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Ma a che pro? Pensieri vari su via Libertà, le piste ciclabili e i pedoni di Palermo

Revocate le autorizzazioni per le bancarelle di via Libertà dove le bici non dovrebbero stare. Su via Maqueda invece hanno vinto i venditori abusivi sul letto stradale?

  • 14 gennaio 2019

La bancarella di libri su via Libertà a Palermo

Non è tanto "che fastidio ti danno?" il quesito da rivolgere al Comune. Semmai mi chiedo "questo provvedimento, a che pro?".

La recente revoca del suolo pubblico ai librai che per anni e anni hanno fatto da scenografia alle nostre passeggiate nel boulevard liberty ha dell’assurdo, e su questo la città si è unita come non mai. Chi per nostalgia, chi per un sano ragionamento logico.

"…al fine di incentivare l’uso della bicicletta negli spostamenti casa-lavoro e tempo libero..."

Questa è la motivazione che il Suap (sportello unico per le attività produttive) ha utilizzato per la revoca delle autorizzazioni.

Stando a queste disposizioni, favorire la ciclabilità al di sopra dei marciapiedi è un comportamento virtuoso.

In realtà equivale a perorare anni e anni di fallimento in termini di politiche in favore delle due ruote.

Per anni le recenti amministrazioni, attuale compresa, hanno rincorso numeri e statistiche inaugurando "piste ciclabili" (a detta loro) venendo assolutamente meno ad una progettualità in termini ingegneristici.
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Il provvedimento più ricorrente è stato quello di verniciare strade e marciapiedi, creando di fatto improprie corsie ciclabili, come nel caso di via Libertà.

Corsia che si interrompe proprio in corrispondenza di queste bancarelle, ma che di fatto ha sempre favorito la promiscuità bici - pedone.

Questa convivenza ha creato e crea inevitabilmente attriti tra le due categorie, qui e altrove (via Maqueda ad esempio).

In assenza di progettualità e visione, è stato decisamente molto più semplice incrementare l’infrastruttura ciclabile disegnando strisce di vernice o apponendo dissuasori laddove la città lo ha consentito.

E lì dove si è intervenuto modificando la pavimentazione dei marciapiedi, i risultati sono stati pessimi, scadenti. Le vere piste ciclabili sono un’altra cosa.

I ciclisti che decidono di percorrere la corsia sono vincolati ad un limite di 10 km/h imposto proprio dal Comune di Palermo, quando un qualsiasi utente sui pedali raggiunge almeno il doppio della velocità senza particolari sforzi.

Quindi perchè questo rallentamento forzato? Forse perchè ai lati di queste due linee verniciate c’è uno spazio pedonale, sempre più sacrificato da totem, pubblicità e quant’altro.

Insomma, il boulevard della passeggiata non invoglia proprio a passeggiare. Anzi, rimuove le bancarelle e insiste nel forzare la coesistenza tra ciclisti e pedoni.

Quindi "a che pro" questo provvedimento?

Senza troppi giri di parole, gli uffici del Comune preposti dovrebbero rivedere l’intero piano della ciclabilità ed evitare di accanirsi inspiegabilmente in episodi del genere.

Al Comune sanno benissimo della superficialità con cui questa branca della mobilità è stata affrontata.

Proprio di recente lo stesso Comune ha provveduto a rimuovere la corsia ciclabile su via Maqueda per l’eccessiva mole di pedoni presente nell’area pedonale.

Dunque, per coerenza, sarebbe duopo rimuovere le strisce sui marciapiedi di via Libertà e pensare seriamente ad una mobilità dolce quanto più strutturata, corretta e indipendente.

Insomma, ci si è accorti improvvisamente che quelle bancarelle (paganti suolo pubblico) davano fastidio ai ciclisti senza tener conto che lì i ciclisti non dovrebbero transitare.

E voglio sottolineare che in questo, la categoria dei ciclisti non ha nessuna responsabilità e dunque non intendo aizzare eventuali attriti tra categorie.
E sempre a proposito di coerenza: nella oramai centralissima via Maqueda, calamita di eventi, pedoni, shopping (e chi più ne ha più ne metta), continuano a brulicare venditori abusivi con oggetti di basso valore su teli buttati per terra.

Le bancarelle intralciano, i venditori abusivi buttati per terra no?
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