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La magia (del sale) è nelle sue mani: in un borgo delle Madonie c'è uno scultore unico

Le opere di Gianfranco Macaluso hanno un'anima, comunicano a chi ha la sensibilità per poterle ascoltare. Unendo arte e innovazione riesce a creare in un modo nuovo

  • 27 agosto 2021

Per Gianfranco Macaluso era già scritto nelle stelle di quella Bompietro che lo ha visto crescere. Non poteva che diventare uno scultore, lui che dalla materia è sempre riuscito a plasmare forme. Fin da quando, all’asilo, realizzò col pongo un cagnolino che la maestra, sbalordita dalla perfezione, decise di esporre nella bacheca della scuola.

«Artisti si nasce o si diventa?» è la domanda che quindi Gianfranco si pone mentre parla del suo percorso, ma alla quale non sa dare una risposta precisa. Ciò di cui è certo è che la sua «è una dote innata», non solo una semplice passione.

Un talento che ha potuto coltivare grazie alla famiglia e agli enormi sacrifici di un padre appassionato di teatro che, però, non ha mai potuto intraprendere quella strada. «Mio padre era un idraulico e io sono il terzo di cinque figli» - ci spiega - «Nonostante vivessimo con un solo stipendio, lui ha creduto in me e mi ha “regalato” ciò che non era riuscito a realizzare per sé, facendomi studiare».
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Se quindi, come diceva Pablo Picasso, «tutti i bambini sono degli artisti nati, ma il difficile sta nel restarlo da grandi», questo sicuramente non è il caso di Gianfranco che oggi, dopo tanto impegno e una laurea in Accademia di Belle Arti, è uno scultore professionista felice di esserlo.

Apprezzato e amato dappertutto, tanto che le sue opere sono esposte in vari musei, non ha comunque messo da parte la sua Bompietro. È anche grazie a quel piccolo borgo delle Madonie, infatti, che ha «imparato ad apprezzare le piccole cose della vita, sfruttandole come espedienti nella sua quotidianità» e utilizzandole nella sua arte.

Un’arte che gli appartiene e che, fino a quando avrà la forza e l’energia, farà parte di sé, ne è sicuro. Perché il piacere che prova durante l’esecuzione delle sue sculture è unico e indescrivibile: «Quando le mie mani sono a contatto diretto con la materia, mi estranio e non mi rendo neanche conto del tempo che scorre. Come quando leggi un libro e ti fai prendere totalmente dalla storia tanto da diventare anche tu un personaggio…».

«Uno scopo» vero e proprio, il suo, che lo fa alzare la mattina col desiderio di studiare, conoscere, scoprire, elaborare. Così nasce la tecnica innovativa di cui ci racconta con passione: «È una tecnica mista ottenuta dalla combinazione di più tecniche, in cui si utilizzano tasselli di marmo o di qualsiasi altro materiale, vetroresina e una struttura metallica interna. In questo modo si possono realizzare tutte le forme, dalle più grandi alle più piccole, senza i vincoli che i materiali stessi impongono e, peraltro, a un costo più contenuto».

Insomma, Gianfranco non smette mai di stupirsi e meravigliarsi. Non smette mai di sfidarsi e di confrontarsi con se stesso e con gli altri. Come quando si è sperimentato con il sale e ha realizzato ben tre opere che adesso si trovano al Museo d'arte contemporanea Sotto Sale di Raffo. «L’esperienza è stata speciale perché il sale generalmente non si usa per la scultura, dato che corrode gli strumenti che servono per scolpire e modellare. Però sono riuscito comunque a capire come usarli e a quel punto ho perfino immaginato la scultura di sale più grande al mondo. Peccato nessuno abbia ancora accolto il mio progetto, che potrebbe entrare nel guinness dei primati». E non solo. Perché il bompietrino ha in cantiere anche un’altra idea, una croce di 15 metri da posizionare sulla montagna di un paese vicino al suo, e varie altre immagini a cui darà presto vita.

Perché le sue opere hanno un’anima, comunicano a chi ha la sensibilità per poterle ascoltare. E parlano della sua esistenza, della filosofia, della religione, di tutte quelle esperienze che lo hanno «condizionato, fatto maturare e crescere». Oggi si chiede che senso abbia vivere senza un obiettivo, come ci si possa realizzare soltanto con i soldi ma senza un sogno verso cui tendere. Lui ne ha uno, di guadagnare l’essenziale attraverso la sua arte, ma si sente già fortunato perché, anche se non è ricco, ha trovato la sua vera ricchezza nella scultura. Forse dovremmo fermarci e prendere esempio dalle sue parole.

Intanto, se ne avete voglia, Gianfranco sarà felice di accogliervi e raccontarvi i suoi pensieri e le sue opere nel suo laboratorio a Bompietro. La sua porta sarà sicuramente aperta il 28 agosto e il 4 settembre dalle 17 alle 19 in occasione della manifestazione “I Borghi dei Tesori”. Con un contributo di 5 euro potrete entrare nel mondo visionario e concreto di un artista che vale la pena conoscere.
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