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"Dal basso all'alto...": addio ad Antonio Correri

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del musicista Germano Seggio, che rivolge un ultimo accorato saluto a un artista che ha fatto la storia del basso in città

  • 24 settembre 2012

Tutto nella vita mi sarei aspettato, tranne che scrivere di Tony su queste pagine tanto frequentate dagli artisti palermitani. Convinto che nè queste poche righe, nè tanto meno l'intero Balarm magazine riuscirebbe a contenere tutto quello che ci sarebbe da dire su Tony in quanto musicista e Tony in quanto uomo ... io da suo amico e collega, proverò a modo mio a dire chi era Antonio Correri. Avevo appena quindici anni e un amore sviscerato per la sei corde, e come di consueto il sabato pomeriggio si andava dal grande Salvo Papale da "Tuttomusica", negozio di strumenti musicali storico della nostra città. Non si andava lì solo per acquistare uno strumento nuovo, ma soprattutto perchè fungeva da aggregatore, una sorta di caffè letterario dello strumento.

Fu proprio in questa situazione rituale che incontrai Tony, stavo suonando seduto su uno sgabello del negozio dando le spalle alla gente che entrava, provando l'ennesima chitarra, ma, si sa, la nostra è una sorta di malattia, più strumenti hai più ne vuoi. Ad un certo punto del mio solitario musicale alla ricerca della chitarra perduta, sento una voce provenire dalle mie spalle, “Oh ma cu si Gambale?”. Per chi non lo conoscesse Frank Gambale è un virtuoso chitarrista statunitense, famoso per una tecnica in particolare, ed io in quel preciso momento stavo provando ad emularla. Mi mette una mano sulla spalla e mi dice... "Tu ti farai!"

Io non sapevo chi fosse quest'uomo, ma a bassa voce mi viene riferito: “Quello è Tony Correri, il più grande bassista che la nostra città ha mai avuto”. La cosa ovviamente mi gratificò molto, sia perchè detto così spassionatamente da una persona che ha dieci anni di esperienza in più di te è cosa bella, sia perchè avevo capito in quell'istante chi fosse. Ora, non so se mi sono fatto o mi devo ancora fare, so solo che da quel giorno le nostre strade si sono incrociate e mai più divise. Negli anni ci siamo frequentati a fasi alterne, vuoi perchè ognuno aveva i propri impegni lavorativi ed extra, vuoi perchè lui era molto lunatico rispetto al lavoro del musicista, inteso come vero e proprio lavoro.

Tony suonava solo per il piacere di farlo, per sentirsi bene e fare sentire bene chi lo ascoltava, non si sentiva mai obbligato dal doverci “campare”... e questo secondo me è l'aspetto più bello della musica e dell'arte in generale, e lui la viveva proprio così. Libero. Poi d'improvviso, il nostro frequentarci divenne più assiduo e senza buchi. Tony ha registrato la maggior parte dei bassi nel mio primo disco da solista, esplosivo e creativo allo stesso tempo, con un'istintività disarmante, geniale ed anarchico allo stesso tempo.

Da lì una serie di concerti che ci portano ad aprire live per Raf, suonare con vocalist del calibro di Paola Folli, e Rockers che fanno capo al nome di Ricky Portera. Inutile dirvi che Tony alla prove, anche di concerti molto importanti, era l'unico ad arrivare sempre abbronzato, e allora io... “Tony, hai studiato?” e lui “Certo!” ovviamente aveva studiato ma in spiaggia... Col passare del tempo ho capito che Tony non ne aveva bisogno, il suo orecchio era infinito, tanto da permettergli di arrivare all'ultima prova, suonare per un paio d'ore ed arrivare preparato sul palco. Per chi lo ha conosciuto il suo sorriso arrivava prima di lui, e qualsiasi cosa accadesse, sapeva sempre sdrammatizzare come pochi sanno fare.

La sua musicalità era infinita, tutto quello che faceva al basso non lo aveva imparato da nessuno, e sullo slap era invincibile ed irraggiungibile. Il suo modo di suonare e di stare sul palco era spettacolare e plateale, tipico del musicista sicuro. Il suo sguardo nel vuoto quando improvvisava e sciorinava la sua tecnica al fulmicotone era ammaliante. Mi sento fortunato per avere condiviso tanto con Tony, non ultimo il mio matrimonio, che mise in luce ancora una volta l'anticonformista che era in lui. Non lo potrò dimenticare mai, era vestito tutto di bianco, un vestito di lino candido corredato da infradito, fantastico, ha tolto la scena a tutti.

Il mio pensiero va a Manu, suo adorato figlio. Perchè Tony amava molto scherzare, e chi lo ha conosciuto lo sa, ma quando parlava di suo figlio era sempre serio e parlava da vero padre, con amore e dedizione. Un ultimo pensiero va a Salvo, fratello di Tony, ne parlava sempre con una certa luce negli occhi, quella luce che ti faceva capire quanto gli volesse bene. La cosa che più mi dispiace, è non averlo abbracciato un'ultima volta, prima del suo ultimo grande scherzo. Ciao Tony, le tue prossime Jam saranno fra i grandissimi...

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