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"Mi chiamavano 'a masculotta": Antonella non si ferma e oggi allena il Palermo Women

Hanno battuto i pregiudizi e oggi portano alto l'onore del calcio palermitano. Vi raccontiamo il calcio femminile attraverso l'allenatrice Antonella Licciardi e il capitano Maria Cusmà

  • 18 giugno 2021

La squadra Palermo Women

In occasione dei nuovi trionfi della A.S.D. Palermo Women, che ha da poco conquistato la serie B e ha anche ''strapazzato'' il Monreale nel derby, facciamo un tuffo nel mondo del calcio femminile.

Andiamo per ordine.

La vittoria del campionato per le rosanero era del tutto inaspettata e per questo più sorprendente: «Non avevamo l'obiettivo di vincere il campionato, quindi nel vincerlo c'è un senso di magia, perché è un risultato inaspettato», ci dice il capitano della squadra, Maria Cusmà.

Il ''segreto'' della squadra sta nella sinergia tra le atlete: «Ho avuto tanti gruppi in trent'anni, questo gruppo ha qualcosa di speciale, hanno un quid in più. È un gruppo motivato, determinato, la particolarità è la grande qualità delle ragazze», ci racconta l'allenatrice Antonella Licciardi.

Antonella inizia a giocare a 15 anni a livello agonistico e la sua carriera da calciatrice finisce a soli 29 anni, quando inizia a dedicarsi al ruolo di allenatrice. È dunque una veterana nel mondo del calcio, un mondo che siamo abituati a pensare al maschile, soprattutto in Italia, ma in cui ormai la presenza femminile sembra essere sdoganata e Palermo può diventare proprio un punto di riferimento di questa apertura.
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«A livello mondiale è uno sport che è esploso, è uno sport a misura di donna, non è prerogativa degli uomini. Anche in Europa il calcio femminile è esploso, grazie anche all'investimento della UEFA a livello europeo e della FIFA a livello mondiale», ci dice Antonella, che inizia a giocare a calcio a Ustica, la sua isola d'origine, negli anni '70, e in quegli anni viene definita ''il maschiaccio''.

«A Ustica mi chiamavano a masculotta, ci voleva tanta tenacia per non farsi frenare. Ho combattuto anche in famiglia per cercare di affermare questo bisogno, mi nascondevo quando andavo a giocare a calcio».

Il cambiamento culturale è lento, ma è in corso, già da tanti anni. La percezione del calcio femminile oggi non è più quella degli anni '70 - per fortuna.

«I primi tempi ricordo le partite nei paesini, i commenti dal pubblico, la curiosità era legata al voler vedere le gambe, era la fine degli anni '70. Io ero battagliera, non l'ho mai vissuta come una cosa fuori dalla norma, per me era una passione pura», ci racconta Antonella e ci dice anche che la squadra del Palermo di oggi è il frutto degli echi che arrivano in Sicilia nel 2015, quando avviene una svolta nel panorama calcistico italiano.

«Nel 2015 la federazione ha cominciato ad investire nel calcio.

Oggi in Italia il Mondiale ci ha aiutato tantissimo, il risultato della nazionale ha dato dimostrazione che già in Italia prima del 2015 si faceva calcio. Anche il risultato nostro è frutto di questo, perché non è frutto solo di quest'anno. In squadra ci sono anche le juniores del 2015».

Antonella ha assistito e ha partecipato a un cambiamento lento ma intenso, che permette oggi alle bambine di otto anni di scegliere indistintamente il calcio o la danza, nonostante i pregiudizi siano sempre dietro l'angolo.

«C'è tanto ancora da fare. Non si può parlare di calcio al femminile se non è chiaro tutto quello che è avvenuto nel tempo», ci dice Antonella. Lei ha vissuto in prima persona l'evoluzione e lo sguardo pesante di chi andava alla partita solo per fare apprezzamenti sui ''maschiacci'' che giocavano a calcio.

Niente e nessuno ha fermato Antonella, che ormai vanta una carriera lunga e salda e oggi, insieme alla squadra del Palermo, ha fatto la storia.

«Questo primo posto è un grande risultato per tutto. Le prestazioni delle atlete sono state di altissimo livello. È una combinazione di umore, impegno, costanza, maturità. L'età media della squadra è di vent'anni. I genitori stavano fuori dal campo dalle 19 alle 21, ad aspettare che finissero gli allenamenti. Questa vittoria è il risultato di tanti sacrifici da parte di tutti».

Sia Antonella, sia il capitano della squadra, Maria Cusmà, concordano nel dire che uno stimolo importante viene dai modelli della società. Se la società gradualmente integra e include modelli che fino a qualche anno fa sembravano inconcepibili, per una bambina sarà sempre più spontaneo e naturale decidere di giocare a calcio, senza nessuna limitazione legata a pregiudizi di genere.

«L'attenzione da parte dei club professionistici è superiore rispetto a prima, è cambiato il calcio femminile e io sono felice di aver preso parte negli anni '90 e anche adesso, come una sorta di traghettatrice», ci dice Maria, con grande orgoglio, raccontandoci che inizia a giocare negli anni '90 nella piazzetta di Gioiosa Marea.

«Mi gurdavano come l'unica ragazza che giocava a pallone, ma ho sempre avuto l'appoggio della mia famiglia, i miei genitori dicevano ''dorme col pallone'', però negli anni '90 non era semplicissimo trovare altre ragazze con cui condividere questa passione, quindi è stato più difficile, ma io sono sempre andata avanti e ho difeso i miei sogni».

Maria ha coltivato la sua passione e oggi ne raccoglie i frutti: «Essere il capitano di una squadra vincente in questa stagione mi dà orgoglio, e sento anche la responsabilità, perché abbiamo scritto un pezzetto di storia».

Anche Maria sottolinea che il traguardo raggiunto è il frutto di tanti anni e di tanto impegno.

«Ogni domenica sono scesa in campo avendo sotto la maglia del Palermo il coniglio della Ludos, perché questa promozione è il frutto di trent'anni di lavoro, da parte di Cinzia Valenti in primis», ci racconta, valorizzando anche l'impegno e l'attenzione di Cinzia Valenti, la coordinatrice del settore femminile del Palermo.

Anche grazie a persone come Antonella e Maria oggi è più semplice per una ragazzina scegliere il calcio come sport.

Non ci resta che fare un grande ''In bocca al lupo'' alle ragazze del Palermo e continuare a seguire le loro partite e le loro vittorie.
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