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Tra decreti e rincari: il “caro calcio”

  • 14 novembre 2005

Chi non ricorda da bambino la favola della pecorella che dileggiava tutti con il classico “al lupo, al lupo”, finchè il lupo arrivò sul serio e la poveraccia, non più creduta, finì per esserne sbranata? Abbiamo letto e riletto su qualificati quotidiani sportivi e non, ci siamo sorbite intere trasmissioni televisive con processi al calcio malato, vittima di scandali e corruzioni che si concludevano sempre con la solita frase “il pallone rischia di sgonfiarsi per sempre”. Un dato è certo: gli spalti di tutti gli stadi d’Italia si sono spopolati ed il fenomeno è tutto nostrano. Proviamo a fare un’indagine tra gli abituè degli stadi, districandoci tra Pay-tv, decreti e decretucci anti-violenza e rincari per assistere agli spettacoli. «Non è ammissibile – dice Salvo Giordano leader delle Brigate Rosanero – che i prezzi dei biglietti siano così elevati e che per una curva ci chiedano 20 e passa euro. Questo problema coinvolge tutte le tifoserie – prosegue Giordano - e sull’esempio di altre curve anche noi a breve lasceremo vuota la Curva Nord per protesta ed insieme agli ultras di altre città faremo una grande manifestazione dove diamo poca scelta: o gli stadi diventano per tutti o boicottiamo lo svolgimento degli europei del 2012».

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Questa l’autorevole voce della Nord e di uno dei suoi leader. Il rincaro dei biglietti non è avvertito solo dagli ultras. «Per assistere allo storico esordio in coppa Uefa – ci racconta Francesco, impiegato – e condividere quell’emozione con moglie e figlia ho speso la bellezza di 138 euro. E poi sono sconcertato da questo decreto Pisanu perché è solo una perdita di tempo ed argina marginalmente il fenomeno violenza». Ecco l’altro argomento tabù: Il decreto Pisanu. Osteggiato da tutti, ultras e non. Diciamolo francamente, ci ritroviamo un grande paradosso della nostra schizofrenia politica. Perché, se è vero che gli stadi non devono diventare luogo del “tutto è consentito”, è inammissibile far ricadere i disagi di una legge estrema sullo spettatore interessato solo all’evento sportivo. Ma perchè si deve importare ed imporre al cittadino la cultura di un paese come l’Inghilterra quando si dispone di stadi obsoleti ed ai limiti della decenza ed imporre la nominatività del posto in parti dello stadio come le curve che per forza di cose si rispettano poco? Mi ritrovo in coda al punto Snai per l’acquisto di un biglietto. Siamo in 30 persone e dinanzi a noi si trova un impiegato dietro una vetrata. Chi sta effettuando il biglietto grida a squarciagola le proprie generalità (viva la privacy) e quella di suoi amici quando Marco si gira verso di me e mi fa «ma ti rendi conto? Da quasi un’ora attendo il turno e questi mi chiedono dove desidero sedermi… ma si rendono conto che non siamo al teatro?» Lo provoco dicendogli che è per ragioni di sicurezza e la replica non si lascia attendere: «I canusciunu unu pi unu chiddi ca fannu casinu e pi curpa riddi io pierdu uri i travagghiu pi fari a fila, e siemu vinti cristiani». Ci scuseranno gli altoatesini ma anche in questo caso è difficile contrastare le convinzioni di Marco.

Ricordo che appena un anno fa l’agibilità del Barbera fu messa a dura prova dalla mancanza di un sistema di videoregistrazione interna. Bene. Il sistema funziona così al Barbera come nel resto degli stadi d’Italia ed ha permesso l’individuazione di atti violenti. Ma allora ci chiediamo: non potevano potenziare il sistema interno e magari inasprire la pena per chi venisse sorpreso a compiere atti poco ”sportivi”? Capitolo Pay-Tv. Incontro la domenica al termine di Palermo- Sampdoria Arturo, medico in pensione, l’età non la chiedo per timidezza ma è prossima ai 75 anni. «Da 60 anni vengo alla Favorita prima ed al Barbera adesso, e l’odore dell’erba del campo, i suoni ed i colori sono cose che fanno parte di me e la televisione, mi creda, ti potrà inquadrare il callo nascosto di Kakà ma certe cose non te le regalerà mai». Un tempo si socializzava e ci si abbracciava per un gol o si condivideva con lo sconosciuto il pianto da delusioni cocenti, si discuteva animatamente e si sognava tutti insieme e magari ci si mandava a quel paese. Come sono belle quelle immagini in bianco e nero che vedono tutti insieme tifosi di entrambe le squadre che ridono e sventolano la loro bandierina. Non negateci le emozioni del calcio e se qualche magnate incassa un po’ meno, se un ministro rivede un po’ la legge colpendo realmente chi provoca incidenti introducendo la “responsabilizzazione attiva delle curve” affidata ai capi ultras e per ultimo ci si rendesse conto che guardare la partita non è come guardare un film… beh allora quel pallone sgonfio ritroverebbe un poco d’aria.

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