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Studenti siciliani "asini", Crepet sulle prove Invalsi: "Ecco perché è colpa dei genitori"

Dai risultati dei test in Italia emerge un grande divario di rendimento tra Nord e Sud. E l'Isola è fanalino di coda. Lo psichiatra: "La scuola deve essere rivalutata"

Nicoletta Sanfratello
Studentessa di Lettere classiche
  • 14 luglio 2025

Paolo Crepet

Anche quest’anno i dati delle prove Invalsi confermano l’allarmante divario tra Nord e Sud. Se infatti la percentuale degli studenti risultati idonei al Nord Italia si aggira attorno al 60% complessivo, in Sicilia questi numeri si abbassano moltissimo.

Come ogni anno si cercano ragioni e responsabilità e c'è chi come il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha chiaro in mente quali siano le cause: la mancanza di formazione dei docenti e, soprattutto, il fatto che le famiglie danno sempre meno importanza alla scuola.

Ma andiamo con ordine. Il divario tra Nord e Sud si manifesta già alle medie, dove per le prove di italiano si registra uno scompenso di 19 punti percentuali: in Sicilia è il 44% degli studenti ad aver superato la prova, mentre nel resto della penisola la percentuale si alza al 63%.

Dato analogo per i risultati delle prove di matematica, con una percentuale di studenti siciliani che hanno superato la prova che si ferma al 36%, 14 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale.

Risultati preoccupanti anche per gli studenti delle superiori. Sono infatti meno del 50% gli studenti che hanno superato le prove di italiano e meno del 40% quelli che sono riusciti a superare le prove di matematica.

Ad aumentare è anche il tasso di dispersione scolastica: la Sicilia rientra infatti tra le regioni in cui il 10% degli studenti si trova in una condizione di dispersione scolastica implicita. Che significa? Che pur avendo terminato la scuola non hanno le competenze adeguate per affrontare un percorso universitario o lavorativo.

Il dato è oltre la media nazionale che è all’8,7%. I numeri sono chiari e mostrano come la scuola sia uno dei primi luoghi in cui si manifestano le disuguaglianze e lo scompenso che caratterizza la Penisola, oltre che un generale abbassamento della qualità del rendimento degli studenti.

Sembra infatti che la media nazionale degli studenti non in grado di superare le Invalsi si stia stabilizzando verso il basso, segnale di quanto le nuove generazioni sembrino allontanarsi sempre di più dalle scuole.

«La scuola va male ovunque», afferma Paolo Crepet. «Sappiamo infatti che i risultati delle invalsi a livello nazionale sono più bassi rispetto alla media degli altri Paesi europei. Nel dato nazionale si evince una differenza tra Nord e Sud, ma questo è un divario che vale per tutti gli ambiti».

La causa delle percentuali basse? «C’è un grave problema che riguarda il reclutamento degli insegnanti e c’è bisogno di una formazione continua per il corpo docente. Per non parlare del fatto che si sta assistendo ad un distacco dall’idea che la scuola sia effettivamente una cosa importante».

E spiega: «Sono sempre meno i nuclei familiari che credono ancora nell’importanza della formazione. Una volta si facevano grandi sacrifici per mandare i propri figli tra i banchi, oggi invece l’istruzione è profondamente svalutata».

Crepet evidenzia anche le conseguenze generali di questo tipo di approccio superficiale nei confronti della scuola. «Un Paese che non manifesta interesse nei confronti della scuola è un Paese finito, che non ha dove andare».
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