Il dramma dei migranti in fuga: la Sicilia a porte aperte
Continuano i flussi migratori e la Sicilia continua ad ospitare i migranti, portatori di storie, drammi, speranze: secondo i dati dell'Istat, nel 2015 Palermo contava 36.980
Carichi di umanità continuano ad arrivare nelle coste siciliane senza sosta: la parola più usata in questi ultimi anni è "migrazione" e il protagonista è lui, il migrante, che porta con sé tutto il peso del dramma, della speranza, del sogno di una terra su cui mettere piedi e nuove radici.
Così, quando si parla di migrazione è importante ricordare che non si tratta solo di un numero, ma di storie. Nonostante ciò, per rendere conto della concretezza di questa realtà si continuano a stilare liste e a raccogliere dati: l’Istat ad esempio ha restituito, con le sue analisi, la cifra di 183.192 residenti in Sicilia fino al 31 dicembre 2015.
È Palermo con la cifra di 36.980 ad avere il primato in materia di residenti stranieri che rispetto all’anno scorso sono aumentati del 3,9%; a seguire c’è Catania e Messina, al quarto posto Ragusa e poi Trapani che a Mazara del Vallo è conosciuta grazie alla tradizionale comunità tunisina.
Numeri che testimoniano quanto sia costante il flusso migratorio e numeri che parlano della necessità, per il Paese in generale, di affrontare le criticità e i disagi che possono scaturire. Ne è un esempio l’ultima, ed ennesima, vicenda dei 50 cittadini stranieri espulsi dopo il loro sbarco a Palermo e che per giorno sono stati costretti a vagare in città assistiti da alcuni volontari e dalle associazioni.
Una vicenda che secondo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando rappresenta una testimonianza reale della follia dell’attuale sistema voluto dall’Unione Europea che «dimostra ogni giorno di più di essere, inutile, inapplicabile e soprattutto inumano perché pretende di dividere gli esseri umani per categorie»; e ancora come, l’abolizione del permesso di soggiorno, sia l’unica soluzione possibile.
Intanto Palermo, così come il resto delle città siciliane, continua ad accogliere e a soccorrere, fino alla prima settimana di novembre scorso quando sono sbarcati ben mille migranti costretti, dalle attuali politiche migratorie, ad affidarsi al crimine organizzato per trovare nell'Europa un'alternativa al loro dramma, alla fame, alla violenza, alla povertà.
Così, quando si parla di migrazione è importante ricordare che non si tratta solo di un numero, ma di storie. Nonostante ciò, per rendere conto della concretezza di questa realtà si continuano a stilare liste e a raccogliere dati: l’Istat ad esempio ha restituito, con le sue analisi, la cifra di 183.192 residenti in Sicilia fino al 31 dicembre 2015.
È Palermo con la cifra di 36.980 ad avere il primato in materia di residenti stranieri che rispetto all’anno scorso sono aumentati del 3,9%; a seguire c’è Catania e Messina, al quarto posto Ragusa e poi Trapani che a Mazara del Vallo è conosciuta grazie alla tradizionale comunità tunisina.
Numeri che testimoniano quanto sia costante il flusso migratorio e numeri che parlano della necessità, per il Paese in generale, di affrontare le criticità e i disagi che possono scaturire. Ne è un esempio l’ultima, ed ennesima, vicenda dei 50 cittadini stranieri espulsi dopo il loro sbarco a Palermo e che per giorno sono stati costretti a vagare in città assistiti da alcuni volontari e dalle associazioni.
Una vicenda che secondo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando rappresenta una testimonianza reale della follia dell’attuale sistema voluto dall’Unione Europea che «dimostra ogni giorno di più di essere, inutile, inapplicabile e soprattutto inumano perché pretende di dividere gli esseri umani per categorie»; e ancora come, l’abolizione del permesso di soggiorno, sia l’unica soluzione possibile.
Intanto Palermo, così come il resto delle città siciliane, continua ad accogliere e a soccorrere, fino alla prima settimana di novembre scorso quando sono sbarcati ben mille migranti costretti, dalle attuali politiche migratorie, ad affidarsi al crimine organizzato per trovare nell'Europa un'alternativa al loro dramma, alla fame, alla violenza, alla povertà.
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