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In Sicilia c'è una città con due nomi: un tuffo nel mondo antico tra archeologia e natura

Qui il mondo passato si tocca con mano dopo una breve passeggiata in salita, mentre lo sguardo fotografa la bellezza del Mar Mediterraneo

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 1 giugno 2023

Il teatro greco di Eraclea Minoa

Alla destra del fiume Platani, su un promontorio dalle ripide pareti verticali, sorge l’antica (H) Eraclea Minoa - Cattolica Eraclea.

Il mondo passato si tocca con mano dopo una breve passeggiata in salita, mentre lo sguardo fotografa la bellezza del Mar Mediterraneo e gli ambienti limitrofi.

La prima spedizione archeologica ebbe inizio nel lontano 1950 grazie allo studioso di archeologia greca e romana Ernesto De Miro. Avviò una serie di scavi che portarono alla luce il teatro e, si susseguirono ripetutamente fino al 1964.

Il doppio nome riconduce al mito del passaggio in un periodo storico antico della nostra amata Sicilia.

Le vicende raccontano di Eracle e del re cretese Minosse che insegue Dedalo (fuggito in volo con ali di cera insieme al figlio Icaro) fino in Sicilia per punirlo. Una colpa dettata dall’aiuto offerto dallo stesso nei confronti di Arianna e Teseo per uscire indenni dal labirinto (costruito dallo stesso Dedalo).

Un lungo percorso (mitologico) citato da Erodoto sin e durante la spedizione spartana di Dorieo in Sicilia. Il nome fu imposto da Eurileonte (unico superstite della spedizione di Dorieo) in onore di Eracle. La città fu una colonia greca fondata dai selinuntini e contesa, nel tempo, da Siracusa, Cartagine e Roma.
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Dopo aver occupato l’intera area, Eraclea cadde stabilmente sotto il potere di Akragas. In quegli anni Terone scoprì la tomba di Minosse e restituì le ossa ai Cretesi.

Successivamente, dopo le guerre che decretarono la caduta dei Dinomenidi, gli agrigentini subirono pesanti perdite nei confronti dei mercenari siracusani. Una volta liberata dagli stessi agrigentini con l’aiuto dei siracusani, in una seconda fase di instabilità (guerra tra greci e cartaginesi), ne approfittarono i cartaginesi che espugnarono Heraclea prima della caduta di Akragas. Rimase sotto il loro dominio fino al 277 a.C. quando venne tolta da Pirro.

Dopo circa 150 anni, i romani guidati da Publio Rupilio colonizzarono il territorio e venne inserito nell’ ordinamento della provincia di Sicilia voluto da Cicerone (civitates decumanae). L’assenza di ritrovamenti post-romani testimonia l’abbandono definitivo dell’area alla fine del I sec. a.C. Solamente nel V sec. d.C. venne costruita una basilica funeraria.

Dello stesso periodo risalgono alcuni fori in arcosolio paleocristiano scoperti durante le ricerche. Il ritrovamento più importante è senza ombra di dubbio il teatro. È datato al IV secolo a.C. Sul terrazzo sommitale sono visibili i resti di un santuario dedicato a una divinità femminile.

La cavea è costruita in conci di marna a 10 gradoni e divisa in 9 settori da scalette (consentivano lo spostamento degli spettatori).

L’ambulacro attorno all’orchestra è ricavato nella roccia e separava la prima fila di sedili con braccioli e schienale destinati alle autorità (proedria). E’ possibile scorgere il canale di scolo delle acque detto “euripo”. In assenza dell’edificio scenico, l’ipotesi più accreditata è che fosse di legno.

La città era protetta da una cinta muraria (circa 6 km) che raggiungeva il fiume Platani. Dell’intero abitato, a Sud del teatro, è stato portato alla luce un intero settore. Risalta sicuramente la differenza degli strati (2) delle abitazioni. Un primo strato appartiene al periodo ellenistico e l’altro, a quello romano repubblicano.

Due strutture differenti e contraddistinte da diversi particolari. L’edificio A è a un piano con cortile fornito di grande cisterna. A Nord di quest’ultimo è presente un sacello domestico. La pavimentazione è in cocciopesto. Nell’edificio B sono presenti due piani e varie stanze. Le pareti sono rivestite di intonaco dipinto.

Le caratteristiche di entrambe si arricchiscono di ulteriori spunti e tracce conservate presso l’Antiquarium. Si trova accanto al sito archeologico e custodisce ceramiche, vasellame, statuette fittili, arnesi e arredi tombali scoperte nel tempo.

La zona archeologica è stata investita da un gravissimo fatto di cronaca.

Alcuni anni orsono sono stati scoperti almeno trenta scavi abusivi. I tombaroli, in piena notte, hanno cominciato a scavare a caccia di utensili preziosi da vendere ai collezionisti privati. Inoltre - nel 2019 - dopo un sopralluogo è stata evidenziata la pessima situazione in cui versava il teatro.

Il Parco archeologico paesaggistico della Valle dei Templi ha stanziato una cifra pari a 300mila euro da utilizzare per interventi di manutenzione straordinaria.

Eraclea Minoa si unisce a un percorso archeologico che risalta l’importanza dei contatti tra Occidente e Oriente durante il periodo miceneo. Aree, zone, siti e parchi che rappresentano una base solida per costruire e programmare il rilancio turistico della Sicilia.
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