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"Ma chi nicchi e nacche": come nasce un modo di dire (siciliano) che fa sempre ridere

​​​​​​​Questa curiosa espressione potrebbe essere tradotta con un semplice "ma che c’entra?", ma ovviamente spiegata così è troppo semplice. Ecco da dove viene

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 20 marzo 2024

Roberto Lipari nel suo video "Mi Sono Fatto Prendere la Mano"

Avete presente quelle domeniche grigie e lente, quelle domeniche che la lagnusia ti piglia della bella e macari ti siddia pure a siddiariti?

Ecco, quella passata era una di quelle e complice un abbiocco post-prandiale non da poco, mi sono ritrovato, a tipo sacco di patate, eccatu nu divano, con il cane di mannara domestico che mi tuppuliava con il muso per avere fatte le carezze, e Freddie, ultimo arrivato, acciambellato sul bracciolo, ca runfuliava ra bella fottendosene di tutto il mondo creato.

Il livello di ignoranza era altissimo, per cui mi sono ritrovato a fare distrattamente zapping compulsivo sui canali incocciando prima la signora Rosaria che, urlando, pubblicizzava gli ultimi arrivi paracinesi del suo negozio di abbigliamento, poi imitatori di Giorgio Mastrota che promettevano risultati miracolosi con l’utilizzo di attrezzi ginnici simili a macchine di tortura medievali.

E ancora, qualche trasmissione sportiva in cui amabili signori si aggaddavano come taddarite per un rigore assegnato o non assegnato da quel cornuto dell’arbitro, o per il fallo fatto o subito dal giocatore X, senza che io ne capissi nulla dato che pi scummissa so a malapena che il pallone é rotondo ed i giocatori undici.
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Di trasmissioni "culturali" non ne avevo voglia e quindi stavo lì ad assupparimi tutto stu catu i lippu, sempre accarezzando Marley, quando ad un certo su un’emittente privata incoccio Franco e Ciccio in "I barbieri di Sicilia", film in cui Franco interpreta un barbiere e Ciccio un parrucchiere per signore.

Entrambi innamorati di una giovane del paese, dove i tedeschi sono impegnati a tentare di fermare l’imminente sbarco degli alleati in Sicilia.

A un certo punto gli americani mandano un spia, Davide, per sapere quando potrebbe essere il momento propizio per l’invasione, e lui, per non essere scoperto, si fa assumere come aiutante proprio nella parruccheria di Ciccio.

Nel finale a Franco e Ciccio vengono donati 10.000 dollari per l’aiuto dato, con i quali aprono una moderna coiffeur per uomo e donna e Davide, la spia, sposa la giovane di cui erano innamorati Franco e Ciccio, sotto lo sguardo esterrefatto dei due.

Questa la trama a grandi linee, ma non sono qui a fare il critico cinematografico dato che non ho nè le competenze nè la voglia, chi poi m’avissi a sentiri dire ca mi sento tutto toko.

In ogni caso mentre ero intento a gustarmi il film tra risate e rigurgiti di nostalgia, in uno sketch, Ciccio rivolto al compare Franco, esclama “Franco,ma chi nicchi e nacchi ci trase?”, con quella sua mimica facciale che rimarrà per sempre scolpita nel mondo del cinema.

In effetti, soprattutto da piccolino, sentivo usare spesso questa espressione ed a pensarci bene era stata usata anche da me, poco prima, mentre facevo zapping in TV.

Questa curiosa espressione potrebbe essere tradotta con un semplice "ma che c’entra?", ma ovviamente spiegata così è troppo semplice.

Viene usata anche quando qualcuno nni cunta una malaminchiata a tipo: "Pauluzzu assira un putti vienieri picchì arrivaru i marziani a me casa, ma cririri com’un frate!" - "Giuvà ma che nicchi e nacchi mi stai cuntannu? Mi pigghi pu culu?"

Oppure per indicare una situazione assurda che non ha alcun filo logico "ma chi nicchi e nacche è sta cosa?", il tutto, molto spesso, accompagnato dal tipico gesto della mano destra con le dita raccolte a formare un cuneo verso l’alto, del quale il Pitrè fa una descrizione accurata nel suo libro "Il linguaggio dei gesti".

In realtà, siccome noi siciliani proprio non ce la facciamo ad attribuire un unico significato ad una parola o modo di dire, utilizziamo il nicchi e nacche anche per sminuire "l'autorità" di una persona.

Una volta, parecchio tempo fa, mentre ero di servizio in ambulanza e intervenimmo in un incidente, assistetti ad una conversazione tra un carabiniere ed un tascione di quelli seri, canottiera e collanazza d’oro a tipo catena di motore, che rispondeva al tutore dell’ordine “Ma picchi? Lei chi nicchi e nacchi mi rapprisienta?”.

A dimostrazione che la lingua siciliana (attention s’il vous plait, lingua siciliana per l'Unesco e l’Europa, ma non per il nostro governo che la considera ancora una forma dialettale) è di non poca complessità per genesi e forma, l'espressione ha origini antiche, risalendo al latino "nec hic, nec hoc", a sua volta derivante dall’'arcaico "ki (quis) hic in hac?", che letteralmente sta a significare "Che cosa questo in quello?".

L'argomento è trattato, molto più esaurientemente di quanto potrei fare io, nel libro "La lingua batte dove il dente duole" scritto a due mani nel nostro celeberrimo Andrea Camilleri e il linguista Tullio De Mauro. L'espressione viene citata anche nel dizionario fraseologico siciliano-italiano di Michele Castagnola, edito nel 1980 da Cavallotto editore.

Sappiate quindi che anche un’espressione "a cumegghiè", come potrebbe sembrare questa, ha in realtà esordi di un certo spessore.

Non vi nascondo che a volte mi pare che anche Marley, il cane di mannara domestico, mi dica con gli occhi "ma chi nicchi e nacchi vuoi?" quando gli propongo di andare a correre insieme o comincio a fare u fissa cu iddu per giocare.
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