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Lotta 15 anni con una sindrome rara e non si arrende: Irene, che scrive versi per gli ultimi

Una sindrome poco conosciuta l'affligge per 15 anni ma lei riprende la sua vita e la dedica a temi come la Shoah e la lotta alla violenza sulle donne

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 9 marzo 2023

Irene catarella

Catarella sa di purezza, come il cognome di quel semplice personaggio raccontato da Camilleri nel Commissario Montalbano. Infatti, Irene Catarella, come lei stessa racconta, nasce a Palermo nel '74, ma i suoi familiari erano originari di Cammarata e San Giovanni Gemini, due località in provincia di Agrigento, luoghi molto vicini a quelli narrati dal grande maestro siciliano.

«Cresco in questi luoghi per tutta la mia adolescenza», dice la poetessa. A 18 anni, quando sta per iniziare gli studi universitari a Palermo, scopre di essere affetta dalla 'sindrome di Mèniere', un malessere che provoca crisi di vertigini ricorrenti, acufeni e sordità, ma soprattutto la sensazione di avere un corpo estraneo vagante nella testa.

Lei lo descrive così «un ronzio pesante e insopportabile per compiere qualsiasi azione». Disturbi che dureranno per circa 15 anni con delle complicanze ma anche delle mancanze che le consentiranno in un periodo molto difficile di mettere a frutto tutta la sua spiritualità e quindi ricercare un motivo a tanta sofferenza studiando l'animo umano.
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Decide di non abbattersi ma di dedicarsi agli sfortunati e agli oppressi, narrando lo Shoah nelle sue poesie e grazie a questo stringe amicizia con Liliana Segre.

«Di fronte a una malattia o si resta vittime o se ne fa un punto di forza creando bellezza e bene per gli altri. Io l’ho fatto attraverso i versi che vogliono essere risvegliatori di coscienze perché trattano temi come la Shoah, la lotta alla violenza sulle donne, molte giornate internazionali, ma anche l’amore del volontariato, l’amore delle relazioni, l’amore per il creato», afferma la Catarella.

Professoressa d’italiano di Scuola Superiore, Cultrice di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università Cattolica di Milano, giornalista, counselor junghiana, esperta della Bibbia e tanto altro, una donna poliedrica che ha creato un nuovo modo di fare poesia dandole una valenza di contemporaneità.

Una donna dotata una forza di volontà molto singolare alla quale piace molto studiare e tra i vari titoli, master e riconoscimenti si laurea in filologia italiana all'Università Cattolica di Milano. Scrive 100 poesie d'amore dedicate alle giornate internazionali come quelle del malato; poesie dedicate al padre e alla pandemia precedute da prefazioni scritte da personaggi pubblici.

Tutte poesie raccolte in un libro intitolato "#CantoAnima" - Mondadori Edizioni, un testo pubblicato anche in inglese e tradotto da Nazarena Tuzzolino. Le ultime due poesie sono scritte in italiano, siciliano e inglese e sono dedicate ai luoghi siciliani di origine: Cammarata e San Giovanni Gemini.

Tante le valide recensioni di "#CantoAnima", da Francesco Alberoni che del lavoro della Catarella dice "la poesia è l’arte che meglio si presta a scavare nelle profondità dell’animo umano, negli abissi dei sentimenti e delle passioni."

E Vittorio Sgarbi aggiunge «la scommessa della Catarella è di fare di espedienti “freddi” e puramente strumentali come questi qualcosa di più duttile e "caldo" dal punto di vista poetico, anche su un piano strettamente grafico, come se al componimento lirico andasse riconosciuta anche una valenza estetica visiva paragonabile a quella dei calligrammi, in modo da renderli in grado di comunicare opinioni, sensazioni ed emozioni a misura non solo del proprio io, campo di competenza per antonomasia della poesia, ma anche di tematiche sociali di stretta attualità».

Silvana Giacobini commenta come «la poesia di Irene Catarella parla del mondo, della società per com’è veramente. Le parole assumono il loro vero significato, facendosi forza le une con le altre, spalleggiandosi in neologismi di estrema potenza semantica».

La copertina raffigura un disegno di Elisa Fossati, una foto che riprende il mare dietro una grata per testimoniare il fatto che la poesia va oltre le apparenze e catapulta in un mondo nuovo. Irene Catarella diventa così poetessa dell'astag, il linguaggio dei giovani.

La sua finalità è "avvicinare i giovani alla poesia" con una veste che sia loro; sentire quindi la poesia come qualcosa che possa appartenergli. in pochi versi la Catarella cerca di essere "concisa" ma "incisiva" ed "efficace". Una poesia arricchita da neologismi, parole nuove e spesso unione di più parole.

La scrittrice ritiene che «il tutto è diverso dalla somma delle parti» e infine «In ogni epoca storica deve avere il suo linguaggio». Il "poeta", secondo la scrittrice, deve essere donatore di speranza, veri valori, riflessioni.

La professoressa Catarella in aula lascia che gli allievi leggano le sue poesie ad alta voce e si soffermino dinanzi a dei vocaboli che possono risultare apparentemente poco chiari, provando a darne una personale interpretazione. L'Insegnante fonda un movimento femminile che chiama "Interiorismo Universale" a comprensione che la poesia parte da una "interiorità" ma poi diventa "voce".

Irene Catarella sogna che il suo testo di poesie possa essere adottato nel mondo dell'istruzione dalla scuola elementare all'università. Sogna che le sue poesie possano essere introdotte nelle antologie per farne comprendere l'attualità dei contenuti e dei linguaggi.
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