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Una pittura leggera e materiale con fisionomie e visioni oniriche

  • 25 settembre 2006

“Il male del ritorno”: questo il titolo della mostra (visitabile fino al 30 settembre dal lunedì al sabato dalle 17 alle 20; via Matteo Bonello, 19) che è stata inaugurata da “Zelle arte contemporanea”. L'esposizione di opere di due giovani artisti stranieri, Teodor M. Dumitrescu (Romania, 1980, risiede oggi in California) e Jeff Faerber ( Brooklyn, NY, 1974), allude alle visioni nostalgiche, quasi surreali e fiabesche, delle illustrazioni di Dumitrescu.

La cura del particolare, il tratto preciso e sottile delle figure ci proiettano in un mondo che non appartiene a nessun luogo né tempo. Il tratto delicato dell’acquarello ci rimanda a città oniriche in cui i bambini indossano maschere anti-gas e gli uomini cavalcano giganteschi elefanti, rimandando a sogni o a fantasmi di personaggi mai esistiti.

Pittorico è invece il lavoro di Jeff Faerber, giovane artista americano che presenta e inaugura con questa mostra i nuovi locali di Zelle in via Fastuca. Il ritratto è sicuramente ciò che interessa di più a questo artista che utilizza supporti improvvisati per i suoi lavori, come buste e imballi postali, cartoncini e retri di block notes. I volti di uomini, donne e ragazzi vengono rappresentati quasi iperrealisticamente e poi scomposti, resi particolari da un tratto pittorico originale, che usa tinte accese e colori materici. I volti sono stati ritratti in poco tempo e trasformati in caricature. Il taglio del quadro è fotografico, come se l’artista fosse stato colpito da un singolo particolare, scegliendo così di spostare l’attenzione verso qualcosa di diverso e, per noi fruitori, insignificante.

Ecco quindi che una ragazza con le codine viene ritratta ponendo in primo piano la sua capigliatura e un neonato viene rappresentato così da vicino da sembrarci quasi gigantesco. Sono ritratti che ricalcano in parte lo stile del pittore inglese Lucian Freud, il quale evidenzia i particolari dei volti e dei corpi rendendoli pressochè deformi. I visi appaiono quasi tumefatti e raccontati, come scrive Federico Lupo, «con la forza espressiva d’impronta tutta novecentesca». E’ proprio questa attenzione per i particolari, per il corpo, per le fisionomie che rende questa pittura un mezzo attuale e contemporaneo sia che essa rappresenti la corporeità e la concretezza dei dipinti di Faerber sia che giochi con la impalpabilità e la leggerezza dei sogni illustrati di Dumitrescu.

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