popolo nel territorio. Ben 22 tombe a grotticella testimoniano un periodo importante.

Anche la necropoli di contrada San Marco racconta il passaggio greco - romano con rinvenimenti di grande interesse (ritrovamento affresco di Madonna con Bambino dentro una cappella votiva). Seguendo l’ordine cronologico degli avvenimenti, il castello normanno (Sibilia di Madonia) è la prossima tappa immancabile. Sono i resti, pochi, di una struttura accompagnata da una salita “affascinante” verso il "paradiso".

A quasi mille metri si respira l’aria medievale tra cortigiani e nobiltà. La regina Sibilia, dopo la morte del marito Tancredi, vi fece rifugiare il figlio Guglielmo III per proteggerlo dall’avanzata dello svevo Arrigo VI in Sicilia.

Successivamente (il castello) appartenne alla famiglia Luna (periodo spagnolo). Oggi rimangono un portale a doppio arco a profilo ogivale, un muro e le fondamenta di alcuni vani. Il mare, le montagne e le distese coltivate sono raccolte in una fotografia panoramica da gustare lentamente.

La mente avvolge il nastro (immaginario) dei ricordi al 1302 (31 agosto) quando fu firmato (proprio sul pizzo) il trattato di pace da Federico III.

Lo stesso venne riconosciuto Re di Triocala e convolò a nozze con Eleonora d’Angiò, sorella di Roberto - Re di Napoli. Fu posta la parola fine alla guerra del Vespro.

La passeggiata caltabellottese è un tourbillon di emozioni vive tra arte e architettura. Il Monastero - Eremo di San Pellegrino è incastonato nella roccia dove, in precedenza, si trovavano antichi edifici arabi e normanni. Si tramanda una leggenda ultrasecolare che vide protagonista San Pellegrino.

Quest’ultimo uccise il drago che viveva nelle grotte sovrapposte e si nutriva dei bambini del luogo. Per chi non lo sapesse, secondo la mitologia medievale europea, Caltabellotta è un concentrato di forze luciferiche.

Presso una delle stanze del carcere dell’Inquisizione di Palermo si trova una mappa della Sicilia disegnata da uno dei carcerati. Lo stesso evidenziò la città (Caltabellotta) con una croce. Per i letterati, la località luciferica è opposta a Monsalvato sui Pirenei. I tocchi barocchi sono arricchiti da un simulacro ligneo settecentesco.

Ecco spuntare all’improvviso un percorso in mezzo alla natura che - in 10 minuti - permette di raggiungere la cattedrale di Maria Santissima Assunta. Tra promontori, ambienti verdi e libertà, vale la pena intrufolarsi. La cattedrale sorge su una spianata accanto alla rocca.

Gli studi hanno riportato tracce significative del periodo romano, bizantino - arabo, normanno, aragonese - spagnolo e contemporaneo. Il suo stile, meraviglioso, si cela dietro a un gioco architettonico tutto da scoprire.

Si ascoltano i rintocchi delle campane provenienti dalle chiese del Carmine, Cappuccini, Sant’Agostino, San Salvatore, dell’Itria, Pietà o… si aggira uno strano suono da quegli edifici religiosi.

(Chiesa di S. Lorenzo, San Benedetto, Rinascimentale, San Sebastiano, ecc.ecc.) ridotti a ruderi, sconsacrati o riqualificati ad altre strutture. Perché Caltabellotta è un borgo di bellezze, stranezze, patate e sfinciuna.
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