STORIA E TRADIZIONI
Nessun vitello "in sacrificio": come cambia la tradizione di un antico borgo siciliano
Nei giorni scorsi si era creata una polemica che aveva visto gli animalisti insorgere contro questa tradizione di un borgo del Messinese. Ecco com'è finita
Il vitello bendato a Roccavaldina
Questa particolare tradizione, giustificata nell'ottica della generosità di un santo caritatevole, si conclude con il sacrificio dell'animale, poi consumato in pasto dai cittadini.
A mezzogiorno perciò, dal trappitu escono sette quadari colme di cibo, sostenute ciascuna da due portatori, al suono della banda.
Si forma a questo punto il corteo il cui nucleo fondamentale non ha nulla di casuale: le donne, le caldaie, una botte piena di vino, le ceste di pane.
L'animale sacrificato, che allude a scenari pre-agrari della ritualità euro-mediterranea e gli alimenti propri della simbologia contadina coesistono all’interno di un linguaggio che addita, insieme alla munificenza di un santo, quella della natura.
Quest'anno però la tradizionale processione dedicata a San Nicola sarà diversa: al posto del vitello ci sarà del riso.
Nei giorni scorsi si era creata una polemica che aveva visto gli animalisti insorgere contro questa tradizione del messinese.
Per avvalorare le posizioni del Comune ed evitare ulteriori polemiche e di ledere l'immagine di Roccavaldina e dell'intera provincia, accogliendo l'invito e le pressioni del partito politico Rivoluzione Ecologista Animalista, il sindaco e la sua Giunta hanno disposto la sostituzione del vitello con l'utilizzo del riso per la rievocazione dedicata al miracolo di San Nicola per sfamare i poveri.
Un segno di civiltà, nel rispetto del benessere e della tutela degli animali ma anche delle nostre tradizioni.
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