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Paolo Madonia: pittura bruciata

  • 12 settembre 2005

Il fuoco, la vitalità dei colori e della materia sembrano essere la cifra stilistica dei lavori di Paolo Madonia (S.Giuseppe Jato, 1953) esposti nella personale allestita presso la Sala Duca di Montalto del Palazzo dei Normanni, curata da Salvo Ferito, Roberto Giambrone ed Emilia Valenza. La mostra, che è stata realizzata grazie al progetto dell’Associazione Liberi per Jato e all’Assemblea Regionale Siciliana, sarà visitabile fino al 20 ottobre (ogni giorno dalle ore 10.00 alle ore 18.00, ingresso gratuito). La pittura è il medium con cui Madonia raffina le sue emozioni rendendole così arte. Come l’artista stesso afferma però, il colore puro non è adatto alle sue esigenze creative e per questa ragione l’elemento fuoco costituisce la chiave di volta della sua opera: grazie al processo della combustione, utilizzato precedentemente anche dal principale esponente dell’informale italiano Alberto Burri, dà vita ad una insolita pittura, piena di concrezioni e di smalti lucenti come lava incandescente. La pittura è realizzata su medio denso che permette il processo della combustione senza che l’opera rischi di essere perforata, tranne nel caso in cui non sia l’artista stesso a deciderlo.
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Ciò accade infatti nell’opera “Possedere, 2003” che appare sventrata, in preda ad un’inarrestabile processo di decomposizione scatenato dall’energia del fuoco. Madonia crea le sue opere appoggiandole direttamente sul pavimento, come era solito fare l’artista americano Jackson Pollock, in particolare sul terrazzo della sua casa palermitana situata nel cuore della Vucciria. Proprio su quella terrazza, sui tetti di Palermo, l’artista rievoca e traduce in colore e astrazione i paesaggi della sua infanzia, appartenenti ad una S. Giuseppe Jato non ancora stravolta dall’uomo. Ecco quindi la nascita della serie di opere intitolate “Memorie Devastate, 2005” in cui gli orizzonti appaiono graffiati dal fuoco e dal colore. Il paesaggio, la concrezione di colore combusto, appare costellato in alcuni lavori di Madonia da figure, case, strani animali che potrebbero ricordare i famosi “ostaggi” di Fautrier, pittore appartenente all’informale materico francese. Queste figure ci suggeriscono infatti quasi la stessa malinconica energia, lo stesso timore di distruzione che oltretutto sembra distinguere la nostra epoca e minacciarne la bellezza e i colori. Sono proprio i colori, totalmente assenti in “Ultimo sguardo al colore, 2004”, che la figura spettrale di questo quadro sembra voler catturare per l’ultima volta, proprio come fa l’artista nell’esorcizzarne la distruzione.

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