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Laghetti, sentieri e vecchie locande: le idee per far rinascere Piano Battaglia e Zucchi

Uno specchio d’acqua calma, in cui si specchiano aceri, faggi e pioppi, i camini spenti di alcune case, la fitta vegetazione interrotta soltanto da una verticale parete di roccia

  • 22 ottobre 2018

Uno scorcio di Piano Zucchi (foto Gianluca Patti)

Uno specchio d’acqua calma, in cui si specchiano aceri, faggi e pioppi, i camini spenti di alcune case sbucano dalla fitta vegetazione interrotta soltanto da una verticale parete di roccia biancastra.

Non stiamo parlando di un angolo delle Dolomiti ma delle Madonie ed in particolare del Laghetto di Mandria del Conte, il piccolo bacino artificiale creato negli anni Settanta, oggi meta di numerosi turisti ed appassionati di fotografia.

Un luogo idilliaco ma totalmente abbandonato, esattamente come i suoi dintorni. Piano Zucchi e Mandria del Conte nascono sul finire degli anni Sessanta come meta di villeggiatura per numerosi palermitani.

L’area non era ancora soggetta a vincoli di tutela, non esistendo il Parco Regionale delle Madonie, pertanto con l’idea di creare un piccolo polo residenziale senza eccessive cementificazioni, alcuni proprietari terrieri iniziarono a lottizzare e costruire a monte della strada provinciale.

Nacque così un primo nucleo abitativo a cui, verso la metà degli anni Settanta, i residenti aggiunsero un piccolo invaso artificiale, sbarrando le acque del Torrente Madonie: nacque così il piccolo laghetto, nel tentativo di dare "valore" al territorio. Un tentativo, appunto, visto che ben presto iniziarono diverse speculazioni edilizie, proprio a monte del laghetto, con la realizzazione di villette costruite raggirando vincoli di cubatura.
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Abbandonate, lasciate incomplete e poi vendute dal tribunale amministrativo, furono oggetto di successive sanatorie che consentirono di ultimarle esattamente come appaiono oggi: ben più ampie dei vincoli iniziali.

Nel frattempo la zona stava subendo di riflesso il boom turistico degli impianti di risalita di Piano Battaglia che, tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, faceva segnare presenze da record con oltre 20mila persone nei fine settimana invernali.

Nacquero così gli alberghi della valle: la Baita del Faggio, la Montanina, la Marmotta ed il mitico Rifugio Orestano, quest’ultimo in realtà realizzato come bivacco montano dal Club Alpino Siciliano negli anni Cinquanta e poi ampliato ed affidato in gestione alla famiglia Mogavero.

Un periodo d’oro, che però non durò a lungo. Già dalla fine degli anni Ottanta la chiusura delle prime strutture, in primis la Marmotta, tra l’altro una delle prime costruzioni ad essere realizzate nella valle, poi la Montanina, chiusa negli anni Novanta ed oggi ancora lasciata in uno stato di pietoso abbandono, e poi in ultimo il Rifugio Orestano, divorato da un incendio nel 2008.

Un de profundis, considerato che allo stesso tempo anche molti residenti hanno pian piano ridotto le proprie visite, scegliendo probabilmente come meta di vacanze altre località.

Una situazione che ha portato un profondo degrado, oggi reso evidente dai pali della luce divelti, dai cavi elettrici penzolanti, dall’immondizia lasciata alla mercé degli animali selvatici, fino a porte e finestre divelte di case private che diventano meta di vandali e ladri.

La zona dunque versa in uno stato che definire pietoso è quasi farvi un complimento e gli unici turisti che si fermano, come ricorda un gruppo di residenti oggi riuniti nel gruppo facebook Piano Zucchi, sono proprio quelli che vengono a scattare una foto al laghetto per poi subito ripartire.

Eppure la zona di attrattive ne offre veramente tantissime: a cominciare dallo specchio d’acqua, oggi di proprietà dell’Ente Parco delle Madonie, e dove, con le dovute autorizzazioni, si potrebbe realizzare una postazione per piccole imbarcazioni ad energia solare o canoe (come in alcuni laghi cittadini di grandi metropoli).

Per non parlare dei sentieri: Mandria del Conte è un’ottima base di partenza per bellissime escursioni alla Valle della Giumenta, a Piano Cervi, o a Piano Battaglia e potrebbe essere base e tappa di una rete di ciclovie da mettere in connessione con la seggiovia di Piano Battaglia.

Avete altre idee? Provate a proporle, scrivendo a redazione@balarm.it.
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