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Ma chi ci talii? Attento a come rispondi: in Sicilia uno sguardo vale più di mille parole

Vi diamo un assaggio dei vari tipi di "taliata" sicula, che cambia a seconda della situazione e del contesto in cui ti trovi. Eccone alcune davvero celebri

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 27 novembre 2022

Luca Zingaretti sul set della fiction "Il commissario Montalbano"

Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha cercato di comunicare con i suoi simili (in certi casi anche con i suoi non-simili), partendo dall’epoca dei grugniti dentro le caverne a finire in quella dei social network tipo Feisbuc o Titter (che onestamente meriterebbero uno studio approfondito a parte).

Tuttavia, le genti sicule si sono sempre distinte per la loro innata capacità di comunicare e farsi capire, soprattutto con metodi non verbali, sviluppando gestualità e modi di fare unici nel mondo. Ma una su tutte ritengo che racchiuda tutto il nostro tipico savoir-faire: qualcosa che viene spontaneamente, gestita direttamente dal nostro sistema nervoso parasimpatico -he non ha filtri- e, direttamente dalla “panza”, arriva a dipingersi sul volto di chi ne fa uso.

Siore e siori, stiamo parlando proprio di lei, della regina delle espressioni, ovvero sua maestà la taliata. Ma non possiamo esser così semplicistici e riduttivi, occorre dare dignità e personalità a qualcosa di così sentito e importante per il popolo dell’isola, per cui è cosa buona e giusta soffermarsi ad analizzare meglio le (al plurale sissignore) taliate, o almeno le più usate.
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Si inizia dalla classica, a taliata per antonomasia, che potrebbe essere definita taliata cu è. Di solito si usa quando per la prima volta si incotra qualcuno o si cerca di capire cu avemo i ravanzi: è sufficiente un minimo di curiosità verso un passante, un comportamento che incuriosisce per attuarla. Il soggetto viene squadrato, a volte platealmente, dalla testa ai piedi. In alcuni casi il taliatore arriccia un po’ il labbro superiore, inarca un sopracciglio (solitamente il destro), fa scorrere lo sguardo dall’alto verso il basso e scocca mentalmente al taliato la più tipica delle domande che arriva come una boffa na facci, “E chistu a cu appartiene? Runne viene?”.

Spesso (volenti o dolenti, purtroppo il più delle volte la seconda), dedicata al genere femminile (o anche maschile a seconda dei gusti), è la taliata a sangu mio. Bisogna ammettere che spesso questa taliata non è proprio di buon gusto ed esprime un certo viscidume. Il taliatore, alla vista di un donna/uomo che incontra platealmente i suoi gusti, indifferente ai fastidi che potrebbe suscitare, comincia a scrutare con veemenza, lungo tutto il suo percorso e girando la testa di 180 gradi, a fimmina/masculu che ha avuto il piacere di incontrare.

Spesso questa taliata è accompagnata da un forte risucchio fatto con le labbra appositamente strutturate a culo di gallina e dalla tipica frase “sangu mio”, da cui il nome della taliata. Può capitare che quando due taliatori dedicano la propria taliata al medesimo soggetto, tra i due si crei uno scontro paragonabile a quello di due cinghiali maschi adulti in calore.


Capita, a volte, che la taliata di conoscenza serva ad esprimere un giudizio ben definito, per cui la stessa si evolve nella taliata asgè. Questa particolare tiplogia di taliata, esprime un giudizio negativo verso un ben definito soggetto, ma anche verso un fatto a lui non gradito, spesso esclamando la frase “Asgèèè! Ma chi sta cumminnannu? Schifiu!” (ad esempio, se un commensale al tavolo ove siete seduti fa qualcosa di non consono, parte la taliata asgè).

Piccola curiosità, la taliata asgè è spesso usata dal critico culinario degli scafazzati, di cui ci siamo occupati precedentemente.


E ora la più tipica, la taliata per eccellenza, quella che tutti (si pure tu che stai leggendo) abbiamo fatto almeno una volta nella vita: la taliata automobilistica, spesso accompagnata dal tipico gesto della mano alzata con il palmo verso l’alto e dalla frase “Talia a sta cosa inutile!”.

Non si rifiuta a nessuno, mai! Non importa se si tratta di un sorpasso azzardato, del mancato rispetto della precedenza, di una fottuta di parcheggio in pieno centro, di un pedone che attraversa fuori dalle strisce o in diagonale senza guardare, o du scimunito che in autostrada vi sta ad un centimetro dal paraurti posteriore lampeggiando come un ossesso, ma soprattutto non importa che siate voi colui che sta facendo una o più cose di quelle sopra descritte. Questa taliata è una sfida a torto o ragione.

Chi la usa sta affermando il suo status, il suo essere super lege, la sua posizione (o presunta tale) nella complessa struttura sociale sicula. A volte, purtroppo, questa tiplogia di taliata si evolve ulteriromente fino al fenomeno dell’aggaddo. Accade quando uno dei due reagisce alla taliata con un “Ma chi ci talii?”, facendo esplodere la parte peggiore dell’essere umano.

Ma la taliata, fortunatamente, serve anche per esprimere emozioni positive. In questo caso, una delle più usate, con tutte le sue innumerevoli varianti, è la taliata talè.

Solitamente accompagnata da un mezzo sorriso, con una mano sul cianco e l’altra aperta e distesa ad indicare il soggetto, questa particolarissima tipologia di taliata si usa in diverse occasioni ed esprime compiacimento ed approvazione. U picciriddu ha impennato con la bicicletta o fatto 30 palleggi di fila? Taleeeè, e parte la taliata. La tua fidanzata, moglie o compagna è -più del solito- particolarmente affascinante? Taleeè... Vai con la taliata (in questa particolare occasione, a volte, vi è pure un accenno di taliata sangu mio). Il tuo amico dopo l’ennesima birra fa sfoggio delle sue doti ruttatorie? Taleeeè... Taliata con tistio e pacca sulla schiena.

Insomma le occasioni sono molteplici e sarà compito del taliatore, dote che non manca certo a noi siculi, differenziarla in base al momento.


Concludendo, per ultima ma non ultima, menzione d’onore va data anche alla taliata di risposta. Fedele al terzo principio della dinamica “se un corpo A esercita una forza su un corpo B, allora B esercita su A una forza uguale e contraria”, accade che alla taliata parte, di risposta, un’altra taliata dritta negli occhi del taliatore. Si entra così in un terribile loop in cui il taliatore diventa taliato ed il taliato diventa a sua volta taliatore. La cosa può andare avanti per parecchio tempo, poiché nessuno dei due, per non dar prova di debolezza, abbasserà lo sguardo per primo.

Spesso la taliata di risposta viene interrotta da un evento terzo, un amico comune, un passante, le auto dietro che suonano all’impazzata, qualcuno che interviene con un “Amunì un ci fu niente, pigghiamune u cafè”, (caffè, panacea di tutti i mali a cui andrebbe dedicato un capitolo a parte), lasciando così indenne l’orgoglio alfa di entrambi i taliatori/taliati.
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