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Lo scambi per un vulcano, prende il nome da un eremita: dov'è in Sicilia "U San Caloriu"

Si dice che l'asceta qui lasciò impressa l’impronta del piede nella roccia e così nacque una sorgente d'acqua limpida a fronte di quella scura, creata dal diavolo

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 17 marzo 2024

Il monte "San Caloriu" la vista dalla vetta della Costa di Lascari (foto di Mario Giunta)

A Termini è la montagna che tutti conoscono con questo nome! Maestoso e nel contempo affascinante il monte San Calogero meglio conosciuto dai termitani come "U San Caloriu" rappresenta un autentico baluardo del patrimonio naturalistico e archeologico del territorio.

È il monte San Calogero in epoca antica conosciuto con il nome Eurako. Dalla vetta oltre ad ammirare le Isole Eolie e quella di Ustica, si possono distinguere i sistemi montuosi dei Nebrodi e delle Madonie, Monte Cammarata e Monte Pellegrino. Per gli appassionati che conquistano la vetta, il paesaggio è mozzafiato: sembra di "volare".

Con i suoi 1326 metri dal livello del mare è la montagna che domina il golfo di Termini Imerese, il passante che lo ammira per la prima volta, probabilmente, lo scambierebbe per un "vulcano dormiente", anche se in realtà non lo è mai stato.

La tradizione ci riferisce che intorno al secolo IV d.C. un eremita greco, seguace della regola di San Basilio, si rifugiò, a causa delle persecuzioni degli imperatori Diocleziano e Massimiliano, su questo monte.
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Calogero, questo era il suo nome, era un eremita che osservò rigide regole di penitenza e privazioni con il principale scopo di evangelizzare il territorio di Terme e Caccamo.

Secondo gli storici, durante il suo soggiorno nel territorio imerese, si racconta che scacciò i diavoli che infestavano le sorgenti di acqua in cima al monte. Sembra che nel modo di mandarli via lasciò impressa l’impronta del piede nella roccia favorendo una nuova sorgente limpida a fronte di quella amara fatta sgorgare dal diavolo.

Un’altra leggenda ci informa che una delle sorgenti d’acqua è di colore scuro perché in essa un giorno si dissetò il demonio mentre si aggirava in prossimità del rifugio del Santo per attuare una delle sue solite tentazioni.

Di particolare interesse archeologico è un breve tratto di muro megalitico, che per il suo spessore è conosciuto come "Mura pregne" sito proprio alla base orientali del monte. Questo muro probabilmente era posto a protezione di un villaggio preistorico.

Nelle vicinanze esiste anche un piccolo dolmen probabilmente più antico. Nel XIV secolo le cronache di quel tempo riferiscono di una diatriba fra Termini e Caccamo per il possesso del monte.

Tutto iniziò quando il Signore di Caccamo, Manfredi Chiaramonte, si impossessò arbitrariamente dell’altura, a quel tempo ricoperto da un immenso bosco. I Termitani indignati dal gesto arbitrario e preoccupati delle ripercussioni economica che la città avrebbe avuto, inviarono una delegazione al castello di Caccamo.

Il signore nonostante le legittime rivendicazioni, avvalorate da documenti dove si deduceva il reale diritto di proprietà, non volle tenere conto delle richieste.

I termitani dinnanzi a tale atteggiamento furono costretti ad appellarsi all’autorità regia. Dovettero attendere fino al 1392 quando la città di Termini ottenne giustizia grazie al re Martino che diede ragione ai termitani costringendo il signore di Caccamo a restituire i territori ai legittimi proprietari.

Qualche secolo dopo, nel XVI secolo, sulla vetta del monte i termitani realizzarono una piccola chiesa dedicata a San Calogero, di cui ancora oggi sono visibile pochi ruderi. Gli anziani riferiscono, che fino alla metà del secolo scorso, era custodita una statua del santo, scolpita nella pietra, che qualche sconsiderato ha scagliato nell’impluvio del "canalone del diavolo".

Dal 1998, con decreto dell'assessorato regionale del territorio e dell'ambiente, l’intero massiccio montuoso è considerata un'area naturale protetta ricadente nei territori di Caccamo, Sciara e Termini Imerese.

Dal punto di vista geologico le rocce prevalenti sul monte San Calogero sono di origine calcari e dolomie, che hanno subito l’erosione e il modellamento da parte degli agenti naturali e che presentano, specie verso la cima, un aspetto molto inciso, ripido ed inaccessibile in contrasto con l’aspetto morfologico delle zone a bassa quota, in cui prevalgono formazioni geologiche di natura argillosa o calcareo-marmosa.

Di particolare interesse è una propaggine del versante nord occidentale del monte, che ricade all’esterno dell’area della riserva, denominato "Poggio Balate" con la presenza di abbondanti mineralizzazioni a Florite e Barite.

La vegetazione è principalmente dominata da piante legnose come i Lecci, gli Eucalitti e la Roverella, mentre le essenze arbustive più diffuse sono Sammacco, la Ginestra e l’Oleandro.

Anche la fauna è frequentata da molti uccelli migratori come le Capinere, i Luì, le Sterpazzole, i Colombacci, che trovano rifugio nella vegetazione del bosco.

Altre presenze faunistiche sono costituite da Ramarri, Conigli selvatici, Volpi, Donnole, qualche esemplare di Martora, l’Istrice ed in numero esiguo la Lepre. Rara è la presenza dell’Aquila reale che utilizza questo luogo per la nidificazione.

Il legame del monte che sovrasta la piana di Buonfornello, con la comunità della città delle Terme ha sempre svolto un importante influenza, infatti, lo si ritrova nel simbolo civico della città.

Lo stemma di Termini Imerese ritrae un maestoso monte sulla cui sommità notiamo San Calogero (il primo patrono della città), alle falde dell'altura si riconoscono due figure: a sinistra una "fanciulla" con cornucopia (forse la ninfa Himera per Cicerone), a destra un uomo anziano con un libro in mano identificato con il poeta arcaico Stesicoro. Al centro tra questi due personaggi è disegnata una capretta.

«Si tratta di un imponente massiccio con un’ampia dorsale. Percorrerla è decisamente spettacolare soprattutto al tramonto», dice Mario Giunta, appassionato e frequentatore del San Calogero «esistono vari percorsi che permettono di raggiungere la cima e in particolare da Sciara, San Giovanni Caccamo e da Piano Santa Maria sul versante di Caccamo.Per me ogni volta che raggiungo la vetta è sempre una grande emozione».
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