TEATRO
teaAtroZeta, l'operaio che diventa poeta
Nei tempi confusi nei quali viviamo, pieni di reality e fiction che vorrebbero impegnare del tutto (e, ahimé, sappiamo del successo che certe trasmissioni riscuotono) le capacità analitiche e intellettive (ebbene sì, ci riescono!) della gente, fa piacere riferire di esperienze artistiche nelle quali l’arte si fonde con l’impegno sociale. Uno spettacolo teatrale, infatti, all’insegna del teatro per il sociale, è quello presentato dalla compagnia teaAtroZeta di Termini Imerese, l’1 dicembre alle ore 21.30, al cineteatro Eden di Termini (largo Eden 1), dal titolo “Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat” di Piero Macaluso (con Marco Catanese, scenografia di Maria Macaluso, realizzazione a cura della Ditta Arrigo, musiche originali di Roberto Peroverde, suono e luci di Sergio Monachello, aiuto regia di Valentina Sauro, regia teatrale e montaggio video di Piero Macaluso). Lo spettacolo debutta nell’ambito della manifestazione “Fiat e Territorio” organizzata con l’Associazione Culturale “Il sogno e la rosa”, il coordinamento donne e le organizzazioni sindacali Fim – Cisl, Fiom – Cgil, Uilm – Uil di Termini Imerese. Il lavoro, che rientra nella tipologia delle attività svolte dalla compagnia interessata anche al recupero della funzione sociale del teatro, rappresenta una sorta di teatro – documento sul lavoro in fabbrica e in particolare sullo stabilimento della Fiat di Termini Imerese. Il monologo dell’operaio protagonista dello spettacolo, nel quale si racconta della sua trasformazione da operaio a poeta, diventando così cantore della condizione operaia, a seguito dei successivi cambiamenti nelle condizioni di lavoro della fabbrica, s’intreccia ad alcune interviste video ad operai ed ex operai Fiat. In questo modo il racconto diventa la storia di tutto un territorio abitato da uomini che hanno legato il loro destino al destino di una fabbrica che ha segnato fortemente l’economia locale.
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