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Emergenza Teatro Biondo in "un minimo di serenità"

Dopo la mancata approvazione dei bilanci da parte dell'Assemblea dei soci la Giunta Comunale ha deciso l'anticipo al Teatro Biondo, pari a circa 500.000 euro

  • 3 luglio 2013

Hanno bloccato il traffico di via Roma mentre altri sono saliti sul tetto srotolando dall’alto rotoli di carta igienica e coprendo con un telo nero le tre maschere, emblema dell’arte, che decorano il frontone del Teatro Biondo È stato necessario l'intervento dei vigili urbani e della prefettura per frenare la rabbia dei 47 impiegati del Biondo che si trovano a vivere l’incubo della chiusura dello Stabile e di un possibile commissariamento.

Dopo la mancata approvazione dei bilanci da parte dell'Assemblea dei soci
(composta da Regione, Provincia e Comune di Palermo) la Giunta Comunale ha deciso l'anticipo al Teatro Biondo di una parte del contributo di 1 milione e 300 mila euro previsto per il 2013, pari a circa 500.000 euro. «Abbiamo deciso di procedere subito e in deroga - spiega il Sindaco - perché non è pensabile che i lavoratori paghino le conseguenze di una gestione passata che ha portato il Teatro in questa situazione. Con questo anticipo, si potrà far fronte al pagamento di alcuni stipendi, indispensabile per ridare un minimo di serenità al Teatro».

L'Assessore Giambrone ha intanto confermato che il Comune intende promuovere un'azione di rilancio del Teatro, «che non può prescindere dal rapporto e dal coinvolgimento della Regione, altro socio dell'Ente». Una cifra che comunque non basterà a saldare un buco di 3,5 i milioni di euro di debiti con le banche , sicché si fa sempre più concreta l’immagine di un sipario pronto a calarsi, a coprire performance imbarazzanti oltre che voragini finanziarie.

I fatti oggi raccontano dell’agonia dei più maestosi simboli dell'antico splendore della città, a cui si aggiunge, giorno per giorno, la triste cronaca che ruota attorno allaFondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, al Teatro Massimo e al Teatro Biondo Stabile di Palermo: nessuno dei teatri riesce a chiudere i bilanci. Al turista, gonfio dei racconti su una Palermo settecentesca, meta per artisti ed intellettuali desiderosi d’arte e splendore, non resta che scattare una foto e girare i tacchi, o osservare perplesso gli striscioni che incorniciano gli ingressi del Teatro Biondo e che dichiarano definitivamente morta la cultura.

I lavoratori sono barricati oltre i cancelli da più di una settimana in Assemblea permanente con un presidio continuo: «Non riceviamo lo stipendio da tre mesi – spiega Lucia Spicuzza, Direttore di scena dello Stabile – e quasi tutti i dipendenti si trovano in una situazione di monoreddito, con un mutuo e una famiglia alle spalle». Inoltre ai 160 tra amministrativi e orchestrali della Foss è stato sottoposto un taglio della spesa di oltre due milioni di euro.

Non è più una questione dimissioni ormai: ma tutti chiedono una rivoluzione “che non stia solo nei nuovi nomi a cui affidare la direzione”. In via Roma, sede del Biondo, le dimissioni di Pietro Carriglio, non sono ancora state prese in considerazione dal presidente del consiglio di amministrazione dello Stabile, Gianni Puglisi.

Eppure si pensa alle nuove nomine “per un semplice fatto di pluralità culturale”, dato che Carriglio è da quattordici anni alla testa del Biondo. Dopo i primi rumors che davano come favorita Emma Dante - portavoce, qualche anno fa, di una petizione per la trasparenza nella gestione del teatro stabile di Palermo – il nuovo personaggio che si va largo è Moni Ovadia, attore, drammaturgo e scrittore milanese che proprio in questi giorni ha sostenuto la candidatura di Palermo a Capitale europea della cultura 2019. Chiunque sia il predestinato alla carica, una sola cosa è certa: mai eredità è stata così ingombrante e precaria allo stesso tempo.
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