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Le sue opere hanno fatto rinascere Gibellina: addio al maestro Arnaldo Pomodoro

Morto all'età di 99 anni. Considerato uno dei più grandi esponenti della scultura contemporanea italiana, lascia un'eredità importantissima alla Sicilia

Anna Sampino
Giornalista
  • 23 giugno 2025

Arnaldo Pomodoro (foto da Fondazione Arnaldo Pomodoro)

Con le sue opere è stato tra gli artisti che hanno segnato la rinascita di Gibellina. È morto ieri (domenica 22 giugno) Arnaldo Pomodoro, all'eta di 99 anni, a Milano. A darne notizia è la Fondazione che porta il suo nome.

«Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie - lo ricorda Carlotta Montebello, direttore della Fondazione - Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa».

Nato il 23 giugno 1926 a Morciano di Romagna, si è spento proprio alla vigilia del suo 99° compleanno.

Pomodoro viene considerato uno dei più grandi esponenti della scultura contemporanea italiana. È famoso soprattutto per le particolari sfere di bronzo, il materiale che predilige per le sue opere, che si scompongono, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca e alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell'interno.

In Sicilia ha lasciato un segno indelebile, essendo tra i grandi artisti che con le loro sculture hanno reso possibile la rinascita di Gibellina, dopo il devastante terremoto del 1968. Le celebri "Macchine Sceniche", scenografie de "L'Orestea" di Eschilo, oggi esposte nel Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi presso il Baglio Di Stefano.

Si tratta delle quattro sculture in vetroresina rivestite a foglia d’oro utilizzate per introdurre in scena i personaggi di Clitennestra, Agamennone, Egisto e Cassandra nell’Agamènnuni del 1983 di Emilio Isgrò: prima tragedia della trilogia de L’Orestea di Eschilo.

«La mia idea è l’invenzione di alcuni grandi simboli. Essi sono come aloni - scriveva Pomodoro delle sue opere -, casse di risonanza della tradizione, monumenti nella piazza stessa dove si recita nuovamente la tragedia».

Altre sue opere, sono presenti a Gibellina nel museo en-plein air che è un unicum: la “Ragnatela”, scultura in vetroresina, e l’ ”Aratro per Didone”, altro elemento di scena in rame, ferro e tufo, realizzato nel 1986,

«Arnaldo Pomodoro è stato un grande artista e lascia un'eredità importantissima a Gibellina e alle Orestiadi. Senza la sua figura il progetto d'arte che ha permesso la rinascita post-sisma non sarebbe esistito - lo ricorda Alfio Scuderi, direttore artistico del Festival delle Orestiadi di Gibellina - La sua morte ci lascia un vuoto incolmabile, tanto più che avviene pochi giorni prima dell'apertura della 44° edizione del Festival delle Orestiadi, che molto deve ad Arnaldo.

Non solo - aggiunge Scuderi - Gibellina si prepara a essere Capitale italiana dell'Arte contemporanea 2026, importante riconoscimento per il quale non si può che dire grazie alle opere di Pomodoro».

Il terremoto ha lasciato ferite indelebili: cambiò la topografia e la mappa dei borghi abitati. Nulla fu poi come prima. Arnaldo Pomodoro insieme con altri artisti accorse nel Belìce e avviò un percorso di rinascita che vide in Gibellina il suo punto nevralgico. L'arte come strumento per ri-partire. Era questo il senso della sua arte: uno strumento con cui costruire il futuro. Non a caso la Fondazione che porta il suo nome è oggi un laboratorio attivo "in continuo divenire".

«Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum - diceva Pomodoro -. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile...».

«Continueremo ad operare secondo la volontà del fondatore - dice il direttore della Fondazione, Carlotta Montebello -, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società. Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti».
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