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Le lunghe code al Santa Monica di Palermo: per vent'anni è stato il "pub delle comitive"

Era un luogo ben arredato in stile rustico, così elegante e raffinato che sembrava casa. C'era voglia di ritrovarsi, parlarsi, brindare, ridere tutti insieme

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 12 dicembre 2023

Il pub "Santa Monica" a Palermo

Tra il '95 e l'inizio del nuovo millennio, aprì un bel posto a Palermo, a due passi dalla via Libertà, in via Enrico Parisi, 7. Scendendo i gradini, già dal baglio antistante il locale, si potevano notare, dalle piastrelle alle piante scelte, quanta cura c'era in un posto dove sicuramente saresti tornato.

Sorgeva al posto dell'"American bar" dei primi anni '80, uno dei primi "chitarra bar" della città; nei social Billo Arcuri lo ricorda così: «Ci suonavo insieme a Salvo Mignosi, Mandreucci e Vella, Pippo Pitarresi».

Santa Monica pub era un luogo ben arredato in stile rustico, così elegante e raffinato che sembrava casa. Quell'arredamento e quell'aria così familiare fecero di quell'ambiente l'appuntamento fisso per intere comitive con tavoli lunghi ricchi di primi piatti, come le "linguine mari e monti", e "pasta panna e salmone", quest'ultima spesso servita in notturno per chi andava al Santa Monica pub all'uscita della discoteca.
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Ma veniva servito anche il filetto al pepe verde, cavallo di battaglia della cucina oltre ai panini, le crepes al gelato gusto fragola, magiche bruschette, vini e birre di qualità.

Scene di un sabato sera magari di quelli dove in tv giocava l'Italia e in quella sala piena di confort potevi guardare quella partita insieme aigli amici di sempre.

Fabio Lo Cascio, il proprietario, ricorda così la realtà di una famiglia che ha fatto impresa nella ristorazione: «anche se era una ditta individuale, mia mamma e mio papà hanno collaborato per anni aiutandomi in cucina e nell'approvigionamento».

C'erano gli spazi per una serata romantica e soprattutto nella terrazza coperta venivano riservati dei tavoli con tanto di lume di candela, dove sarebbero sbocciati molti amori e per la sera di "San Valentino" quel posto sarebbe stato un must.

Al "Santa Monica pub" c'era voglia di ritrovarsi, parlarsi, brindare, ridere e sorridere, ambiente sano e serate semplici.

Erano tempi in cui lo smartphone cominciava a spopolare ma erano anche anni in cui non c'era ancora la "dipendenza" dai social di questo tempo. Trionfava "l'aperitivo", una tradizione ereditata dal nord Italia e quel posto sembrava perfetto per cocktail e patatine. Non è mancata la bella musica palermitana, e le sue chitarre da Sergio Munafo' a Vincenzo Palermo.

E non solo. Da Claudio Giambruno (sax) ai musicisti dell'Orchestra del Teatro Massimo, Orchestra Jazz Siciliana, Orchestra Sinfonica. Fabio Lo Cascio ricorda nostalgico: «Vennero pure alcuni elementi dei Berliner; in particolare il primo e il terzo corno francese».

E anche se il locale ha chiuso i battenti la musica nella vita di Fabio Lo Cascio non si è fermata, infatti l'ex ristoratore, oggi sassofonista, afferma così: «Mi sono appassionato così tanto che sono diventato musicista anch'io».

E a proposito di musica c'è qualcuno come Massimiliano Formisano che nei social ricorda così: «Il trio Babbaluci folk e popolare siciliano suonava sugli scalini, nella discesa, a sorpresa».

Al centro del locale c'era un bar in buona sintonia con il resto dell'arredamento. Traboccava di calici e di birra soprattutto alla spina. Un'attività e un punto di ritrovo. Lunghe code nel marciapiede di via Parisi e nel giardino d'ingresso prima di potersi sedere.

Prenotare era obbligatorio. La pandemia, purtroppo, non consentirà la riapertura del "Santa Monica pub". «Quando ci dicevano - 'state tutti a casa' - io morivo, accumulando affitti e contributi».

«Resta solo un crogiolo di esperienze umane incredibili a prescindere dall'aspetto commerciale», ammette Fabio. Infatti c'è chi ha chiesto di potere conservare persino l'insegna dismessa!

Lo Cascio continua con un mood nostagico: «Santa Monica pub mi ha dato la possibilità di conoscere la solitudine di tante persone che venivano durante i periodi festivi ed eleggevano il mio locale come un posto dove avere rapporti umani».

Fabio Lo Cascio è stato un ristoratore accogliente nel vero principio di convivialità.
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