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La “Primavera calda” della Facoltà di Lettere

  • 30 aprile 2007

Che cosa sia l’Università e quale sia il rapporto oggettivamente giusto che il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo e gli studenti debbano avere. Sono questi i nodi della questione e gli argomenti che sostanzialmente hanno tenuto banco nella “primavera calda” che la Facoltà sta vivendo. Nodi ed argomenti, che hanno trovato la loro emergenza nel 18 aprile scorso, data che gli studenti del Cua (Collettivo Universitario Autonomo) avevano scelto per l’intervento di Oreste Scalzone, ex leader di Autonomia Operaia. Scalzone ha passato molti anni in “esilio” a Parigi, aspettando che arrivasse la prescrizione dei reati di terrorismo per i quali era stato condannato: i ragazzi del Cua avevano organizzato la sua venuta in Facoltà a completamento dei lavori del Filo Rosso della Rivolta, un ciclo d’incontri dedicato alla storia e alle proposizioni future dei giovani di sinistra.

Nodi ed argomenti, che certo Giovanni Ruffino, il preside della facoltà, aveva ben chiari quando è stato risoluto nel non autorizzare l’incontro. Ruffino, all’Accoglienza Matricole di quest’anno, aveva detto letteralmente: «la nostra Facoltà si arricchisce del caos, il caos benigno dato dal libero e civile confronto delle più disparate idee». È vero, di solito Ruffino autorizza tutto. Stavolta no: Ruffino non considerava opportuno l’arrivo di Scalzone. Gli studenti del Cua davano un nome a tale reazione: censura. Occupavano la Presidenza «come atto simbolico» – diceva uno di loro. Occupavano l’Auletta 4/B «per restituire agli studenti uno spazio di libero confronto» – scrivevano su cartelloni appesi per la Facoltà. E facevano venire Scalzone lo stesso, il 18 aprile come previsto, riempiendo l’atrio della Facoltà di sedie e strumenti di amplificazione. La manifestazione si consumava e il preside era impotente nell’impedirla. Manifestazione interrotta dall’arrivo di esponenti di destra, alcuni dei quali da fuori tiravano pietre contro la facoltà: risposta altrettanto violenta da parte del pubblico di Scalzone, che usciva dall’atrio e si scontrava. Riportata la calma, la manifestazione s’interrompeva di nuovo dopo mezz’ora: in mezzo al pubblico, un ragazzo sventolava un tricolore con fare provocatorio e veniva letteralmente cacciato da tutti gli altri.

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L’incontro non sarebbe stato più interrotto, Scalzone avrebbe parlato e si sarebbe raccontato, non prima di aver ringraziato «le compagne e i compagni, che con coraggio hanno risposto alle provocazioni esterne di chi non voleva farci parlare». Appendice l’indomani mattina, quando i ragazzi del Cua rioccupavano l’Auletta 4/B che nel frattempo il preside «aveva provveduto a restituire alla collettività» – come scriveva nel comunicato stampa del 19 aprile. Comunicato stampa col quale annunciava di «essere stato costretto a sporgere denuncia alle autorità di polizia». L’Università (dal latino “universitas”) è un luogo nel quale deve esserci la piena libertà di espressione, come anche etimologicamente è dimostrato. Il preside è un garante: il suo ruolo è garantire che tale libertà non si trasformi in anarchia. Non spetta a noi dire se Scalzone in facoltà rientri nell’universo di espressioni che un preside deve salvaguardare. Ma noi in facoltà c’eravamo ed è nostro dovere raccontare tutto. E l’informazione non sarebbe completa se non riportasse il ritratto di una facoltà nella quale si condensano le anime più disparate. Perché l’incontro con Scalzone e le varie occupazioni, non sono volute da tutti gli studenti, ma dalla parte di essi che si riconosce nel Cua.

Ruffino parla di un “gruppetto di ragazzi” nel suo comunicato stampa. Minimizza, ma è anche vero che in facoltà c’è chi non ha gradito né Scalzone né tutte le altre cose che sono successe. Ci sono ragazzi di ispirazione cattolico-moderata e altri che se ne fregano della politica: da più di due settimane, questi ragazzi vanno in giro per la facoltà a dire che ha ragione il preside. E queste anime sono in campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio di Facoltà, previsto per maggio: l’elevarsi dei toni è dovuto anche a questo. In più, va detto che da un anno il preside conduce un braccio di ferro coi ragazzi, in seguito all’eliminazione dei “box autogestiti”, le aulette che erano spazi lasciati alla autonoma organizzazione degli studenti. Il preside aveva bisogno di metri quadri per l’attività didattica e se ne prese le chiavi. Una parte degli studenti non ha ancora accettato questa disposizione e l’occupazione dell’auletta 4/B è stata presentata anche come un atto di rivincita, che fa pendant con le elezioni di cui sopra. La “primavera calda” di Lettere e Filosofia è questa qua e, come ogni autunno caldo che si rispetti, non finirà senza lasciare tracce.

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