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L'"ultima danza" di Federico II

Balarm
La redazione
  • 16 dicembre 2006

Sbarca anche a Palermo il 28 e 29 dicembre al Teatro Politeama Garibaldi "Federico II - L’ultima danza", dopo il debutto nazionale al Teatro Pirandello di Agrigento (biglietti da 8 a 23 euro, acquistabili al botteghino del teatro e sul circuito Ticketone).
Dal lavoro del regista Antonio Maiello nasce un’opera innovativa che, prendendo spunto dal racconto degli ultimi istanti di Federico II, ripercorre, in un viaggio quasi delirante, la vita stessa dell’imperatore, alla cui corte tradizioni e saperi diversi si mescolarono armonicamente.

Le scenografie, curate da Marco Formigli, i costumi, ideati da Elena Puliti, le coreografie, create da Alexandre Stepkine, tutto ruota intorno al tema, più che mai attuale, dell’incontro tra razze e culture differenti. Le musiche, composte dallo stesso regista, nascono dalla fusione tra il genere cameristico d’impostazione classica e canti tradizionali popolari e sono rese ancora più particolari dall’ausilio degli strumenti più svariati, da quelli classici al dhodro-bana, dalle percussioni indiane al nay di origine araba fino ad arrivare all’uso dei moderni sintetizzatori e campionatori.

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Un lavoro straordinario per descrivere il personaggio di Federico II, dalla natura tollerante e diplomatica, che, in un’epoca in cui la diversità è sinonimo di conflitto, diviene simbolo dell’incontro armonioso tra popoli e culture diverse e quindi modello per una società futura. «Per favore, non chiamatelo “musical” – dice il produttore David Zard nel corso della presentazione nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni, ospite della Fondazione “Federico II” – “Musical” è la trasposizione anglosassone di “operetta”: queste sono opere, composte oggi e che fanno uso delle voci popolari moderne».

«È un progetto al quale pensavo da sei anni per il quale ho avuto la consulenza di Barbara Fois, medievalista presso l’Università di Cagliari – afferma Antonio Maiello – Non è stato un lavoro di routine. Ho voluto puntare sui giovani, per trasmettere loro la mia esperienza ricordando quanto è difficile per i giovani ottenere consigli. Le musiche – prosegue Maiello – cercano di riassumere tutte le esperienze del 1900, da quello che ho metabolizzato al conservatorio fino al rock e con particolare riguardo alle sonorità dei popoli del Mediterraneo. Anche l’impostazione narrativa ricalca la logica della scrittura del Novecento, indagando cosa può esservi nell’immaginazione di un uomo che sta morendo».

«La storia di Federico II segna un grande passo per la continuazione della civiltà e della cultura» sottolinea Zard. L’opera ha avuto un contributo ministeriale di un milione e trecentomila euro che ha «due differenti finalità» come spiega Alberto Versace, direttore generale del dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione del ministero per lo Sviluppo economico: «una parte funge da parziale copertura dei costi, l’altra ha una valenza di promozione non di immagine ma di metodo, nel senso di spingere Maiello a tradurre il suo modo di insegnare ai ragazzi in un modello».
fra.mi.
dgz.

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