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La gigantesca opera di Burri ha il suo museo: nasce Il Museo del Grande Cretto (ed è utile)

Dove una volta c'erano le macerie del terremoto Burri ha cementificato, rendendo immortale la città fantasma di Gibellina: nasce un museo per l'opera di land art

Balarm
La redazione
  • 24 maggio 2019

Il "cretto" di Burri o "cretto di Gibellina" è il nome con cui viene chiamato il "Grande Cretto": un'opera di land art (considerata la più grande al mondo) realizzata site-specific dall'artista Alberto Burri (1915 -1995) tra il 1984 e il 1989.

L'opera si trova nel luogo in cui sorgeva la città vecchia di Gibellina, rasa al suolo dal terremoto del Belice del 1968: da venerdì 24 maggio 2019 il cretto "diventa" Museo, nasce infatti il Museo del Grande Cretto, un progetto costituito da fotografie, documentazioni storiche, plastici e proiezioni che raccontano la nascita e la genesi del Grande Cretto.

Burri progetta questo gigantesco monumento che consiste nel ripercorrere le vie e vicoli della vecchia città: dove una volta c'erano le macerie del terremoto Burri ha cementificato, rendendo immortale la città fantasma di Gibellina. Dall'alto l'opera appare come una serie di fratture di cemento sul terreno.
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Ogni apertura dentro alle quali i visitatori passano, è larga dai due ai tre metri mentre i blocchi sono alti circa un metro e sessanta: la superficie è di circa 80mila metri quadrati e dista circa 350 metri dai resti dei ruderi di Gibellina.

Con la nascita del Museo si fornisce al visitatore del "Grande Cretto" un importante strumento documentaristico per comprendere meglio e vivere l'opera che ha una genesi creativa originale e che ha alti significati simbolici sul piano artistico ed antropologico.

La genesi dell'opera si fa risalire alla distruzione della città di Gibellina (oggi chiamata Gibellina Vecchia) provocata dal terremoto del 14 gennaio 1968: la potenza del terremoto distrusse completamente la città, lasciando la maggior parte delle famiglie senza tetto.

Diverse le sezioni narrative proposte: "Gibellina prima del terremoto del 1968", "Dalla tragedia alla rinascita" e poi l'ampia sezione dedicata alla "Nascita del Grande Cretto e i suoi progetti".

A conclusione del percorso il Museo propone uno "spazio video" con la proiezione di due opere dedicate al "Grande Cretto", quella di Petra Noordkamp, presentata nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York in occasione della grande retrospettiva dedicata a Burri "The Trauma of Painting" e il cortometraggio "Alberto Burri, la vita nell'Arte" di Davide Gambino e Dario Guarneri, una produzione del Centro Sperimentale di Cinematografia, sede Sicilia, del 2011.

Di particolare importanza è la donazione al Comune di Gibellina di due acquerelli raffiguranti il "Grande Cretto" opere realizzate nel 1992 dal maestro Gianbecchina e donati da Alessandro Becchina presidente dell'Archivio Gianbecchina.

L'opera venne realizzata parzialmente in una prima fase tra il 1985 e il 1989; il completamento è arrivato solamente nel 2015, in occasione del centenario della nascita di Burri.[5]

"Andammo a Gibellina con l'architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l'idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest'avvenimento". (Alberto Burri, 1995)

Come si arriva al cretto: percorrendo la Strada statale 119 di Gibellina nel tratto che interseca la riserva naturale integrale Grotta di Santa Ninfa, tra questa e il paese di Salaparuta, oppure dall'Autostrada A29 in direzione Mazara del Vallo.
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