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L'archivio del "sarto poeta" trova casa a Venezia: la presentazione alla Fondazione Cini

A giugno tutta la produzione del drammaturgo Franco Scaldati ha lasciato il capoluogo siciliano alla volta della Fondazione "Giorgio Cini". Ecco quando verrà presentato

  • 4 novembre 2020

Franco Scaldati - foto di Pietro Motisi

Qualche mese fa, giugno per l’esattezza, un furgone pieno di "scritti d’arte" lasciava Palermo per giungere alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

Qui sarà custodita tutta la produzione del "sarto poeta" Franco Scaldati, attore e regista italiano, considerato uno dei principali esponenti della drammaturgia nazionale del ‘900.

In questi mesi l’archivio - che conta una sessantina di faldoni con materiale documentale perlopiù inedito come copioni, note e scritti autografi, rassegne stampa, corrispondenza, documenti vari e locandine - ha preso forma e verrà presentato ufficialmente il 10 novembre con un appuntamento online sui canali social, organizzato con l’Istituto per il Teatro e il Melodramma.

Non senza polemiche questo patrimonio culturale ha lasciato il capoluogo siciliano, donato dai figli di Scaldati alla Fondazione Cini affinchè lo custodisca, salvaguardandolo e promuovendolo al contempo, circostanza che dal 2013, anno della morte di Scaldati, non ha trovato nessuna possibilità di concretizzarsi a Palermo.
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Nei giorni antecedenti la partenza per Venezia, attori, maestranze e gente comune hanno manifestato il loro disappunto - è spuntato anche un murales realizzato all’interno della cittadella universitaria con una frase simbolo del drammaturgo - invitando le istituzioni a trovare una collocazione in città per il lascito del drammaturgo, ma così non è stato.

Oggi la nuova dimora dell’opera scaldatiana si trova a Venezia, accanto alle altre sezioni degli archivi siciliani in cui figurano anche quelli di Santuzza Calì e Michele Canzoneri.

«A che serve il teatro? È una forma d'arte che implica immediatamente l'uomo, che obbliga a vivere, a incontrarsi e scontrarsi», sosteneva Scaldati.

Unico nel suo genere ha lasciato testimonianza di un teatro animato prima di tutto dall’umanità viscerale della gente comune, degli ultimi, resi personaggi di un copione scritto con le pagine della vita degli angoli di Palermo.

Un teatro scomodo per certi versi e, a suo modo, d’élite, non per tutti; un terreno dove la poesia più sublime incontra la solitudine, la rifelssione e anche il turpiloquio, senza per questo perdere di significato o qualità.

Tanti i riconoscimenti ottenuti in vita da Scaldati tra questi il Premio TTVV Riccione per il Teatro diretto da Franco Quadri per “Assassina” (1987); il Premio Speciale Ubu per “Il pozzo dei pazzi “(1989) e per “La locanda invisibile” (1997). Negli anni Novanta, poi, con il Laboratorio Femmine dell’Ombra, opera nei quartieri più poveri della città di Palermo.

Al 2002 risale la nascita della sua omonima compagnia, tuttora attiva sotto la direzione artistica di Melino Imparato, con la quale ha lavorato fino al 2013, anno della sua scomparsa.

Da allora alcuni attori hanno preso, sempre con grande rispetto, il testimone della opera scaldatina.

Franco Maresco - autore anche del film sulla vita e opere di Scaldati dal titolo "Gli uomini di questa città io non li conosco" - che ha curato la regia teatrale di “Tre di coppie” o Enzo Vetrano e Stefano Randisi, indimenticabile l’ultima loro regia, e messa in scena, a Palermo di “Ombre folli”, che per questa presentazione ufficiale, presso il Teatro di Ca’ Foscari di Venezia, proporranno lo spettacolo "Totò e Vicé".

All’incontro del 10 novembre prenderanno parte Maria Ida Biggi (Istituto per il Teatro e il Melodramma, Università Ca’ Foscari di Venezia), Valentina Valentini (Università La Sapienza di Roma) e Viviana V.F. Raciti (Università degli Studi di Roma Tor Vergata); accanto ai loro interventi, le preziose testimonianze dei figli Gabriele e Giuseppe Scaldati e di Melino Imparato, storico collaboratore, attore e direttore artistico della Compagnia Franco Scaldati.

Nel corso dell’incontro sarà presentato un montaggio video con interviste e brevi interpretazioni dello stesso autore; saranno inoltre mostrate immagini dei materiali che compongono l’archivio.
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