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Le Isole minori siciliane "modelli" per la sostenibilità: che succede, tra luci e ombre

Seppur virtuose esistono criticità, Legambiente e i ricercatori del CNR puntano sull’attuazione di un nuovo Piano nazionale, per ottenere dell'energia pulita

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 8 giugno 2025

Le falesie di Pantelleria

La transizione ecologica continua a essere uno dei principali obiettivi delle attuali politiche ambientali nazionali ed europee, ma secondo numerose associazioni ambientaliste e vari studi va a rilento, in particolare nei piccoli Comuni, come segnalato dall’ultimo rapporto sulle “Isole Sostenibili” di Legambiente e del CNR.

Questo report è stato recentemente presentato all’ultimo "Green Med Expo & Symposium" di Napoli, in cui si è parlato delle varie sfide ambientali che continuano a impensierire amministratori, ambientalisti e semplici cittadini, tra cui le modalità del recupero dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, il consumo di suolo, l’inquinamento provocato dai trasporti, la produzione di energia e i sistemi di depurazione delle acque.

Molteplici sono i dati sconfortanti che continuano a preoccupare gli esperti. Prendendo in considerazione esclusivamente le isole minori italiane, tra il 2020 e il 2022 le perdite d’acqua sono salite al 42,3% (11,8 milioni di m³) - il 2,6 % in più rispetto a 7 anni fa – mentre il consumo di suolo ha raggiunto i 7,8 ettari.

«Nel 2023, inoltre, solo 7 delle 26 isole analizzate erano connesse alla rete elettrica nazionale, mentre le altre 19 erano ancora dipendenti da costosi e inquinanti gruppi elettrogeni a gasolio» hanno dichiarato gli ambientalisti all’interno di una dichiarazione stampa.

Non decolla neppure la raccolta differenziata, uno degli obiettivi più urgenti per molte delle isole italiane. Nel 2023 si attestava infatti al 58%, un incremento di appena il 2% rispetto al 2022 e molto al di sotto rispetto all’obiettivo europeo del 65% entro la fine del 2030. Da questo punto di vista, tuttavia, è possibile fornire qualche buona notizia, riguardanti le comunità siciliane.

Ustica e Favignana risultano le due isole minori che differenziano le maggiori quantità di rifiuti, con il 93 e l’85% di rifiuti differenziati. Per quanto riguarda invece le perdite d’acqua, Pantelleria e le Pelagie perdono complessivamente il 67% e il 58% delle risorse idriche, mentre il 22,5% della popolazione nazionale delle isole italiane non è ancora servito da una vera e propria rete fognaria. Un problema che sta causando gravi forme d’inquinamento agli ecosistemi marini.

«Infine, la mobilità risulta dominata dall’uso individuale dell’auto e da una presenza marginale del trasporto pubblico» dichiarano sempre gli ambientalisti di Legambiente.

«Secondo i dati aggiornati dell’ACI, sono 186.399 i veicoli privati circolanti, a fronte di circa 188.000 residenti, mentre gli autobus pubblici sono appena 398, 0,2 ogni 100 abitanti. Per di più il parco auto è obsoleto: in media il 61% dei veicoli è di classe Euro 4 o inferiore, con punte del 73% a Pantelleria e 72% nelle Pelagie e a Salina».

Per tentare di superare queste criticità, Legambiente e i ricercatori del CNR auspicano l’attuazione di un nuovo Piano nazionale, fondato sull’ottenimento di energia pulita (tramite lo sviluppo delle rinnovabili), sulla tutela e gestione delle risorse naturali, l’innovazione e la digitalizzazione.

«È il momento di imprimere una svolta decisa, valorizzando i progressi fatti – come l’aumento del fotovoltaico e le buone pratiche locali – e affrontando con urgenza le criticità ancora presenti: dalla dipendenza energetica dai combustibili fossili ai ritardi nella gestione idrica e dei rifiuti, fino alla mobilità» ha dichiarato Francesco Petracchini, Direttore Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del CNR.

Solo così «le isole minori possono diventare modelli di sostenibilità per tutto il Mediterraneo. Come CNR, siamo pronti a fare la nostra parte con ricerca, dati e innovazione».
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