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Sandro Scalia: Palermo e il rumore del mare

  • 2 maggio 2005

Chi abita a Palermo non sempre realizza che il mare è visibile solo da una strada, cioè da Corso Vittorio Emanuele, come se la sua vista non fosse stata ben accetta da chi in origine realizzò l’assetto stradario della città. Passeggiando per il centro non ci si accorge quindi di vivere in una città di mare e che sia stata proprio questa caratteristica a rendere la sua storia ricca e complessa. Il fotografo palermitano Sandro Scalia ha voluto invece, con la mostra “Mare”, (visitabile alla Libreria del Mare, via Cala 50 (Palermo), fino al 5 maggio tutti i giorni dalle 9.00 alle 13 e dalle 16 alle 19.30), sottolineare il suo rapporto con la città, con la costa e quindi studiarlo, rendere più forte ed evidente questa conflittualità tra la natura marina e gli abitanti di Palermo.

L’evento, in collaborazione con il Giornale di Sicilia e l’azienda vinicola Planeta , è stato realizzato con un testo critico di Davide Lacagnina, nell’ambito del VII Ciclo di Fotografia Contemporanea. Quattro gigantografie ambientali su S. Erasmo ed un video ci narrano del forte degrado della costa palermitana, cancellando quell’idea stereotipata di golfo ridente che si ripropone nelle ormai utopiche rappresentazioni pittoriche di inizio secolo e che ci fanno dimenticare una realtà odierna decisamente differente. La macchina fotografica di Sandro Scalia ci fa riflettere su questa realtà senza alcun tipo di censura, non risparmiandoci nulla dell’inquinamento, della povertà e della desolazione delle nostre coste, costituendo quasi il risvolto negativo delle marine ottocentesche di Francesco Lo Jacono. Le foto di Scalia sono di grande qualità ma non è da meno il video, i cui protagonisti sembrano a disagio di fronte alla videocamera e perfettamente integrati nei paesaggi costieri del porto, delle borgate marinare di periferia immerse nel caos cittadino, nell’inquinamento acustico che costituisce la colonna sonora di questa realizzazione video e che volutamente fa da contrappeso all’immobilità dei soggetti.

“Lucida testimonianza e documentazione di un tratto di costa a rischio” scrive Lacagnina delle gigantografie di Sandro Scalia il cui lavoro emerge sicuramente dall’orizzonte un po’ piatto di Palermo soprattutto per la non comune capacità di conciliare qualità artistica e visione critica, proponendo una mostra interessante e intelligente che, mettendo il dito nelle piaghe più profonde della città che ci appartiene, ci ricorda il compito vero dell’arte, il più antico: insegnarci il bello e aiutarci a proteggerlo quando abbiamo la fortuna di averlo. Scalia lancia dunque una critica sottile ma forte nei confronti di chi alla “nostra bellezza” ha deciso di non dare importanza.

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